Alan Turing

Hitler le ha prese da un gay

Richard Newbury

La sublime storia di Alan Turing, dal oggi nei cinema. Retroscena psicologico, sentimentale e scientifico della decifrazione del codice Enigma. Come fu vinta la battaglia navale e degli sbarchi.

Era il 1882 quando Charles Babbage, che presto sarebbe diventato professore di Matematica all’Università di Cambridge, come Newton, produsse il primo prototipo di quel computer che un altro genio di Cambridge, Alan Turing, inventore del moderno computer digitale, avrebbe creato durante la Seconda guerra mondiale: la macchina che vinse la guerra.

 

Babbage fu aiutato in modo significativo dalla figlia di Lord Byron, niente di meno, Ada Lovelace, che aveva ereditato il genio matematico della madre – il moderno linguaggio di programmazione del dipartimento della Difesa americano è stato chiamato “ADA” in suo onore. La Lovelace previde la possibilità che il motore analitico di Babbage potesse essere usato anche per la  computazione non-numerica, come per la composizione di musica. Avendo ereditato anche un po’ dell’attitudine al rischio del padre e i suoi modi da scialacquatore, la Lovelace incoraggiò Babbage: lui stava consumando la sua eredità nel tentativo di creare macchine per computazione e analitiche che riuscissero a creare un programma infallibile per scommettere con successo sulle corse dei cavalli. Sfortunatamente, anche questo progetto fallì.

 

Fu proprio lo studio della figura dimenticata di Babbage a Cambridge nel 1936 che ispirò ad Alan Turing il suo lavoro sull’intelligenza artificiale e il computer design. Babbage seguiva una “tradizione” di Cambridge – l’agente segreto della corona Dee e il filosofo Francis Bacon – essendo un creatore e decifratore di codici. In effetti, i suoi codici navali erano ancora utilizzati durante la Seconda guerra mondiale. Alan Turing non solo inventò i mezzi elettronici necessari a decrittare il codice tedesco Enigma e il “Fish” di Lorenz – decrittava queste combinazioni “incraccabili” a mente – ma divenne anche il coordinatore di tutto il lavoro di decrittazione dei codici inglesi e americani.

 

Bletchley Park, a metà strada fra Cambridge e Oxford, fu la scena della più grande vittoria dell’intelligence durante la Seconda guerra mondiale. Si accorciò di almeno tre anni la guerra in Europa, fu efficace quanto il lancio di una bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki nel lontano oriente. Salvò quindi circa un milione di vite nel Regno Unito, negli Stati Uniti e nell’intero Commonwealth da un’invasione giapponese.

 

 

La “Code and Cypher School”, la scuola di Codice e Cifratura, rimase ultrasegreta fino agli anni 80: nessuno dei 10.000 cervelli che sono passati da  lì – principalmente da Cambridge – ha rivelato la sua esistenza o il fatto di avervi lavorato. Conosco marito e moglie che non hanno mai fatto parola l’un l’altro del lavoro svolto in guerra finché non è stato dato loro il permesso di parlare. Per Churchill “essi furono le oche che deposero le uova d’oro e non starnazzarono mai!”. In fila per mangiare fra questi professori pazzi, quasi tutti non militari, Churchill rimarcò: “Quando vi chiesi di rivoltare ogni angolo alla ricerca di cervelli, non pensavo mi prendeste così in parola!”. Non furono solo l’affondamento delle navi di rifornimento vitali a Rommel prima di El Alamein o la scoperta della flotta italiana a Matapan ad avere grande importanza (avevano bisogno di sorvoli-esca per evitare di dare indizio del fatto che Enigma, il principale codice navale e di terra tedesco, fosse stato decrittato). Sia l’ammiraglio Dönitz sia Hitler sapevano che la vittoria nella Battaglia U-boat nell’Atlantico non avrebbe solo indebolito la Gran Bretagna fino alla sconfitta, ma avrebbe anche reso impossibile la costruzione di mezzi di ammaraggio per una qualsiasi invasione dell’Europa nord-occidentale -– o dell’Italia, dovendo sostituire le centinaia di tonnellate di carico perso. Decrittare il codice navale Enigma significava avere convogli su rotte dove non c’erano gruppi di U-boat in assetto da attacco, senza far insospettire i tedeschi.
Per avere qualcosa in più di una percentuale di successo del 50 per cento attesa per il D-Day, fu di incalcolabile vantaggio la decrittazione del codice “Fish” di Lorenz: significò infatti che i tedeschi si bevvero il bluff sul fatto che l’invasione principale sarebbe avvenuta a Pas-de-Calais, mentre lo sbarco in Normandia sarebbe stato solo una finta. I tedeschi – e in realtà parecchi governi, finché non fu reso pubblico il contrario – pensavano che la macchina per creare messaggi criptati fosse impossibile da craccare.

