L'insostenibile tentazione dei "Consigli per giovani giornalisti"

Eugenio Cau

Quarantenni vs millennials. L'America del giornalismo abbraccia e respinge le nuove leve. "Il giornalismo è in crisi e le cose andranno di male in peggio. Non è un buon periodo per i giornalisti, non ci sono i soldi, rischiate di non essere mai pagati", dice Felix Salmon, ex editorialista di Reuters, dopo aver firmato un ricco contratto con Fusion.

Da quando Felix Salmon, ex editorialista di Reuters, ha firmato un grassissimo contratto con Fusion, il nuovo sito di news per millennial, un sacco di ragazzi, di millennial, appunto, gli chiedono un appuntamento per prendere un caffè insieme e ottenere qualche “consiglio per giovani giornalisti”. E’ un modo nemmeno tanto velato per chiedere un colloquio informale di lavoro, perché Fusion è una delle imprese più cool del nuovo giornalismo americano, e visto che è una rivista per millennial molti millennial vorrebbero farne parte. Salmon, invece, con i suoi 42 anni esattamente un millennial non è.

 

Dopo un po’ di inviti rifiutati, Salmon ha deciso di porre fine alla questua degli aspiranti giornalisti, e ha scritto su Fusion un articolo in cui, eludendo abilmente la domanda più importante (mi assumi?), ha risposto all’altra, e ha deciso di elargire i suoi “consigli per giovani giornalisti”, che si possono riassumere facilmente così: non ci provate. Il giornalismo è in crisi e le cose andranno di male in peggio. Non è un buon periodo per i giornalisti, non ci sono i soldi, rischiate di non essere mai pagati (e ai giovani giornalisti saranno saltati alla mente i molti zeri del contratto faraonico e ancora fresco di Salmon). Se volete uno stile di vita accettabile, non datevi al giornalismo.

 

E’ buffo che un giornalista quarantenne scriva che i millennial non devono tentare di fare il lavoro che lui sta facendo su una rivista per millennial. Il paradosso però non è stato colto da molti colleghi di Salmon (lo ha colto invece Rusty Foster, che nella sua mailing list “Today’s Tab” ha scritto alcuni commenti caustici e spassosi), i quali sul tema dei “consigli per giovani giornalisti” hanno voluto dire la loro. Ne hanno fatto anche un hashtag, #AdviceForYoungJournalists, che presto è diventato virale, e quando un hashtag diventa virale le leve vecchie e nuove del giornalismo online americano non sanno trattenersi.

 

A dire il vero Ezra Klein, fondatore di Vox, ha scritto un elenco di consigli molto interessante, che vale la pena leggere, ma dopo di lui è iniziato il circo. Soprattutto su Twitter, dove giornalisti, aspiranti tali e perfetti sconosciuti hanno cavalcato l’hashtag fino all’esaurimento. Bevete caffè nero con bourbon, leggete Orwell, imparate a pescare. Smettete di dare ascolto ai vecchi bacucchi, non perdete il blocco note, siate degli squali. Non diventate dei vecchi giornalisti, non diventate vecchi, non rubatemi il lavoro.

 

[**Video_box_2**]Tra i giornalisti, Alex Balk di The Awl ha scritto che in pratica non c’è più speranza non solo per il giornalismo, ma per tutta l’internet, mentre ancora su Vox Matt Yglesias ha deciso di sfoderare il data journalism per dimostrare che le paghe dei giornalisti americani non sono poi così male, tutto sommato sono “average” (se siete giovani giornalisti italiani che si scoraggiano facilmente non guardate). Chris Ziegler su The Verge ha incoraggiato le nuove leve a entrare nel giornalismo (e ha usato come esempio virtuoso Snowfall, la storia del New York Times che era l’esempio virtuoso del 2012). Sul Washington Post, infine, Alexandra Petri ha deciso di dedicare una poesia a tema omerico alle giovani promesse, il verso più interessante fa: “Scambiatevi di posto con un vecchio (nel giornalismo, un quarantenne). Lasciate il suo corpo a un incrocio. Mettete monete sulla sua lingua in segno di ricompensa”.

 

In mezzo a questa gran marea di consigli, quasi nessuno ha pensato di dare ai giovani giornalisti un consiglio sul giornalismo. E’ così che funziona, oggi. Se hai il modello (di business, ovvio), non ti serve nient’altro.

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  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.