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Scozia libera, italiani ubriachi

Redazione

Cosa c’è di men che credibile negli indipendentisti dell’ultima moda.

Col nostro consueto disincanto, abbiamo sempre provato simpatia per Mario Borghezio, specie quando lo menavano i punkabbestia o lo cacciavano dalla Svizzera e dai convegni del Bilderberg. Ora che inneggia in gaelico alla “Scozia libera” fa solo un’altra passeggiata nella sua cespugliosa Europa dei popoli. L’indipendentismo della Padania con l’ampolla del dio Po è stato la più grossa panzana italiana degli ultimi decenni, ed è tramontato come doveva tramontare. Ma dal grottesco involontario si passa alla perfetta idiozia quando si vede tutta questa eletta schiera di perdigiorno e di mal vivant che strillano il “voto è già una vittoria”, che s’affratellano a sconosciuti “fratelli scozzesi” (davvero l’eterologa è un disastro antropologico) e sognano l’effetto domino sull’Europa.

 

Improbabili indipendentisti sardi con Michela Murgia vessillifera in gita a Edimburgo; Vittorio Sgarbi nel ruolo di Vittorio Sgarbi; Roberto Gervaso che vuol vedere Renzi in kilt. Questi li piazzava ieri in prima pagina il Giornale, ma ce n’è altri, ce n’è. Il Daily Mail ha pubblicato la mappa di come sarebbe l’Europa se ogni movimento separatista vincesse il suo bel referendum: sarebbe quella del 1360.

 

 

[**Video_box_2**]Meno male che Pietrangelo Buttafuoco, difensore di popoli, pur effigiato sul Giornale in quella grama compagnia, dice in realtà: “L’autonomia e lo statuto speciale sono il tumore della mia terra. Quello che desidero per la Scozia non lo desidero per la mia terra”. Ché almeno Elisabetta a Balmoral potrebbe continuare ad andarci, in qualità di Queen of Scots. E invece a noi, noi che il re non ce l’abbiamo e lo stato unitario è rimasto nella mente di Cavour, a noi rimarrebbero il doge Luca Zaia, o il vicerè dei pupi Rosario Crocetta.