Combattenti libici a Tripoli cercano di conquistare l'aeroporto internazionale (Foto Ap)

Il Cairo pensa a una guerra in Libia

Redazione

Egitto e Algeri studiano un intervento per prevenire un Califfato bis.

I paragoni tra paesi e situazioni geopolitiche diverse spesso rivelano pigrizia – “la Somalia è il nuovo Afghanistan, la Siria è la nuova Somalia” – ma ieri la cerimonia di giuramento del nuovo Parlamento libico avvenuta a Tobruk invece che a Tripoli per ragioni di sicurezza ricordava davvero quella del Parlamento somalo, che nel 2006 si riunì per la prima volta in un silos del grano a Baidoa invece che nella capitale Mogadiscio, sempre per ragioni di sicurezza. Se le milizie islamiste rendono la capitale troppo pericolosa e le navi mandate da Londra evacuano gli inglesi verso Malta, si capisce perché gli stati confinanti stanno pensando a un intervento militare. Il quotidiano algerino al Watan parla di un un incontro tra servizi segreti di Algeria, Egitto e Tunisia, al Cairo, per discutere di un’azione dentro la Libia “per prevenire la nascita di un nuovo Califfato nel nord dell’Africa”. Uno dei giornali egiziani più diffusi, al Masry al Youm, titolava in prima pagina: “La Libia brucia, l’Egitto si avvicina a una soluzione militare”.

 

Domenica Amr Moussa, un politico evergreen del Cairo, ex candidato presidenziale, ex ministro degli Esteri e consigliere informale del presidente Sisi, ha detto che il governo dovrebbe considerare la possibilità di intervenire con le truppe in Libia. L’uscita di Moussa ha scatenato speculazioni fitte. Il Cairo sta davvero pensando a una guerra in Libia? Con l’aiuto dell’Algeria? Fino a tre anni fa sarebbe sembrato un fantasy politico arabo, ma tre anni di inerzia in Siria hanno insegnato una lezione importante (a chi vuole vederla): se non controlli il territorio, se lo prendono loro – dove con loro s’intende la galassia in espansione rapida del jihadismo.

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