Beppe Grillo (Foto La Presse)

Grillo chi?

Redazione

Umiliato da Renzi, prende a testate il muro della propria irrilevanza.

A Beppe Grillo è andato di traverso l’ebetino e il dolore gli si strozza in gola come un urlo sordo di sconfitta. Nel giro di poche ore, annullando l’incontro con la delegazione dei Cinque stelle, Matteo Renzi gli ha inflitto un’umiliazione che brucia due volte. Perché la cancellazione del vertice, motivata dal premier e segretario pd con la necessità di non perdere tempo dietro alla vaghezza infeconda dei grillini, certifica una volta in più la sopraggiunta irrilevanza del movimento di Gribbels & Casaleggio in tema di riforme. E a maggior ragione perché Grillo proprio sull’indisponibilità al confronto con i “morti che camminano” (grosso modo tutti gli altri tranne lui) aveva costruito i pochi attimi della sua fortuna comunicativa, incorniciati da due dirette streaming nelle quali aveva prima asfaltato Pier Luigi Bersani e poi sculacciato forte lo stesso Renzi. Quelli sì che erano giorni. Ma poi, una volta maturata la tremenda scoppola alle elezioni europee della primavera scorsa, i pentastellati avevano ingollato in fretta e furia Maalox e buoni propositi: basta con la solita caterva d’insulti ciechi, qui bisogna mostrarsi collaborativi o per lo meno disponibili a esaminare le proposte del governo, altrimenti la nostra gente non ci segue più.

 

Di qui lo sforzo innaturale dell’urlatore Grillo, accompagnato da una collana d’interviste di sodali e fiancheggiatori (già sconfessata, però, quella troppo osée di Di Maio): tutti improvvisamente pronti a controproporre e almanaccare con Renzi sull’Italicum e sul nuovo Senato, sperando che il premier sconfessasse il patto del Nazareno. Invece nemmeno una stretta di mano. E adesso? L’ex comico le ha prese da Renzi con gli interessi e si vede costretto a dirgliene tante. E’ stato dichiarato inabile al confronto politico – non abbiamo tempo da perdere, ci scriva una letterina con le sue idee e poi vediamo: ecco, in estrema sintesi, il massimo della degnazione renziana –, è logico che reagisca così: “Stiamo scivolando lentamente verso una dittatura a norma di legge… da sbruffoni della democrazia… una grande criminalità organizzata di stampo democratico… non concediamo più un millimetro, non siamo in un angolo, faremo un’opposizione molto più dura di prima”. Che è come dire: se mi lasci non vale. Straziante.