Meriam benedetta da Papa Francesco (foto LaPresse)

La festa di Meriam e il resto da dire

Redazione

Meriam, la giovane cristiana sudanese condannata a morte per apostasia, è libera ed è arrivata ieri mattina a Roma. Certo non basta. Ora uno dei focolai più tremendi del fanatismo, il cosiddetto Califfato, costringe all’esilio migliaia di cristiani, chiude in casa le donne condannandole a un destino di segregazione.

Meriam, la giovane cristiana sudanese condannata a morte per apostasia, è libera ed è arrivata ieri mattina a Roma, con la figlia nata in carcere, con un volo di stato italiano e grazie al lavoro diplomatico dell’Italia. “E’ un giorno di festa”, ha detto Matteo Renzi, a Ciampino con la moglie e il ministro Mogherini. Poi Meriam è stata ricevuta dal Papa, che l’ha ringraziata per il suo “eroismo”. Di certo un’altra festa per lei, di certo un altro segno importante. Gli italiani possono essere orgogliosi. Naturalmente in Sudan imperversa ancora la Sharia, ma il fatto che un’azione internazionale condotta con intelligenza abbia avuto successo è importante.

 

Certo non basta. Ora uno dei focolai più tremendi del fanatismo, il cosiddetto Califfato, costringe all’esilio migliaia di cristiani, chiude in casa le donne condannandole a un destino di segregazione. Non sarà facile fermare la nuova barbarie, che è persino superfluo condannare per la sistematica violazione dei diritti umani. La comunità internazionale, che in uno stravagante voto delle Nazioni unite ha condannato la reazione israeliana a Gaza, dimenticando che da lì sono stati lanciati missili a centinaia contro la popolazione di Israele, resta, nonostante la “giornata di festa” italiana, in preda a un’ottica distorta, in cui sembra difficile far emergere la condanna del fondamentalismo islamico. E anche solo nominarlo. Cosa che invece la chiesa, pur sempre attenta a non soffiare sul fuoco del fattore religioso, sta facendo con sempre maggior preoccupazione.

 

Proprio perché il panorama è così fosco, il sorriso di Meriam a Roma ha illuminato la scena con tanta efficacia. L’Italia ha dato una bella prova di tenacia con un’azione ammirevole. La capacità di dare corpo politico e diplomatico ai valori umani è una caratteristica storica del nostro paese, nella continuità dei governi. Un’analoga capacità di parlar chiaro nelle sedi internazionali, obbligando a fare altrattanto istituzioni ideologicamente ambigue, per non dire di peggio, come l’Onu e spesso anche il carrozzone diplomatico europeo, sarebbe un’altra “festa”, e non solo per l’Italia.

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