Roberto Saviano ieri al tribunale di Napoli (foto LaPresse)

Camorristi e Grandi rischi

Redazione

Due sentenze che esistevano solo mediaticamente. Affondate. Bene

La Corte d’appello dell’Aquila ha cancellato la sentenza ridicola che aveva comminato in primo grado sei anni di carcere ai membri della commissione Grandi rischi, “colpevoli” di non aver indovinato la data e il luogo in cui si sarebbe verificato il terremoto. Considerati responsabili, nientemeno che di  omicidio e lesioni colpose. E’ già a stento comprensibile che le vittime di un tragico evento naturale cerchino di trovare per forza un responsabile da punire, senza limitarsi a maledire la malasorte, ma non è proprio ragionevole che la magistratura si faccia condizionare dalla pressione mediatica e dal dramma fino al punto di non distinguere i reati dalle fantasticherie. Lo stesso errore, quello di inseguire la popolarità invece di raccogliere prove per sostenere le accuse vale anche per la sentenza che ha assolto, sempre ieri, due capicamorra indicati da Roberto Saviano come mandanti delle minacce che erano state ravvisate nell’intervento processuale del loro avvocato.

 

I boss sono stati anch’essi assolti, addirittura “per non aver commesso il fatto”, il che giustifica il sospetto che la procura abbia agito, nell’istruire un procedimento fallimentare, in base alla ricerca di protagonismo e di sintonia con campagne mediatiche, invece di riscontrare le accuse attraverso gli organi investigativi preposti, che non possono essere certo sostituiti dalle considerazioni suggestive di uno scrittore. Non si sa se essere soddisfatti, perché alla fine le frettolose accuse sono state rigettate, o se essere preoccupati perché su di esse sono stati imbastiti procedimenti privi di riscontri oggettivi e addirittura condanne. Ma questo è il bottino di giustizia del giorno, prendiamocelo.