La cancelliera tedesca Angela Merkel (Foto Ap)

Europa infelix

Marco Valerio Lo Prete

Nuovi dati fanno presagire una ripresa stentata. Le Borse si consolano con i dati americani.

Roma. I manager delle principali aziende europee nel manifatturiero e nel terziario, in particolar modo i responsabili degli acquisti, hanno messo in cantiere meno ordini del previsto per il futuro. Questi manager si attendono un’espansione dell’economia, ma più stentata di quanto non credessero soltanto un mese fa, prima cioè che fossero resi noti i dati sulla frenata del pil italiano, tedesco e francese nel secondo trimestre dell’anno. E’ questo il senso del calo dell’indice Pmi (Purchasing managers index) calcolato da Markit e pubblicato ieri: nell’Eurozona si è attestato in agosto a 52,8, quindi sopra la soglia di 50 che è il confine tra contrazione ed espansione di un’economia, ma in frenata rispetto ai 53,8 punti di luglio. L’indice manifatturiero, in particolare, non era così debole da 14 mesi. La Germania tiene alta la media, ma anche lei cala più del previsto nel comparto industriale. In compenso cresce il numero di occupati tedeschi che raggiungono quota 42,5 milioni, 340 mila persone in più dello scorso anno (più 0,8 per cento), con il tasso di disoccupazione che rimane basso (6,7 per cento, la metà di quello italiano). Insomma: le previsioni volgono al brutto per l’intera Eurozona, ma la Germania ha pure delle ragioni per sentirsi ancora un caso a parte.

 

Così sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung ieri già filtravano dichiarazioni anonime di membri del Bundestag sul “regalo” che i paesi dell’Europa meridionale si starebbero autoattribuendo con l’inclusione delle attività illegali, da settembre, nel computo del pil. Un modo per abbassare il rapporto debito pubblico/pil in maniera fittizia? Malignità, replicano altri, anche perché l’ennesimo calo registrato ieri dai rendimenti sui bond sovrani spagnoli e italiani conferma che il problema, più che il debito in sé, lo pone proprio una crescita robusta che nell’Eurozona non si vede ancora. Nemmeno più in Germania, forse. A consolare le Borse, ieri, ci hanno pensato invece i dati positivi in arrivo dagli Stati Uniti: rispetto alle attese, meno richieste di sussidi di disoccupazione, più compravendite di case e indice Philly Fed sulla manifattura in rialzo. L’indice S&P 500 di Wall Street ha raggiunto un nuovo massimo storico, Milano – prima in Europa –  ha segnato più 2 per cento.