Silvio Berlusconi (foto LaPresse)

Fa, disfa, dice, contraddice

Il Cav. tonico prende le misure della rivolta nella casamatta di FI

Salvatore Merlo

I giuramenti, le suppliche, le minacce, vi è abituato come un ubriaco al vino; non lo appagano. Dunque Silvio Berlusconi dice che il patto del Nazareno non c’entra niente con la sconfitta elettorale, “fatta salva la Lega tutti i partiti hanno perso voti”.

Roma. I giuramenti, le suppliche, le minacce, vi è abituato come un ubriaco al vino; non lo appagano. Dunque Silvio Berlusconi dice che il patto del Nazareno non c’entra niente con la sconfitta elettorale, “fatta salva la Lega tutti i partiti hanno perso voti”. E dunque ha sfoderato uno studio sui dati elettorali, e ha promesso per oggi un resoconto sui flussi, un’indagine commissionata all’Istituto Cattaneo, perché – dice – “a noi non è andata peggio degli altri”: il Pd ha perso seicentosessantasettemila voti, Grillo duecentosettantacinquemila. Di fronte al suo stato maggiore, ha dunque tenuto a freno i nervi, il Cavaliere, cui pure giungono alle orecchie gli offesi silenzi di Raffaele Fitto: “Adesso dobbiamo stare uniti. Anche io ho fatto degli sbagli”, ha detto. “Non ho alcuna intenzione di mettere da parte nessuno, state tranquilli”.

 

L’ufficio politico di Forza Italia si è svolto ieri, e in genere si svolge, seguendo un’etichetta, delle cerimonie, una carezzevole autobenevolenza. E’ vero, non c’era Raffaele Fitto e non c’era Daniele Capezzone, non c’era nemmeno Saverio Romano né Maurizio Bianconi, e insomma è vero che la riunione di Palazzo Grazioli è avvenuta in assenza dei rivoltosi (ma si replica oggi alle 17, o forse domani). Eppure nessuno, nemmeno l’urticante Renato Brunetta, che pure lunedì invitava a “non minimizzare il risultato elettorale”, si è abbandonato all’invettiva. Per la verità ha parlato il solo Cavaliere, bonariamente proprietario della baracca. Ha parlato dunque, e spiegato il voto, questo voto cinico e baro. E quando tutto è stato spiegato, quando è stato dimostrato che la sconfitta era fatale, “le elezioni regionali hanno scarso appeal”, “la crisi economica morde”, “in Calabria e in Emilia si votava per effetto di sentenze di condanna e di inchieste della magistratura”, quando il fatto si è richiuso su Forza Italia e l’ha inghiottita, è rimasto un residuo inesplicabile: chi ha commesso il peccato capitale? Vale a dire: di chi è la colpa? “Certo non del patto del Nazareno”, ha detto Berlusconi. “Adesso faremo opposizione sulla politica economica. Senza sconti. Daniele Capezzone e Antonio Martino stanno scrivendo una proposta sulla flat-tax. Ma in quell’accordo, nel patto del Nazareno, c’è un nucleo che va preservato: le riforme istituzionali, la governabilità e la legge elettorale, malgrado tutti i cambiamenti in corsa”. Il Cavaliere lo ha ripetuto anche alla presentazione del libro di Bruno Vespa. E poi, dicono gli amici del capo, (una notizia) Guerini, Boschi e Lotti sono milanisti sfegatati.

 

[**Video_box_2**]Ma ogni cosa è carica di un’incertezza pesante dentro Forza Italia. Lunedì mattina diciassette deputati, quasi tutti pugliesi e amici di Fitto, presenteranno degli emendamenti che smontano la riforma istituzionale del Senato concordata da Berlusconi con Matteo Renzi. E’ un gesto di sfida. E domani, alle 15 e 30, a Roma, a Piazza di Pietra, si terrà una manifestazione organizzata da questo ancora guardingo tumulto composto anche da consiglieri comunali e sindaci di Forza Italia. “In Parlamento siamo cinquanta su centoventi deputati e senatori”, dice Maurizio Bianconi. “Forse sono diciotto”, minimizza Annamaria Bernini, chissà. Ma Berlusconi non ha alcuna voglia di abbandonarsi alla baruffa, dunque reprime la stizza da cui forse è stato anche tentato. “Se c’è uno che ha il senso dell’amicizia sono io”, ha detto ieri a Vespa. “Non ho mai tradito un amico in tutta la mia vita e mai lo farò. Stiano tutti tranquilli”. E davvero Berlusconi non pensa che il ribollire polemico dentro la sua Forza Italia sia scatenato dalla politica nel senso più stretto del termine, cioè dal patto del Nazareno, dalla logica di collaborazione con Renzi e con il Pd, o dal futuro nebbioso del centrodestra. E infatti con tono sbarazzino si spinge persino a dire che “Salvini non è male, potrebbe anche fare il leader”. Berlusconi crede piuttosto che intorno a Fitto si sia coalizzato tutto il malumore, le paure, le gelosie, le incertezze del ceto politico di Forza Italia. “Timore per gli adolescenti di Lesmo”, cioè per i giovani riuniti da Toti e Cattaneo, ipotizza Daniela Santanchè. “Timore di non essere apprezzati o rieletti”, mormora il capogruppo Paolo Romani. “Troppe cose sono state fatte marcire”, dicono. Dunque tutti vanno tranquillizzati, è questo il suggerimento – accolto – di Denis Verdini al Cavaliere. E Fitto va abbracciato. Ammesso che si faccia abbracciare. “Due settimane fa Berlusconi aveva detto a Raffaele che si sarebbe parlato di riorganizzazione del partito. E invece niente”, soffia Bianconi. E insomma Fitto si è sentito preso per quella parte del corpo che non viene mai menzionata sulle pagine dei quotidiani seri. Ed è indispettito. Berlusconi potrebbe riceverlo questa mattina, o forse domani, a Palazzo Grazioli. Poi l’ufficio di presidenza, ancora una volta.

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi erasmiana a Nottingham. Un tirocinio in epoca universitaria al Corriere del Mezzogiorno (redazione di Bari), ho collaborato con Radiotre, Panorama e Raiuno. Lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.