George Osborne (foto Ap)

Non ditelo mai, a Osborne, che sembra un “keynesiano ubriaco”

Paola Peduzzi

Nell’ultimo “Autumn Statement” della legislatura, nuovi soldi per la Sanità e rivoluzione delle imposte negli acquisti delle case. C’è una tassa per le multinazionali, ma per le persone fisiche molti sollievi. Resta alto il rapporto deficit/pil, con grande ironia da parte dei laburisti.

Roma. Quando George Osborne divenne cancelliere dello Scacchiere del governo conservatore inglese, nel 2010, disse che la sua priorità era la riduzione del deficit. Lo choc economico stava portando il paese in recessione, l’austerità imposta con “boldness”, audacia, dall’esecutivo di David Cameron – mentre il continente europeo si dimenava infelice alla ricerca della formula per la salvezza (e l’Eurozona pareva destinata a disintegrarsi per sempre) – divenne la scommessa di una compagine politica e di un’intera nazione, e il rigore dei conti pareva, a Londra, l’unico modo per interrompere una spirale negativa determinata da una crisi del debito. L’obiettivo di ristrutturazione fiscale era fissato per l’anno prossimo, il 2015, che nel Regno Unito è “election year”, ma quando ieri Osborne ha fatto l’ultimo “Autumn Statement” di questa legislatura il contenimento del deficit è diventato un punto come un altro, e il pareggio è stato rimandato almeno alla prossima decade. Fissarsi di nuovo su questo obiettivo sarebbe stato un suicidio politico per tutti i Tory e si sa che Osborne, che in questi anni ha visto la sua posizione tremare tante volte, non è un ingenuo: l’economia che riparte e la crescita al 3 per cento sono il cuore della promessa elettorale del governo, l’unica che fa volare i Tory ben più in alto dei rivali laburisti (persi nei loro soliti intrighi di palazzo e dal punto di vista di proposte economiche in gran affanno), e le brutte notizie sono vietate.

 

Ecco perché il rapporto deficit/pil, che è al 5,3 per cento ed è ben peggiore – come ha spiegato l’Economist – di quello dell’Italia, della Francia e persino della (ex) disperata Grecia, è scivolato fuori dal dibattito, anche perché il cancelliere dello Scacchiere celebrato per la sua spietata austerità non ama certo essere definito “un keynesiano ubriaco”. Così è stato definito invece non più tardi di domenica scorsa nel talk-show su Sky condotto dal coriaceo Adam Boulton, e il bello è che non si trattava di un insulto. A parlare infatti era Ann Pettifor, economista di sinistra, che ha detto, riassumendo: l’economia inglese va bene perché Osborne si è indebitato come un keynesiano ubriaco, cioè non ha affatto ridotto il deficit, cosa che per la Pettifor è più che ammirevole. Fraser Nelson, direttore dello Spectator che era in trasmissione con l’economista, ha commentato in un articolo sul blog Coffee House del magazine – intitolato meravigliosamente “The Osborne Austerity” (citazione della saga cinematografica “Bourne Identity”) – che la Pettifor non aveva tutti i torti. Il governo dei Tory s’è indebitato più negli ultimi cinque anni che il Labour in tutti i 13 anni precedenti, e il piano iniziale di Osborne è stato sostituito nel tempo con uno che è molto più lasco di quello presentato dai laburisti. Il cancelliere dello Scacchiere ha dovuto scegliere: più tagli o più debito? Ha scelto la seconda, perché nel frattempo i tassi di interesse erano calati, perché di tagli dolorosi ne aveva già fatti parecchi, perché si aspettava entrate fiscali più alte di quelle che poi in realtà si sono concretizzate.

 

Ora il primo surplus di bilancio è previsto per il 2018-2019, ma non c’è stato troppo dramma attorno a questo punto, perché ci sono le elezioni e soprattutto perché bisogna consolidare le aspettative di crescita degli inglesi (già le previsioni sono state riviste leggermente al ribasso) facendo vincere il messaggio dei Tory – “Stay on course for prosperity”, “Let us finish the job”, riassumibili in: vi abbiamo portato fuori dalla crisi, fidatevi – contro quello del Labour che è: vi stanno imbrogliando. Basta vedere la cover di New Statesman, un’onda di banconote che s’abbatte su Londra con il titolo: “Deep Trouble. Perché nessun politico vi dirà mai la verità sulla crisi economica che sta arrivando”. Un’altra? Sì, dicono i laburisti sicuri, mentre Osborne risponde ricordando uno dei suoi più grandi successi (un successo mondiale, si può dire): la creazione di posti di lavoro, 30,8 milioni di persone ora impiegate, quasi un milione in più di quanto lo stesso cancelliere aveva previsto un anno fa (e quasi nove su dieci di questi impieghi sono full time). Il problema è dato dai salari ancora bassi, che cresceranno più dell’inflazione, ma pongono comunque un problema grave: per i lavoratori dal reddito medio – scrive lo Spectator – questa è stata senza dubbio una “lost decade”.

 

[**Video_box_2**]Il mini budget - Nel discorso di ieri Osborne (che indossava una cravatta che ha fatto impazzire gli scommettitori per tutto il giorno: che razza di colore ha scelto, verde poltiglia? Grigio? Nero sfumato?) ha confermato che ci saranno 2 miliardi di sterline l’anno di extra budget per il Servizio sanitario, ha annunciato un cambiamento nelle imposte di bollo sull’acquisto delle case, che impatterà sul 98 per cento delle famiglie, escludendo le più ricche (funziona così: prima se compravi una casa per 185 mila sterline pagavi una tassa dell’1 per cento: 1.850 sterline. Da oggi non si paga niente per le prime 125 mila sterline e il 2 per cento sul restante 60 mila, cioè 1.200 sterline. Risparmio: 650 sterline). Ci sono poi altri sgravi d’imposta di cui beneficia l’80 per cento della popolazione, compresa l’eleminazione delle tasse aeroportuali per i ragazzi fino ai 12 anni (e il valore delle compagnie aeree è aumentato in Borsa). Per le aziende invece c’è una brutta notizia ma, come dice Osborne, “sono per le tasse basse ma alcune vanno pagate”, e così ha introdotto il 25 per cento di imposta per le multinazionali che eludono il fisco spostando i profitti fuori dal Regno Unito in paesi in cui le tasse sono più basse – è la “Google tax”.

 

Nel complesso, il budget autunnale è stato commentato come “mini”, e non ci si aspettava nulla di diverso. Osborne è uno stratega elettorale, sa che bisogna muoversi con cautela e soprattutto fare proposte che neppure i laburisti possono rifiutare per non risultare soltanto quelli pronti a imporre nuove tasse. Resta il problema del deficit, tema ora molto usato dagli stessi laburisti – come ha dimostrato ieri il cancelliere dello Scacchiere ombra Ed Balls – ma Osborne può dire che quest’anno è calato molto più delle ultime previsioni: si era solo sbagliato di un paio d’anni.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi