
La chiesa non ha un 416-bis
Madonna a Ballarò, se ci sia un Dio dei mafiosi e cosa comporta.
Matteo evangelista racconta che l’invito a essere perfetti come il Padre celeste nasce in Gesù, ed è predicato per tutti, anche dall’idea che Dio fa sorgere il sole sui malvagi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Non può esistere per la chiesa di Cristo un 416-bis (associazione a delinquere di stampo mafioso). La sosta della Madonna issata sulle spalle dei fedeli davanti a un’agenzia di pompe funebri di proprietà di un boss di Porta Nuova, al quartiere popolare di Ballarò, non è una replica polemica del caso di Oppido Mamertino, che fu peraltro ingigantito da una campagna di testimonianza audio-video oltre i limiti dello strettamente dimostrabile. La sosta a Ballarò c’è stata ed è testimoniata dalle immagini. Ma che cosa significa? Che cosa significano i segni di croce dei popolani di un quartiere ad alta densità mafiosa a guardia della loro icona spirituale e devozionale?
Il 18 novembre 2009 Maurizio Crippa recensì qui un libro di Augusto Cavadi sul “Dio dei mafiosi”. C’era già tutto, o quasi, il problema che si è risquadernato ora davanti alla chiesa di Francesco e ai fedeli nel sud italiano delle processioni incriminate, vietate, obliterate dall’ombra del male all’ombra della Vergine. I cattolici progressisti, tra i quali l’autore del libro, dannano la chiesa-istituzione come complice del familismo mafioso, e del dio “masculiddu” di cui parlò il pm antimafioso Roberto Scarpinato. La chiesa deve tornare al messaggio originale, che non prevede, nel suo nucleo di setta o componente messianico-ebraica, una filosofia, una cultura, un assetto teologico e canonico passati per il grande setaccio della fine del mondo antico e dei mille anni di medioevo e della riforma cattolica fino alla modernità conciliare. La chiesa deve insomma sconfiggere la mafiosità che è in lei, nel suo apparato mentale feudale, se vuole mettersi sul serio contro Cosa Nostra e il suo Dio e il suo segno di croce.
Le soste della Madonna in un devozionalismo equivoco sono certo il contrario, il contrario patologico, delle sconfessioni e delle scomuniche elargite a chi pratica abbondantemente il male morale. Papa e clero e popolo di Dio hanno invero la facoltà del giudicare secondo giustizia, checché se ne dica imprudentemente per imbonire il pubblico secolarizzato. Ma è un giudicare non conforme e non conformabile tanto semplicemente alle sacrosante regole legali dello stato di diritto, è qualcosa che letteralmente va oltre la legge, qualcosa che perfeziona la legge nella pratica sacramentale, nella confessione, nella campagna perenne e misericordiosa della chiesa per raggiungere e governare il cuore di carne dei cristiani. Il sole sorge e la pioggia cade su tutti gli uomini e le donne, anche quelli che vivono dietro le sbarre e delinquono ai sensi del 416-bis, che non può essere mero diritto penale trasferito nel diritto canonico. Ci sono princìpi non negoziabili e non negoziabili, o irriducibili, sentieri di riscatto e di salvezza.


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