Come si riorganizza la destra - Domani nel Foglio

Antonio Pilati

Cosa c’è dietro l’assalto dei partiti anti sistema nei quattro più grandi paesi europei (Germania, Regno Unito, Francia e Italia). Eurofollie, debolezze nazionali, élite impazzite. La teoria dei due euro.

Anticipiamo parte dell'analisi di Antonio Pilati che sarà pubblicata integralmente nel Foglio di domani.

 

Nei quattro maggiori paesi dell’Unione europea si sta riassestando, con dinamiche spesso parallele, tutto il versante di centrodestra del sistema politico. In particolare è in tensione – e sta cambiando – il rapporto tra i partiti di governo, ossia i partiti-sistema attorno a cui gravita (o gravitava) l’assetto politico nazionale, e i partiti radicali centrati sull’identità nazionale: le conseguenze si fanno sentire su larga scala e investono tutto lo spettro dei partiti. Da un lato Tory, gollisti, cristiano-democratici tedeschi (Cdu) – fin dalla nascita partiti-sistema – e anche Forza Italia, che lo è stata almeno nelle sue fasi di picco (2001 e, come Pdl, 2008); dall’altra Ukip, Front national, Alternative für Deutschland (AfD) e Lega nord, tutti in crescita nell’ultimo biennio, che paventano con toni sempre più preoccupati minacce (immigrati, euro) all’identità nazionale e ne drammatizzano la tutela. Il movimento ora in corso è innescato dai partiti radicali che colgono un vasto mutamento dell’opinione pubblica e trovano impeto nel disagio sociale. In contemporanea con l’aumento dei consensi rivedono e precisano il proprio discorso: affermano una volontà di guida del proprio paese, che affianca e completa la rappresentazione della protesta, estendono il raggio dell’azione al di là degli originari recinti di pubblico, mostrano nei gruppi dirigenti figure contigue all’establishment (anche qualche intellettuale), esprimono una certa attenzione per la politica internazionale. […]

 

Marine Le Pen emargina il padre e cambia nome al partito per staccarsi da un passato troppo caratterizzato, conquista qualche enarca, ripulisce il proprio racconto dagli spunti razzisti e antisemiti (sui quali infatti cerca di lucrare il neonato partito della star Dieudonné). La Lega nord si ridisegna in chiave nazionale, mette in primo piano il nesso con l’Europa, lascia da parte un certo carico mitologico. Il partito di Farage ruba deputati a Cameron, rielabora con più enfasi e determinazione i temi della destra Tory, punta sulla difesa (aggiornata) della tradizione britannica. Alternative für Deutschland è un caso diverso: alle elezioni politiche del 2013 fa la sua prima prova e assume come leitmotiv il tema della moneta (ritorno al marco); non ha scorie derivate da identità prevaricanti o provocatorie, anzi prosciuga – oltre ai liberali – anche i partitini di nostalgia nazista; rappresenta porzioni, per ora minoritarie, del sistema imprenditoriale e segue un’ideologia di ortodossia liberale che confligge con il pragmatismo merkeliano ancorato al vantaggio immediato. Di fatto AfD è un partito con impronta e ambizioni mainstream, da perno del sistema, quale forse gli altri partiti radicali vorrebbero porsi al termine della propria evoluzione. […]