Gli editori tedeschi temono l'assalto di Amazon e Google e vanno a farsi difendere dal governo

Redazione

E’ stata presentata all’Antitrust una denuncia contro l’azienda di Bezos. La concorrenza è scarsa, gli sconti sui libri sono vietati. E si spera in un aiutino da Bruxelles

Se chiedete a un editore europeo perché le vendite sono in crisi, perché non si comprano più libri e non si leggono più giornali, lui vi parlerà del cambiamento epocale, del fatto che la gente non legge più, della crisi economica. Poi di certo il discorso si poserà su internet e sulle grandi compagnie americane, su Amazon e su Google. Inquinano il mercato, cercano di colonizzarci, fanno concorrenza sleale, dirà. Amazon con quel suo sistema logistico così perfetto che le permette di vendere i libri a prezzi stracciati, e Google con la pretesa di digitalizzare le nostre pubblicazioni e rendere disponibili i nostri articoli per due soldi, sono uno dei motivi per cui nell’industria c’è la crisi più paurosa degli ultimi cent’anni. In America le cose sono in stadio avanzato, gli editori europei hanno visto cosa ha fatto Amazon alle Big six dell’editoria americana e vogliono impedire a tutti i costi che succeda anche a loro. Il fondatore Jeff Bezos combatte gli editori da una vita, ha approfittato del suo monopolio per costringerli ad accettare condizioni umilianti, sogna di renderli irrilevanti.

 

[**Video_box_2**]In questi mesi la guerra tra Amazon e le case editrici ha due fronti. Uno in America, con l’editore Hachette, contro cui Amazon usa una strategia commerciale violenta, ritarda le consegne dei libri, li nasconde in fondo ai suoi cataloghi, si rifiuta di accettare le ordinazioni anticipate. L’altro in Germania, contro l’editore Bonnier, uno dei principali gruppi tedeschi. Tra Amazon e Bonnier c’è un contenzioso aperto da mesi, la compagnia di Jeff Bezos pretende che le quote di profitto sulla vendita degli ebook siano divise in modo più favorevole: oggi le case editrici si prendono il 70 per cento dei profitti, Amazon vorrebbe dividere la torta a metà, come già avviene con i libri cartacei. Per condurre Bonnier a miti consigli, Amazon ha iniziato a ritardare di settimane la spedizione dei libri dell’editore, che su amazon.de, la versione tedesca del sito (la seconda più redditizia dopo quella americana), sono catalogati quasi tutti come non disponibili, o disponibili tra dieci o più giorni. Gli editori, in America come in Germania, strillano che Amazon gioca sporco – lo ha sempre fatto quando c’era da consolidare e difendere il suo monopolio –, ma le reazioni di tedeschi e americani sono tutte diverse. Hachette ha deciso di combattere Amazon con le armi del mercato, ha mobilitato i suoi autori, danneggiati dalla strategia di Amazon, ha promosso nuove modalità di acquisto dei libri. Martedì Hachette ha acquisito il Perseus Books Group, casa editrice specializzata in pubblicazioni tecniche, e secondo il New York Times è l’inizio del contrattacco ad Amazon: Hachette vuole diventare così grande e importante che per Amazon la strategia di boicottaggio sistematico diventerà non più sopportabile.

 

In Germania le cose sono andate diversamente, Bonnier ha reagito prima con paura, poi con stizza, infine è andata a chiedere aiuto al governo di Berlino. La scorsa settimana (ma la notizia è di martedì) la Börsenverein, l’associazione degli editori tedeschi, ha presentato all’autorità antitrust del governo federale una denuncia contro Amazon. La guerra commerciale degli americani è scorretta, dicono gli editori, Amazon controlla il 70 per cento delle vendite di libri online in Germania e usa metodi da “estorsione”. “Se non esisti su Amazon non esisti neanche agli occhi del lettore”, scrivono gli editori, Amazon lo sa, e se ne approfitta per cercare di indebolirci. Amazon ha smentito le accuse: non c’è nessun complotto, abbiamo solo ridotto le scorte – ma intanto il governo tedesco aprirà un’indagine che durerà mesi, e ci sono precedenti di condanna.

 

Gli editori europei sanno che nella guerra contro i giganti americani del tech, i governi e le cancellerie sono un alleato prezioso. Come gli editori, anche i governanti di mezza Europa vedono nell’avanzata della Silicon Valley un’invasione yankee (in Francia il parlamentare Thomas Thévenoud disse che Uber, la compagnia di macchine con autista, si comportava “come un cow-boy”), e le istituzioni europee hanno una lunga storia di contrasto (spesso giustificato) alle iniziative della Silicon Valley, dalle decisioni dell’antitrust contro Microsoft alle sentenze contro Google. In Germania (e in tutta Europa), editori e legislatori hanno creato un mercato dove la concorrenza è scarsa e l’ingresso di nuovi player è difficile, e lo hanno fatto con leggi come quella che vieta di applicare sconti sui libri, che devono essere venduti tutti a prezzo intero (in Italia la legge Levi, che ha Amazon tra i suoi obiettivi, limita gli sconti al 15 per cento).

 

Questa settimana il Sunday Times ha pubblicato un retroscena in cui insinua che gli editori europei e la loro lotta contro Google e Amazon abbiano a che vedere anche con le vicende complicate che riguardano la scelta del presidente della Commissione europea. La cancelliera Angela Merkel, si dice, aveva stretto un patto con il premier inglese David Cameron per scongiurare la nomina a presidente del lussemburghese Jean-Claude Juncker, inviso a Londra. A un certo punto però il patto è saltato, e secondo il Sunday Times a spingere Merkel verso Juncker è stata la stampa tedesca, sostenuta dai grandi gruppi editoriali come Axel Springer, che controlla la Bild, con una campagna durissima contro Merkel e in favore di Juncker (ma anche Cameron ci ha messo il suo, con una trattativa tutta sbagliata e con alcuni sgarbi, come quello di accogliere il partito Alternativa per la Germania tra i membri del suo gruppo al Parlamento europeo).

 

La Bild ha pubblicato un editoriale in cui scriveva che “Juncker deve diventare presidente”, e la rete televisiva Ard ha detto che le scelte di Merkel in Europa erano “stupide”. Come ha fatto Juncker a ottenere l’appoggio della stampa? Avrebbe promesso agli editori che li avrebbe difesi ad ogni costo da Google, Amazon e dagli altri player americani. I grandi dell’editoria in Europa hanno bisogno di leggi e vincoli che li difendano dalla voracità della concorrenza straniera, e Juncker è il loro uomo. Si sono dimenticati che un tempo quelli voraci erano loro, e al contrario dei loro omologhi in America non sanno più come si fa a difendersi.