Jennifer con la piccola Payton

Seme sbagliato o tutto sbagliato?

Nicoletta Tiliacos

Una coppia di donne americane, sposate nel 2011 a New York, chiede cinquantamila dollari di danni alla banca del seme di Chicago che ha fornito a una delle due, per un’inseminazione, lo sperma di un “donatore” nero e non bianco, come convenuto nel contratto di acquisto.

Una coppia di donne americane, sposate nel 2011 a New York, chiede cinquantamila dollari di danni alla banca del seme di Chicago che ha fornito a una delle due, per un’inseminazione, lo sperma di un “donatore” nero e non bianco, come convenuto nel contratto di acquisto. Secondo il racconto dell’Associated Press, è successo che al posto del seme del “donatore 380” (bianco) è stato usato quello del “donatore 330” (nero): colpa di un impiegato presbite o negligente, dicono le  due donne. E, fin qui, sappiamo che sono cose che capitano, al supermarket ti possono rifilare quello che non vuoi. Ma a suonare davvero bizzarri – siamo pur sempre nell’America di Obama, l’America dei nuovi diritti e delle pari opportunità –  sono i particolari della motivazione della richiesta di risarcimento. Vediamoli.

 

Dopo il loro matrimonio, Jennifer Cramblett e Amanda Zinkon avevano deciso che entrambe avrebbero avuto un bambino, possibilmente con lo stesso donatore (sì, esattamente  come Annette Bening e Julianne Moore nel film “I ragazzi stanno bene”, ché la provetta può garantire un po’ di fratellanza biologica). La Cramblett, oggi trentaseienne, si è fatta inseminare per prima, dopo cinque mesi si è deciso che toccava all’altra e proprio in quella circostanza l’impiegato della Midwest Sperm Bank ha scoperto il precedente scambio. La Cramblett, in un’intervista al Chicago Tribune,  ha raccontato che da quel momento ha provato non più gioia per il futuro parto ma “rabbia, delusione e paura”. Per l’arrivo di un bambino non perfettamente bianco, par di capire, che comunque nessuno al mondo poteva immaginare come figlio biologico dell’altra compagna: anche nel Mondo Nuovo e perfino nel film “I ragazzi stanno bene”, per quello c’è ancora bisogno di un uomo e di una donna. Oggi Payton è una bellissima bambina di due anni, e le sue genitrici (quella vera e quella associata) dicono di amarla incondizionatamente ma di essere preoccupate per lei e per il suo essere di “razza mista”: la piccola nata dall’inseminazione “sbagliata” sarebbe infatti discriminata nella piccola comunità in cui vive.

 

E dire che le due si erano trasferite da Akron a Uniontown, sobborgo di Chicago, proprio per le scuole migliori e per l’ambiente confortevole, mentre ora Payton è costretta a vivere “con persone che hanno atteggiamenti stereotipati verso i non bianchi”; per non parlare (citiamo sempre dall’intervista rilasciata dalla madre al Chicago Tribune), del fatto che i capelli della piccola, irrimediabilmente afroamericani, richiedono un taglio effettuabile solo in un quartiere nero, dove a sua volta la mamma bianca non è ben accolta… “Allevare una figlia meticcia è stressante”, dice la Cramblett. Che dire? Tutta la solidarietà del mondo alla piccola Payton (non per i motivi rivendicati da sua madre, però).

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