Giuseppe Fioroni (Foto LaPresse)

Proposta Pd contro l'Anonima eterologa

Redazione

Il diritto di conoscere le proprie origini non è materia da regioni

A conferma che non potranno mai essere delle semplici linee guida regionali sulla fecondazione eterologa a stabilire la regola dell’anonimato assoluto del donatore – e quindi l’impossibilità dei nati con quella tecnica di accedere alle informazioni sui genitori biologici –, arriva una notizia che solo apparentemente parla d’altro. Una donna data in adozione alla nascita, cinquantatré anni fa, ha finalmente ottenuto di poter incontrare la donna che l’ha partorita. Nel commentare il fatto, la presidente del Comitato nazionale per il diritto alle origini biologiche ha ricordato sul Corriere della Sera che l’Italia era già stata censurata dalla Corte europea perché non contemplava quel diritto, e che una decisione della Consulta, lo scorso anno, aveva dichiarato incostituzionale la legge del 1983 che imponeva il divieto ai figli non riconosciuti alla nascita di sapere il nome dei genitori. Il tema, come questo giornale ha sottolineato più volte (anche sul Foglio del 10 settembre) è quello dell’identità personale.

 

Troppo importante per lasciarlo in balia di regolamenti  regionali o di preoccupazioni mercantili del tipo “se cade l’anonimato, non ci saranno donatori”. E di tutto tiene giustamente conto anche la proposta di legge appena depositata alla Camera dei deputati da Giuseppe Fioroni (Pd) e sottoscritta anche da Gian Luigi Gigli (Per l’Italia) e da Simone Valiante (Pd). Al nato da fecondazione eterologa, si legge nella proposta, qualora lo richieda al raggiungimento della maggiore età non si può opporre nessun rifiuto per conoscere l’identità del genitore biologico.