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Gli italiani mettono gli 80 euro di Renzi sotto il materasso

Redazione

L'indice delle vendite al dettaglio scende del 2,6 per cento rispetto a giugno 2013. Codacons: "E' un flop del governo". Torna a scendere anche la fiducia delle imprese.

Consumi fermi a giugno e fiducia dei consumatori ancora in fase di stallo nonostante gli 80 euro del governo Renzi: l'indice destagionalizzato delle vendite al dettaglio è invariato rispetto a maggio e in calo del 2,6 per cento rispetto a giugno 2013. Lo comunica l'Istat, sottolineando che nel confronto con maggio le vendite di prodotti alimentari segnano un lieve aumento (+0,1 per cento) e calano del 2,4 per cento tendenziale mentre quelle dei prodotti non alimentari segnano un leggero calo (-0,1 per cento) e un -2,8 per cento tendenziale. Nel trimestre aprile-giugno le vendite sono complessivamente diminuite dello 0,2 per cento rispetto al trimestre precedente, con i prodotti alimentari in lieve crescita (+0,1 per cento) e non alimentari in calo dello 0,4 per cento. A fine maggio era partito il bonus di 80 euro voluto dal governo Renzi.  Nei primi sei mesi dell'anno, l'indice è calato dell'1 per cento rispetto allo stesso periodo del 2013; le vendite dei prodotti alimentari segnano una flessione dello 0,7 per cento e quelle dei prodotti non alimentari dell'1,1 per cento.

 

"I dati Istat dimostrano come il bonus da 80 euro introdotto in busta paga dal governo Renzi si sia rivelato un clamoroso flop". Lo afferma il Codacons, commentando i numeri forniti dall'istituto di statistica. ''Gli effetti del bonus sono stati deludenti e peggiori di qualsiasi aspettativa, e non hanno prodotto alcun risultato sul fronte dei consumi e delle vendite, esattamente come previsto dal Codacons - afferma il presidente Carlo Rienzi - Si tratta di un flop su tutti i fronti, e le ripercussioni del calo delle vendite si faranno sentire anche nei prossimi mesi''.

 

''Il settore del commercio sta vivendo una crisi gravissima -  prosegue Rienzi - a causa dell'impoverimento delle famiglie e della costante riduzione del potere d'acquisto dei cittadini, che non riescono più a comprare. Gli effetti di tale stato di cose per l'economia italiana sono devastanti: solo nei primi 6 mesi del 2014, si sono registrati più di 8 mila fallimenti di imprese, con un incremento del 10 per cento rispetto al 2013, e il settore più colpito è stato proprio quello del commercio''. Di qui, conclude Rienzi, l'incentivo a "incrementare il potere d'acquisto dei cittadini, con misure strutturali, riduzione delle tasse, sgravi e incentivi ai consumi".

 

Scende ad agosto il clima di fiducia delle imprese dopo il miglioramento registrato il mese precedente. L'indice composito del clima di fiducia delle imprese italiane è sceso a 88,2 da 90,8 di luglio (valore massimo da agosto 2011 quando era 92,7) e torna ai livelli di giugno. Lo comunica l'Istat, segnalando che il calo è dovuto al peggioramento della fiducia delle imprese in tutti i settori: manifatturiero, dei servizi di mercato, delle costruzioni e del commercio al dettaglio. L'indice del clima di fiducia delle imprese  manifatturiere scende a 95,7 da 99,1 di luglio, il più basso da settembre 2013 quando era a 96,6. Peggiorano sia i giudizi sugli ordini sia le attese di produzione (da -23 a -24 e da 7 a 1, i rispettivi saldi). Il saldo relativo ai giudizi sulle scorte di magazzini passa da 0 a 3.

 

 

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