Pale eoliche (foto LaPresse)

La tirannia degli "anti tutto" contro il governo Renzi

Fabiano Amati

Paesaggisti contro rottamatori, il caso dell'eolico in Puglia. La “carovana” è guidata da Salvatore Settis. Titolato intellettuale italiano di notevole acume, col solo torto di non far ingranare la ruota dentata (pignone) del suo sapere con la grande ruota (corona) degli altri saperi.

Al direttore - Il governo Renzi ha autorizzato otto impianti eolici in Puglia. Com’era prevedibile, la decisione ha innescato le proteste dello spiritualismo paesologico, un po’ gospel.

 

La “carovana” è guidata da Salvatore Settis. Titolato intellettuale italiano di notevole acume, col solo torto di non far ingranare la ruota dentata (pignone) del suo sapere con la grande ruota (corona) degli altri saperi.

 

Sulle pagine di Repubblica e provando a guadagnarsi il centro della sala degli echi, Settis ha “tagliato e incollato” righe e parole di alcune sentenze della Corte costituzionale per proclamare il dissenso sulla scelta del Governo. Così facendo ha finito per far dire a quelle sentenze ciò che non hanno mai detto. E cioè che il paesaggio è un diritto tiranno di tutti gli altri diritti (o interessi), forse anche di quello –  l’aggiungo di mio – a riempirsi lo stomaco (economia), unico modo, secondo l’apologo di Meneio Agrippa, per conseguire due cose che a prima vista non sembrano dettagli: sopravvivere e far funzionare la testa.

 

Peccato che quelle sentenze, compresi i pezzi da taglia-incollismo, siano condivise da tutti. Anche da chi inneggia, o più ragionevolmente condivide, alla scelta di Renzi.

 

Le decisioni della Corte citate da Settis (182/2006 e 367/2007, 151/1986) servirono per tutt’altro servizio. Intimare alle regioni di farsi gli affari propri.

 

[**Video_box_2**]Era infatti frequente l’approvazione di leggi regionali invasive della competenza esclusiva dello Stato sul paesaggio, fatte passare con la scusa di legiferare sulla fruizione del territorio; questa sì, di competenza delle regioni. Quelle sentenze, quindi, servirono a censurare tutte le leggi regionali che violavono la disciplina paesaggistica statale, ovvero si intromettevano negli atti di amministrazione attiva riservati allo Stato. Per questo la Consulta ricordò l’ovvio: nessun valore congegnato nelle regioni (economico, sociale ecc.), anche se travestito da legge regionale, può derogare ai poteri statali “assoluti e prioritari” di legiferare, o amministrare, sul paesaggio.

 

Ci scusi Settis, ma di qui a sostenere la tirannia del paesaggio su altri diritti o interessi, però, ce ne corre.

 

Con la decisione sugli otto impianti eolici in Puglia, Renzi e il suo governo – consentendo la legge - hanno esercitato un potere di amministrazione sul paesaggio giustappunto statale, posti di fronte ad opere e iniziative economiche ritenute strategiche per il Paese, e senza sottostare alla girandola di pareri, intese, nulla osta e concerti. Si può condividere o no, il Presidente del consiglio ha fatto ciò che è consentito dalla Costituzione più bella del mondo.

 

Se poi tutto questo non piace, non è la Costituzione la Tavola da brandire ma la scelta politica; ma per questo – ai sensi della Legge di Pietra - ci sono le elezioni.

 

Ed io, pugliese, voterò ancora per Renzi o per chiunque si sforzerà di ingranare il pignone nella corona, perché al carbone bruciato per consegnare alle turbine il vapore, continuo a preferire le pale girate dal vento. A pensarci bene, poca roba rispetto al più maestoso spettacolo della ruota panoramica parigina che continuamente, e senza troppe Soprintendenze, copre e svela l’antichissimo obelisco di Luxor a Place de la Concorde.

 

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