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Perché l'Europa chiede a Google di cambiare

Redazione

L'antitrust europeo minaccia una multa al colosso di Mountain View se non cambia il sistema di posizionamento all'interno del motore di ricerca: "Sfrutta la sua posizione dominante per favorire le sue consociate".

L'Europa contro Google. L'azienda di Mountain View ha ricevuto l'ultimatum dall'antitrust europeo: o viene modificato l'algoritmo del motore di ricerca oppure "dall'Unione europea arriverà una multa per concorrenza sleale". E il conto potrebbe essere molto salato. Joaquin Almunia chiede cambiamenti immediati e rigetta la nuova proposta di mediazione arrivata dalla California: "Abbiamo cercato di venir incontro alle esigenze di Google e arrivare a una soluzione che andasse bene anche agli editori, ma in questi mesi poco o nulla è cambiato". Le problematiche rilevate dalle autorità del vecchio contenente sono le stesse dello scorso febbraio: Google sfrutta la sua posizione dominante all'interno del settore delle ricerche online per dare vantaggio competitivo alle sue consociate, ovvero YouTube, Google Play Store e Google News.

 

Sotto la lente di ingrandimento dell'antitrust europeo è infatti finito il sistema di classificazione e posizionamento del motore di ricerca del colosso americano. Un discorso che sistematicamente viene riportato alla luce da editori, aziende e governi, ma che mai come in questo momento potrebbe provocare un terremoto all'interno del mondo dei motori di ricerca, settore nel quale Google etilene il 90 per cento della quota di mercato in Europa (Russia esclusa). Mancanza di trasparenza, violazione della privacy, controllo assoluto di cosa può apparire all'interno dei primi risultati (quelli più cliccati) delle ricerche online.

 

[**Video_box_2**]"Abbiamo paura di Google", aveva scritto Mathias Döpfner, amministratore delegato di Axel Springer, gruppo editoriale tedesco, in una lettera aperta a Eric Schmidt, presidente esecutivo di Google. "Devo dire molto chiaramente e francamente, perché pochi dei miei colleghi osano farlo pubblicamente". La denuncia di Döpfner è stata solo l'ultima di una battaglia che si protrae da diversi anni. Ma perché solo ora l'antitrust europeo ha deciso di intervenire in modo convincente? Molto dipende dal cambio di clima, dal calo di fiducia dei cittadini e dei gruppi editoriali e industriali nell'operato dei "gestori" del traffico di click della rete, soprattutto alla luce degli ultimi fatti di spionaggio informatico. Dopo il caso Snowden, il livello di allerta delle istituzioni europee si è alzato e la predominanza assoluta di Google sul mercato digitale europeo ora preoccupa soprattutto le istituzioni comunitarie. "Non sono più visti come geek innocenti", ha detto Thomas Tindemans, l'amministratore delegato di Hill & Knowlton Strategies a Bruxelles. "Deve essere garantita la trasparenza, il vero diritto degli utenti nel mondo digitale", ha ribadito Almunia. Ora tocca a Google cambiare. Altrimenti dovrà pagare.

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