 

Un uomo più di ogni altro fu responsabile di tale straordinaria vittoria dell’intelligence, il massimo esponente della figura del “professore matto” che Bletchley ricercava: il giovane Alan Turing, che fu uno di molti ma decisivo.

 

Alan Turing fu concepito in India e nacque nel 1912 a Londra; suo padre era uno dei mille appartenenti al Civil Service proconsolare indiano, e sua madre era la figlia del capo-ingegnere delle Madras Railways. Come la maggior parte dei figli dell’impero, lui e suo fratello maggiore furono affidati alle cure di qualcuno in Inghilterra, prima del collegio, dai 7 ai 18 anni. A frustrazione eterna di sua madre, Alan era trasandato e del tutto disorganizzato. A scuola studiava solo ciò che lo interessava, come i principi della relatività, appresi da autodidatta, ma non matematica e di certo non il latino.

 

La scuola non gli permise neppure di diplomarsi. Eppure vinse una borsa di studio in Matematica al King’s College di Cambridge, praticamente l’unico luogo in tutta l’Inghilterra dove il suo crimine – l’omosessualità – era sia accettato sia praticato generosamente nell’ambiente accademico di Keynes e Forster. Cambridge inoltre era seconda solo a Göttingen per la Matematica pura, con Paul Dirac, Hardy, Eddington, e ovviamente Wittgenstein e Russell. Dopo Hitler, fra i migliori a Göttingen nel 1933: Schrödinger, Max Born, Richard Courant e David Hilbert, che insegnarono a Cambridge.

 

Turing sarebbe potuto diventare l’ennesimo eccentrico matematico di Cambridge, con un degree a cinque stelle, un dottorato e una borsa di studio, ma il suo interesse nella matematica logica lo portò alla cosiddetta decidibilità, lo Entscheidungsproblem: esiste un metodo attraverso il quale possono essere decise (risolte) tutte le questioni matematiche? Per fare ciò, Turing speculò sull’esistenza di una “macchina universale di Turing” di immenso significato pratico, dato che aveva immaginato un computer digitale. Ci può essere un numero infinito di macchine di Turing, ciascuna corrispondente a un differente “metodo definito” o algoritmo, che può poi essere trascritto attraverso un set di istruzioni matematiche. Il lavoro di interpretazione di tali funzioni è un processo meccanico, che può essere impersonato da una particolare macchina di Turing universale, che ora è intesa come un programma di computer, e la mansione meccanica di interpretare e obbedire a tale programma è ciò che fa il computer stesso, diventando quindi il principio fondatore del computer moderno.

 

