Rand Paul scava nella miniera libertaria della Silicon Valley

Le convergenze ideologiche fra l’industria tech e il pensiero libertario si sono intensificate: le aziende  sono in guerra aperta con le autorità fiscali e con i burocrati dell’antitrust. Vorrebbero meno dazi, indipendenza dal big government e spezzare l’inefficienza corporativa che domina interi settori dell’economia.

New York. Lo scorso fine settimana il senatore Rand Paul, icona del pensiero libertario, è salito nel paradiso della sinistra americana, San Francisco, ed è stato circondato da un gruppo di nerd in t-shirt che facevano apparire fuori luogo la sua camicia bianca botton down. A sorpresa Paul, più avvezzo ai comizi rurali del Kentucky che ai Ted talks, si è trovato incredibilmente a suo agio nella patria della cultura digitale. E non soltanto perché il festival a cui ha partecipato, Reboot 2014, era organizzato da un gruppo di “conservatarian”, una crasi di conservatore e libertario che piace a chi nella Silicon Valley non è allineato sull’ortodossia democratica, ma per quella vena libertaria che innerva la cultura tecnologica. Negli ultimi tempi le convergenze ideologiche fra l’industria tech e il pensiero libertario si sono intensificate: aziende come Google e Amazon sono in guerra aperta su entrambe le sponde dell’Atlantico con le autorità fiscali e con i burocrati dell’antitrust. Chiedono meno dazi sui prodotti immateriali che commerciano,  vogliono indipendenza dal big government che tutto regola e controlla, vogliono spezzare l’inefficienza corporativa che domina interi settori dell’economia.

 

Investitori come Peter Thiel, cofondatore di PayPal, hanno immaginato addirittura gigantesche piattaforme nelle acque internazionali dove trasferire il loro business per sottrarsi alle inique gabelle degli stati. Basta poi pensare alle dispute globali di Uber contro la lobby dei tassisti per capire che nel cuore dei geek della Silicon Valley un posto d’onore è riservato all’ideologia libertaria, con la sua fiducia nel mercato e la sua passione per l’iniziativa individuale come argine alla mentalità asfittica dello stato.

 

Lo scandalo dei programmi di sorveglianza della National Security Agency ha messo un nuovo sigillo su questa strana alleanza. Le aziende tecnologiche che basano il loro modello di business sulla raccolta di dati sono state le prime a essere danneggiate dalle rivelazioni dell’ex contractor Edward Snowden sull’ampiezza e la profondità del controllo esercitato dagli apparati d’intelligence; è passata l’idea che Google, Facebook e tutti gli altri sono in qualche modo complici dell’estensione del controllo sulle vite degli altri. Se non complici attivi, si dice, senz’altro condividono la stessa mentalità che circola negli ambienti della Sicurezza nazionale. Paul arriva all’avversione per la Nsa dal versante costituzionale e si nutre dell’idea della proprietà privata come bene inviolabile, soprattutto da parte dello stato, ma la sovrapposizione degli esiti, non delle motivazioni, basta e avanza per creare un’improbabile connessione fra il senatore e la comunità tecnologica.

 

“Dobbiamo convincere la gente che non siamo contro il governo, ma dobbiamo soltanto minimizzarlo”, ha detto Paul a San Francisco, spiegando che presto alcune funzioni sociali politiche che storicamente erano appannaggio esclusivo dello stato e della burocrazia saranno svolte da privati grazie allo sviluppo della tecnologia. Il senatore già in passato aveva elogiato l’esperimento di Bitcoin, valuta virtuale che potrebbe “raddoppiare i margini” di grandi catene di retail come Walmart tagliando fuori le commissioni delle carte di credito. La criptovaluta è un’idea intimamente libertaria, ai confini dell’anarchismo, e questa strana commistione ideologica piace parecchio a Paul, leader minoritario con numeri in ascesa (soprattutto fra i giovani) che cerca di estendere gli orizzonti del suo elettorato oltre le pianure agricole in cui è cresciuto il Tea Party. Magari in vista di una corsa presidenziale nel 2016. La Silicon Valley è luogo nevralgico per risorse e capacità di influenza politica; Paul non può non capitalizzare quella vena libertaria che le scorre sottopelle.

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