Corradino Mineo in Aula (foto LaPresse)

Mineo è orripilante, ma il processo al suo hate speech è peggio

Giuliano Ferrara

Qui bisogna che ci mettiamo d’accordo. Che cos’è hate speech? Che cos’è il discorso d’odio passibile di sanzione legale? Gli insulti a Gad Lerner come ebreo di merda sono hate speech. Secondo me meritano molto più che una sanzione legale, non so esprimere tutto il disprezzo per la loro intrinseca debilitante miseria morale.

Qui bisogna che ci mettiamo d’accordo. Che cos’è hate speech? Che cos’è il discorso d’odio passibile di sanzione legale? Gli insulti a Gad Lerner come ebreo di merda sono hate speech. Secondo me meritano molto più che una sanzione legale, non so esprimere tutto il disprezzo per la loro intrinseca debilitante miseria morale. Ma la censura dell’antisemitismo, fatto storico ed etico con il quale dovranno fare i conti generazioni sopravvissute alla shoah, è cosa diversa dai vezzi del politicamente corretto. Perché quella povera e triste anima querula di Corradino Mineo deve scusarsi, prostrarsi, umiliarsi di fronte all’altare del decente per obbligo, avendo addebitato comportamenti “autistici” a un Renzi che furbamente respinge l’etichetta appellandosi al rispetto per le famiglie dei ragazzi affetti da autismo? Questo è ingiusto, sebbene sia rallegrante in sé ogni possibile incidente linguistico che occorra a quegli squattrinati di senatori révoltès del Partito democratico in lotta contro il buon senso riformatore.

 

[**Video_box_2**]Prendete una banale voce di Wikipedia: “L’autismo, chiamato originariamente Sindrome di Kanner, è considerato dalla comunità scientifica internazionale un disturbo neuro-psichiatrico che interessa la funzione cerebrale; la persona affetta da tale patologia esibisce un comportamento tipico caratterizzato da una marcata diminuzione dell’integrazione socio-relazionale e della comunicazione con gli altri ed un parallelo ritiro interiore. Attualmente risultano ancora sconosciute le cause di tale manifestazione, divise tra cause neurobiologiche costituzionali e psicoambientali acquisite”. Imputare chiusura, sebbene in senso politico, e aggiungere che nel comportamento di un collega o compagno o avversario-rivale si manifesta, nell’esercizio della leadership, una “marcata diminuzione dell’integrazione socio-relazionale e della comunicazione con gli altri”, bollando tutto questo di autismo, non è un’offesa a chi sia stato diagnosticato della Sindrome di Kanner o alla sua famiglia: bisogna essere un po’ folli o parecchio furbi per ingabbiare il linguaggio in vicoli tanto tortuosi e ciechi. Se dico che il tuo comportamento è paralizzante offendo i tetraplegici? Se ti do di bischero si risentiranno coloro che hanno un deficit cognitivo? Se racconto del biondino della spider rossa, parlando di un mistero criminale, discrimino in base alla caratura tricologica di soggetti chiari e scuri?

 

Hate speech è un concetto difficile, bisogna avere letto qualche libro, non basta compulsare i codici nei loro lemmi novissimi, negli articoli generati dal silly speech contemporaneo. Il razzismo biologico spregevole e assassino del Terzo Reich o delle sue autorità culturali e civili è, come per esempio losco nello sconfortante e feroce verbo judeln (puzzare come un ebreo), una corruzione del linguaggio. Se assimiliamo ogni definizione, anche misurata e blanda, al parlare criminoso e razzialmente connotato dall’odio, abbiamo finito di parlare, diciamo solo cose prive di senso. Una volta sostenni che gli tzigani sono formidabili nella sensibilità all’uso strumentale del violino, e forse è anche una scemenza, ma è la presa d’atto innocente del paesaggio malinconico e fecondo di una pezzo di storia, di letteratura e di luogo comune d’Europa, non è hate speech.

 

Insomma, stiamo attenti. L’attribuzione di un atteggiamento autistico non è una carognata, è un tentativo, più o meno felice, di esprimere la ripulsa verso una sottrazione al dialogo e all’integrazione di gruppo di un soggetto obbligato all’interlocuzione, cioè un leader di partito. Lasciate che ve lo dica io, che sarei ben più che autistico con i falsi prim’attori intenti a riassorbire nella politichetta d’aula e di commissione quel barlume di riformismo nel quale oggi si può sperare attribuendone il peso anche al giovane Renzi, io che sarei totalmente chiuso e impermeabile: “autismo” in quel senso e in quel contesto non è affatto offensivo.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.