Renzi e Hollande al vertice europeo sul lavoro a Milano (foto LaPresse)

Flessibili sull'inflessibilità?

C'è una trattativa a Berlino. Come e dove si negozia la Finanziaria

Redazione

Avevamo scherzato? Sulla legge di stabilità del governo Renzi non si prevede nessuna bocciatura dell’Italia ma soltanto uno scambio di lettere “per chiarimenti” tra Roma e Bruxelles. Su investimenti e riforme, c’è un’intesa (a parole) tra Francia e Germania.

Avevamo scherzato? Sulla legge di stabilità del governo Renzi non si prevede nessuna bocciatura dell’Italia ma soltanto uno scambio di lettere “per chiarimenti” tra Roma e Bruxelles. Per non parlare della Francia, che nel 2015 andrà ben oltre il tre per cento di deficit – al 4,3 – ma che beneficerebbe di una garanzia speciale della Germania dopo una trattativa tra Angela Merkel e François Hollande. A rivelare questo aspetto è stato il settimanale Spiegel, e ieri il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, e il collega francese, Michel Sapin, hanno in effetti rinverdito l’asse renano: i due paesi presenteranno a dicembre un piano congiunto di “investimenti e riforme”. Che si tratti di parole, di un tentativo di prendere tempo nel mezzo della stagnazione europea e dell’incertezza mondiale, oppure di una cosa seria, pare evidente che ciò allontana o annacqua le sanzioni sui bilanci pubblici. E che tutto o quasi passa attraverso Berlino, la sua politica e i suoi problemi interni, mentre la Commissione di Bruxelles fa da esecutrice: lo confermerebbe anche la trattativa soft con l’Italia. Ieri Repubblica ha annunciato appunto l’arrivo di una lettera della Commissione al ministero dell’Economia, alla quale il Mef risponderà fornendo come garanzia 2,4 miliardi, già inseriti come “riserva” nella manovra finanziaria. Si colmerebbe così il gap tra la correzione di un decimale di pil previsto dalla manovra renziana (deficit al 2,9), i cinque decimali promessi dal governo Letta e i sette delle raccomandazioni inviate all’Italia nel giugno scorso. Già dopo le iniziali e minacciose dichiarazioni (“Valuteremo solo sulla base della matematica”) di Jyrki Katainen, commissario pro tempore agli Affari economici e tra pochi giorni vicepresidente, toni e sostanza si erano fatti più cauti. Il portavoce Simon O’Connor aveva spiegato che si sarebbe tenuto conto del peggioramento economico, dimezzando le richieste di correzione a due decimali e mezzo, uno dei quali già acquisito.

 

Questo sarebbe dunque l’oggetto della lettera, e questa la garanzia del ministro Pier Carlo Padoan. Tecnicamente la soluzione è affidata alla perizia del direttore generale degli Affari economici e finanziari di Bruxelles, cioè il toscano Marco Buti, un alto funzionario brussellese di una certa influenza. Politicamente anche Roma guarda alla Germania. Dove, ha spiegato sul Sole 24 Ore l’editorialista Carlo Bastasin, esperto di cose tedesche, “bisogna grattare la superficie dell’economia per capire nel profondo come sia possibile che questa macchina potente si sia piantata”, portando il paese in quasi recessione (anche se per ora ha solo rivisto al ribasso le stime di crescita per il 2014 e il 2015, portandole rispettivamente a più 1,2 per cento dal più 1,8 previsto, e al più 1,3 per cento dal più 2 precedente). La crisi Russia-Ucraina e il rallentamento della Cina c’entrerebbero fino a un certo punto. Il settore più colpito è piuttosto il Mittelstand, le medie imprese sottocapitalizzate e finora finanziate dalle Sparkassen, le casse di risparmio che Bastasin definisce “la scatola nera dell’economia tedesca”: contigue alla politica e tenute dalla Merkel al riparo dagli stress test e dai controlli della Banca centrale europea. Gli stessi esami degli istituti di credito che continuano ad agitare le Borse del continente: ieri hanno chiuso tutte in rosso, con Milano che ha fatto segnare meno 0,86, con il tonfo (meno 1,88 per cento) del titolo del Monte dei Paschi di Siena.

 

[**Video_box_2**]Saranno pure schermate dagli occhi scrutatori di Mario Draghi e colleghi, queste banche tedesche, ma d’altronde – così come le assicurazioni locali – si sono sempre “coperte” attraverso i depositi fidati in Bund del Tesoro di Berlino. Ora i continui allarmi della Bundesbank hanno ridotto a zero i rendimenti dei titoli decennali, mettendo in difficoltà le banche locali e i fondi assicurativi, provocando le proteste non solo dei socialdemocratici ma anche degli industriali e dell’ala bavarese della Cdu. E una certa irritazione tra la Merkel e il falco presidente della BuBa Jens Weidmann, oltre che con lo stesso Schäuble, che ha fatto del surplus di bilancio il proprio obiettivo, per il quale servono i tassi a zero. Impermeabile agli attacchi del sud Europa e degli Stati Uniti, la cancelliera si trova per la prima volta spiazzata nel recinto di casa. Anche perché, come ha ricordato il predecessore Gerhard Schröder, autore delle riforme degli anni Duemila, “da allora il governo non ha più riformato nulla, una rendita che nessuno può permettersi”. Se di queste debolezze riuscirà a beneficiare anche l’Italia, magari senza troppi proclami antitedeschi, lo vedremo presto.