Marine Le Pen (foto LaPresse)

Tra Mosca e Parigi

Riuscirà Marine a fare riavere le navi Mistral al finanziatore Putin?

Daniele Raineri

L’altra Marine, la giornalista di Mediapart, rilancia lo scoop di sabato: 40 milioni di euro al Front national della Le Pen.

Roma. Il quotidiano per abbonamenti francese Mediapart e la giornalista Marine Turchi – di cui il Foglio ha scritto mercoledì – rilanciano la notizia: a settembre il Front national ha fatto accordi con una banca amica del governo russo per ottenere un prestito di quaranta milioni di euro, e non di nove come sostenuto sabato scorso. Il nuovo pezzo nota che: “La somma è senza precedenti nella storia dei partiti e apre la questione dell’interferenza di uno stato straniero nella vita politica francese”. Il finanziamento pubblico del Front quest’anno è di cinque milioni e mezzo di euro.

 

Il leader del partito di destra in ascesa, Marine Le Pen, rifiuta di rispondere a Mediapart ma dice all’agenzia Afp che la cifra “è fantastica, delirante. Non si è mai parlato di quaranta milioni di euro. Cercavamo nove milioni e abbiamo avuto nove milioni. Un’altra cosa invece è dire che le campagne elettorali costano e hanno bisogno di finanziamenti per trenta milioni”.

 

Fonti dell’ufficio politico del Front national confermano a Turchi che il prestito è di quaranta milioni: “Nove sono arrivati, trentuno devono arrivare”. Bernard Monot, definito “consigliere per la strategia economica” di Le Pen, dice che il partito ha bisogno di circa quarantacinque milioni per le elezioni presidenziali e quelle legislative”. Il cassiere, Wallerand de Saint-Just, smentisce (come Marine) l’entità del prestito, spiegando di non avere chiesto più di dieci milioni alla Russia, ma non esclude che ci siano state altre conversazioni sullo stesso soggetto attraverso altri canali.

 

Il mediatore che ha facilitato il prestito dalla First Czech Russian Bank è l’eurodeputato francese Jean-Luc Schaffhauser, ben introdotto a Mosca, che ha preso 140 mila euro di commissione – pagati dalla banca attraverso “una struttura con sede in Lussemburgo che si rifiuta di rivelare”. Il tesoriere, De Saint-Just, però lo smentisce, dicendo che a pagare i soldi è stato il Front. Al Monde, Le Pen dichiara che un prestito “non determina la sua posizione sulle questioni internazionali. Sono insinuazioni offensive. Siamo sulle stesse posizioni da molto tempo”.

 

Marine Le Pen è conosciuta bene a Mosca, dove quest’anno è andata due volte, in forma privata a febbraio e in forma pubblica a giugno, e potrebbe avere incontrato anche il presidente Vladimir Putin – questa è una notizia circolata ma non confermata in via ufficiale.

 

[**Video_box_2**]Lo scorso aprile è arrivato a Parigi Sergey Naryshkin, presidente della Duma russa e uomo di fiducia del presidente, che in teoria non potrebbe atterrare in Francia perché è incluso nella lista dei russi colpiti dalle sanzioni decise (anche) dal governo francese per la guerra in Ucraina. In pratica Naryshkin può aggirare il divieto facilmente grazie per esempio a un invito ufficiale dell’Unesco – com’è successo la scorsa primavera. Le misure restrittive hanno impedito a Naryshkin di incontrare figure politiche, con una sola eccezione: Marine Le Pen, che a posteriori si è giustificata dicendo che “non sapeva” che non avrebbe potuto.

 

Tra Parigi e Mosca in questi mesi c’è in sospeso la questione delle due navi portaelicotteri classe Mistral già vendute dai francesi ai russi ma non ancora consegnate, perché nel frattempo sono arrivate le sanzioni che vietano i rapporti militari.

 

Il governo russo considera l’affare Mistral una questione prioritaria. Secondo le fonti di un sito per abbonati francese, Intelligence Online, gli avvocati del governo russo si preparano a chiedere un risarcimento di 5 miliardi di dollari e una penale di 1 milione di dollari per ogni giorno di ritardo. Il primo settembre Naryshkin è tornato a Parigi per guidare gli sforzi della lobby russa e avere le navi, e ha incontrato un numero di manager d’altissimo livello francesi, tutti simpatizzanti della causa (per esempio, il capo di Edf Henri Proglio e quello di Total, Cristophe de Margerie, poi morto in un incidente a Mosca). Il Front national è il partito più attivo nel chiedere il rispetto del contratto – “contro la volontà impostaci dagli americani”.

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  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)