La mano tesa di Putin

Redazione

Oggi Mosca dialoga con Kiev, è la prima chance di pace in Ucraina. C’è chi sospetta una astuta manovra. Ma la retromarcia di Putin sembra sincera. Anche perché ama definirsi “pragmatico”. La reazione dell’occidente – per qualcuno blanda e ambigua, per altri troppo drastica – è stata una sorpresa.

Vladimir Putin si fa togliere dal suo Senato – con 153 “sì” e un voto contrario – l’autorizzazione all’intervento militare in Ucraina, concesso quattro mesi fa quando sembrava il primo passo della rifondazione dell’Urss. Oggi Mosca tende la mano a Kiev che negozia la tregua con i separatisti. C’è chi sospetta una astuta manovra. Ma la retromarcia di Putin sembra sincera. Anche perché ama definirsi “pragmatico”. La reazione dell’occidente – per qualcuno blanda e ambigua, per altri troppo drastica – è stata una sorpresa: Vladimir Yakunin, uno dei “sanzionati”, paragona le bacchettate di Unione europea e Stati Uniti alle “zanzare siberiane, fastidiose ma non uccidono nessuno”, ma hanno già portato a una reazione a catena di scambi bloccati e contratti congelati. Per l’orgoglio di Putin è bruciante trasformarsi da leader mondiale a ospite imbarazzante. Ma soprattutto, con 100 miliardi di dollari di capitali fuggiti dall’inizio dell’anno, l’inflazione in aumento e una crescita quasi ferma sfidare il mondo è un lusso che non può permettersi. Il ministro del Tesoro Anton Siluanov ha annunciato ieri che il governo non restituirà 243 miliardi di rubli di fondi pensionistici privati: “Sono stati spesi per la Crimea e non ci sono fondi per saldare il debito”. L’altro fattore da considerare è il fallimento sul terreno ucraino. Il richiamo della madre Russia ha fatto presa solo in poche città, con massiccio aiuto di mercenari russi. L’élite ucraina, anche quella dell’est, è stata insolitamente compatta nel voltare le spalle ai russi. Un po’ per prudenza, un po’ per debolezza Kiev invece non ha trasformato Donetsk in una Cecenia, e oggi il presidente ucraino Poroshenko gestisce una finestra di opportunità senza pari e, forte del sostegno occidentale, detta le condizioni della pace: “La voglio, ma non a qualunque costo”.