(Foto LaPresse)

That win the Germany

Ottima mediocrità tedesca

Jack O'Malley

In assenza di fenomeni e squadre perfette vincono i bravi e pettinati. Messi vomita e fa vomitare, il Brasile è come l’Arsenal, Blatter come Putin. Coraggio, tra un mese c’è la Premier League.

Londra. Tra un mese ricomincia la Premier League, e questo è consolante. Di che parleremo in queste fredde serate estive che ci aspettano? La Germania tornerà a essere un paese di rompicoglioni, la Costa Rica un paradiso per evasori, la Colombia la terra della bamba, l’Argentina un paese in stato di crisi e gli Stati Uniti quel posto dove tutto è grande. In Brasile continueranno a piangere – qualche motivo valido si trova sempre – finalmente consapevoli di avere fatto la fine dell’Arsenal: partiti per rompere il culo a tutti, hanno chiuso quarti tra le pernacchie. In due partite hanno subìto più della metà dei gol che Klose ha segnato in quattro Mondiali, e a Parigi c’è gente che ha perso il sonno vedendo le meraviglie della coppia difensiva verdeoro David Luiz-Thiago Silva all’opera. I 50 milioni spesi dal Paris Saint-Germain per prendere il colabrodo riccioluto dal Chelsea del furbo Mourinho sono una follia che soltanto gli arabi potevano permettersi.

 

A commentare i Mondiali il Foglio aveva Lanfranco Pace. La tv cilena invece Jhendelyn NúñezPalle d’oro. Che Messi avrebbe fallito tutto il fallibile qui era stato detto più volte, e la miglior sintesi sulla sua prestazione al Mondiale l’ha offerta lui stesso vomitando in campo durante la finale. Il premio come miglior giocatore di Brasile 2014 indica che alla Fifa bevono molto più di me, e che l’Adidas – sponsor del trofeo e dello stesso Messi – fa su Blatter lo stesso effetto di un funzionario della Federazione del Qatar. Blatter se ne frega, continua a mangiare a sbafo, a essere odiato da tutto il mondo (il commento più pacato al suo tweet dopo la vittoria tedesca era “fottiti, corrotto”), a sedersi divertito accanto a Putin in tribuna (tra quattro anni i Mondiali sono in Russia, e Blatter ci sarà, eccome se ci sarà) e a esercitare il suo potere maltrattando il calcio come solo lui sa fare. (Foto: A commentare i Mondiali il Foglio aveva Lanfranco Pace. La tv cilena invece Jhendelyn Núñez)

 

Appello. Se Messi è il miglior giocatore del Mondiale, e Pogba, che ha giocato bene una partita (ma ha fatto molti colpi di tacco e gol impossibili in allenamento), il miglior giovane del torneo, allora Prandelli è il miglior commissario tecnico, Suárez il giocatore più corretto e Gianni Riotta e Concita De Gregorio i migliori inviati in Brasile. A tale proposito, e sapendo di autoescludermi – ma almeno io non ero in loco – vorrei lanciare un appello alle testate giornalistiche italiane: ridateci i cronisti di calcio. Una volta la firma famosa che raccontava la Coppa del Mondo era l’eccezione, l’esperimento azzardato e spesso riuscito di testate che coprivano tutto l’evento alla perfezione. Quest’estate in Brasile invece è stato inviato un esercito di editorialisti politici che sulle prime pagine dei loro quotidiani ci facevano cadere le braccia con racconti al limite della surrealtà: normali sconfitte trasformate in disfatte epiche, metafore abusate e consunte sulla poca flessibilità della Germania o sul Portogallo in debito, luoghi comuni spacciati per intuizioni e analisi tattiche da Bar Sport (vedi qui sotto). Ci hanno fatto rimpiangere le belle cronache con il racconto delle azioni salienti e il minuto in cui si sono sviluppate, costringendoci a cercare bulimici le analisi originali di chi di calcio ne sa. (Foto: Il tedesco Sami Khedira ha scelto delle sedie scomode per la sala da pranzo. La fidanzata Lena Gercke cerca invano una posizione per prendere il tè delle cinque)

 

Ingegneri pallosi. Ho già parlato troppo bene dei tedeschi, e non intendo proseguire oltre questa pratica masochistica. Il gol di Götze è stato bellissimo, sull’unico errore dell’ottima difesa argentina il ragazzo era talmente solo che per un istante, tra lo stop e il tiro, è andato in depressione (“Ma non mi caga nessuno?”). La vittoria della Germania ha più la forma di un vuoto riempito che di un’impresa memorabile. In un Mondiale bello ma senza stelle, fenomeni, grandi squadre capaci di annichilire gli avversari (la semifinale del 7-1 è un’eccezione troppo assurda per fare statistica), l’unica cosa che si afferma è la capacità ingegneristica dei tedeschi. Ha vinto l’ottima mediocrità germanica, che in assenza del quid ha fatto bene i compiti a casa, crescendo una generazione di buoni giocatori che insieme funzionano. Bravi, pettinati, precisi. Pure troppo. In sintesi, che palle. (Foto: Dopo le sette pere rifilate al Brasile in semifinale, contro l'Argentina ai tedeschi ne è bastata una per vincere la Coppa).

 


Carri armati.
E’ stato il Mondiale dei carri non troppo allegorici delle Nazionali prima vincenti e poi perdenti, assaltati e abbandonati da giornalisti, tifosi, ex calciatori e passanti. Mestiere più antico della prostituzione (ma a esso assimilabile), il salto sul e dal carro del vincitore ha visto parecchi contusi in questo mese di partite. Si è cominciato con l’Italia post Inghilterra, quando la pochezza dei miei connazionali ha lasciato credere che Prandelli fosse un genio e Balotelli un killer implacabile. Dopo l’eliminazione degli Azzurri tutti a sputare sul cadavere, come un paio di settimane dopo si sarebbe fatto con il Brasile, prima dato per favorito dal destino e dagli arbitri e poi spernacchiato da tutti. A Suárez è bastato un morso sulla spalla per passare da fenomeno ad animale, a Van Persie un paio di partite loffie per scivolare nel dimenticatoio dopo il-gol-più-bello-del-mondiale. Lo stesso è successo con Messi, naturalmente, partito provocando orgasmi nei commentatori per ogni passaggio orizzontale e finito crocifisso al luogo comune più equivocato della storia, “Messi è/non è come Maradona”. (Foto: La fidanzata del tedesco Götze, Ann Kathrin Brömmel, non trova più la sua sdraio in spiaggia)

 

Belli capelli. Certo nulla in confronto a quanto è successo alla bella e brava Axelle Despiegelaere, ragazza belga ingaggiata da L’Oréal dopo essere stata fotografata sugli spalti di Belgio-Stati Uniti. I professionisti della rottura di palle hanno trovato sul suo profilo Facebook una foto di lei, sorridente e fucile in spalla, accanto a una gazzella morta durante un safari. E poiché il politicamente corretto ormai vale più della figaggine, la ragazza è stata salutata in fretta e furia da L’Oréal. Adesso avrà più tempo per sparare agli animali e agli animalisti.