Turing nel 1936 immaginò una macchina che non esisteva ancora, ma che ora manda avanti le nostre vite: una singola macchina che può svolgere qualsiasi compito attraverso un programma appropriato, con gli stessi simboli usati sia per le istruzioni sia per i dati. Dopo due anni a Princeton, Turing rifiutò un’offerta di insegnamento che lo facesse rimanere, dedicandosi a tempo pieno dal 1939 al lavoro segreto di decrittazione dei codici, che già svolgeva per Bletchley – e creò una macchina da cifratura elettromagnetica.  I matematici polacchi avevano lavorato a lungo sulla macchina Enigma, con una macchina detta Bombe. Ci fu una svolta con un altro matematico di Cambridge, W. G. Welchman, ma ciò che fu davvero critico fu la brillante meccanizzazione di Turing delle sottili deduzioni logiche, e così dai tardi anni 40 furono in grado di leggere i codici della Luftwaffe. Turing lavorò poi da solo al codice navale tedesco Enigma, e riuscì a decrittarlo con il suo staff di giovani studenti nella Capanna 8 a Bletchley entro la metà del 1941, per poi scoprire che i tedeschi avevano aggiunto un ulteriore ciclo di codice nel febbraio del 1942. Turing fu spedito negli Stati Uniti per coordinare la risposta a questa impasse, e per lavorare al criterio vocale. Quando fece ritorno, nel marzo del 1943, la battaglia dell’Atlantico era di nuovo nelle mani degli Alleati, con la rinnovata decrittazione di Enigma. Turing aveva concepito il primo computer mainframe, Colossus, perché potesse districarsi fra le probabilità di oltre 39.000 decrittazioni al giorno.

 

Fu Colossus sopra ogni altro a decrittare i codici “Fish” di Lorenz, dell’Alto comando tedesco, in tempo per il D-Day. Mio padre, un anno prima della sua morte nel 1996, mi disse che lui – contemporaneo di Turing al King’s – era stato l’ufficiale di collegamento notturno di Bletchley, nell’ufficio del Feldmaresciallo Lord Alanbrooke, capo dello Staff imperiale generale (CIGS), e che leggeva le decrittazioni dell’Alto comando tedesco dal fronte orientale probabilmente ancor prima che Hitler stesso lo facesse, dovendo decidere se qualcosa era abbastanza importante da svegliare l’onnipotente CIGS. Mio padre poteva farlo grazie al genius loci di Bletchley: il famoso “Prof”, logoro, con le unghie mangiucchiate, sempre senza cravatta, a volte balbuziente e fonte di divertenti aneddoti su biciclette, maschere antigas ed esercitazioni con le armi, che lavorava senza sosta e guidava il suo team di studenti – propose a una di loro, Joan Clarke, di sposarlo, ma poi ritirò la proposta e ammise la sua omosessualità.

 

[**Video_box_2**]Per il 1944 Turing ebbe un’idea chiara del computer moderno, una macchina singola capace di qualsiasi compito programmato, e cercava di capire quanto avrebbe dovuto avere le stesse caratteristiche di un cervello – che potesse giocare a scacchi piuttosto che scrivere una lettera d’amore o imparare [il suo paper del 1950, “Computing machinery and intelligence”] o che potesse creare una bomba atomica britannica. Turing iniziò a studiare neurologia e fisiologia, con uno straordinario cambio di direzione e gettò le basi della moderna teoria dinamica non-lineare. In realtà Turing era frustrato dal fatto che tecnologia e lavoro di gruppo fossero terminati con la fine della guerra. Inoltre, con l’esposizione delle “spie atomiche” di Cambridge, l’omosessualità iniziò a essere considerata un rischio per la sicurezza perché poteva essere soggetta a ricatto, e le fabbriche di ingegneria di Manchester non erano di certo il King’s di Cambridge.

 

Nel 1952 fu arrestato e condannato per “comportamento estremamente indecente”: dovette scegliere se essere imprigionato o castrato chimicamente. Era un corridore competitivo su lunghe distanze, ma un anno di estrogeni cambiò il suo fisico atletico. Turing fu aperto e orgoglioso nel difendere la sua sessualità, e la difese vigorosamente in tribunale. Eppure, con il suo lavoro durante la guerra ancora segreto, un futuro come scienziato visionario sperimentale bloccato, il suo fisico prima atletico e mascolino e ora femmineo, la sua vita sessuale spiata, Alan Turing decise di non essere la macchina adatta a far girare il suo programma. Si suicidò il 7 giugno del 1954, avvelenandosi con il cianuro. Premurosamente, aveva lasciato un esperimento di chimica con il cianuro e una mela morsicata vicino al letto, in modo che la sua gentile ma esasperante madre pensasse che avesse inavvertitamente ingerito il veleno dopo l’esperimento. Ecco quindi anche il tributo di Steve Jobs, la mela morsicata nel logo della Apple.