Mario Draghi (foto LaPresse)

Di Bankitalia in Mef

Le parole alate di Draghi, il risiko bancario e un atteso “codicillo” di Renzi

Marco Valerio Lo Prete

La Borsa spera sempre nella Bce. Roma fuori tempo massimo in Europa sul “bail in” delle banche. Investitori guardinghi.

Roma. Carne legislativa al fuoco del Parlamento e dell’esecutivo ce n’è molta, come se non bastasse l’elezione del presidente della Repubblica alle porte. Né il premier Matteo Renzi sembra voler rallentare. Ieri ha incontrato il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, per discutere il cosiddetto “Investment compact”; per fine febbraio ha promesso la “più grande riforma dal basso mai fatta in Europa”, quella della scuola; infine, manina o non manina, c’è il nodo dei decreti attuativi della delega fiscale da sciogliere. Così succede che qualche dossier possa arrancare. E’ il caso, secondo fonti della Commissione europea sentite dal Foglio, della normativa nazionale sul “bail-in” del settore bancario. Un aspetto tecnico ma decisivo per il futuro del settore del credito. Con il nuovo regime europeo di risoluzione delle banche in crisi, dal 2016 i fondi pubblici per salvare gli istituti potranno essere dispiegati soltanto dopo che a rimetterci soldi saranno stati gli azionisti e i detentori di debito subordinato (categorie già oggi interessate), e poi anche i detentori di debito senior e i depositi non assicurati (sopra i 100 mila euro) che finora invece erano stati risparmiati. Il passaggio dal “bail-out” con i soldi del contribuente al “bail-in” con i soldi dei creditori privati, insomma, è di quelli epocali. Nel Consiglio europeo dello scorso maggio, nel quale si adottò una direttiva in materia, si disse pure che gli stati membri avevano fino al 31 dicembre scorso per trasporre nei dettagli la direttiva nella legislazione nazionale.

 

La Germania ha già approvato da mesi le norme necessarie. L’Italia non le ha ancora approvate, anche se la scadenza ultima era otto giorni fa. Da settimane la Vigilanza della Banca d’Italia ha passato l’incartamento al ministero dell’Economia. Da Via XX Settembre rassicurano: i princìpi sono nella Legge europea “approvata in via preliminare” dal governo il 24 dicembre; ora c’è l’impegno a legiferare entro giugno. Il ritardo però non passa inosservato a Bruxelles e sui mercati: “Il sistema del bail-in sarà la regola dal gennaio 2016, c’è tempo per rimediare. Considerata però l’oggettiva difficoltà delle banche italiane, certificata urbi et orbi dagli stress test della Banca centrale europea  – dice al Foglio Carlo Milani, analista del Centro Europa Ricerche – rispettare la scadenza sarebbe stato utile a rassicurare gli investitori”.

 

[**Video_box_2**]Per dare un’idea della volatilità del comparto bancario italiano in questa fase, basti seguire per esempio le evoluzioni borsistiche del Monte dei Paschi di Siena nelle ultime ore. Il titolo – che a fine dicembre aveva già “bruciato” circa 2,5 miliardi di euro da fine ottobre, cioè quasi esattamente l’ammontare dell’ultimo annunciato aumento di capitale – ieri è salito di oltre 12 punti. Il tutto soltanto grazie a voci in arrivo dalla Spagna: Santander infatti ha annunciato un aumento di capitale da 7,5 miliardi e proprio la banca spagnola era stata indicata tra i possibili interessati a una partnership con Mps (smentita in serata). “Con le nuove regole europee, però, i futuri investitori, nel caso di necessarie ristrutturazioni di banche in difficoltà come Mps, dovranno intestarsi anche un rischio di credito che oggi non si sobbarcano – dice Milani – A maggior ragione dunque è necessario fare chiarezza quanto prima sul bail-in”. A essere interessati a questo chiarimento legislativo, aggiunge Milani, sono pure i cittadini, considerato che le famiglie italiane sono in Europa quelle nel cui portafoglio medio pesano di più le obbligazioni bancarie: “Situazione che discende pure dal conflitto d’interessi delle banche che, in Italia, sono proprietarie anche delle principali società di gestione del risparmio”. 

 

Ieri intanto tutti gli istituti hanno rifiatato in Borsa grazie a Mario Draghi. Il presidente della Bce ha ribadito infatti che nelle prossime mosse di politica monetaria, attese già il 22 gennaio, potrà rientrare anche “l’acquisto di titoli di stato” dei paesi dell’Eurozona. La precisazione era contenuta in delle missive spedite dal banchiere centrale al Parlamento europeo per rispondere alle interrogazioni di alcuni deputati, incluso il grillino Marco Valli che Draghi – intervenendo lo scorso settembre a Bruxelles – volle poi incontrare privatamente dopo che questi lo aveva accusato di sudditanza ai suoi “amici della City” e alla cancelliera tedesca Angela Merkel. 

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