
Putin sì e no
Chi è Putin? Intanto è un idolo estetico douteux, come direbbero i francesi. L’apparenza è quella di un lifting anche un po’ eccessivo. I cavalli, le tigri, i fucili da caccia siberiana, il torso troppo nudo, il muscolo pallido e un po’ flaccido, tutta paccottiglia imprestatagli dal suo amico Berlusconi, che ha ben altra stazza e consistenza, come eroe pop dell’entertainment e delle bandane. Però è quello che ha rimesso in piedi la Russia, fragile dopo quasi un secolo di comunismo, bella e ubriaca e feroce sotto Eltsin per un periodo troppo breve e troppo ceceno.
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Chi è Putin? Intanto è un idolo estetico douteux, come direbbero i francesi. L’apparenza è quella di un lifting anche un po’ eccessivo. I cavalli, le tigri, i fucili da caccia siberiana, il torso troppo nudo, il muscolo pallido e un po’ flaccido, tutta paccottiglia imprestatagli dal suo amico Berlusconi, che ha ben altra stazza e consistenza, come eroe pop dell’entertainment e delle bandane. Però è quello che ha rimesso in piedi la Russia, fragile dopo quasi un secolo di comunismo, bella e ubriaca e feroce sotto Eltsin per un periodo troppo breve e troppo ceceno. Ha dato parvenza di autorità e legalità al vasto sistema burocratico e corruttivo delle anime morte. Civetta anche con i valori non negoziabili, e legifera ambiguamente sui gay, proibendo la propaganda della gay culture in presenza dei bambini, che devono andare a letto dopo Carosello, naturalmente. Putin fa lo smargiasso in morale, cosa poco commendevole perfino per noi bigotti laici, ma quando i trichechi di Manhattan, Upper West Side, assalgono fuori dal Lincoln Center la voce paradisiaca di Anna Netrebko e le mani prensili di Valeri Gergiev, imputando ai grandi musichieri di essere complici di un tiranno omofobo, divento putiniano e omofobo.
Quando se ne andrà dal Cremlino, alla fine dei mandati legali che ha ricoperto e può ancora ricoprire in futuro, compreso il mandato per procura della legislatura affidata pro forma a Medvedev, Putin avrà regnato su tutte le Russie per un tempo più che considerevole, oltre un quarto di secolo. Solo Giovanni Paolo II gli tiene testa, visto che Gheddafi governò a lungo una tribù e Castro è l’Ubu Roi di un’isoletta caraibica senza vera importanza. Questo solo fatto dà un rendiconto di Putin che dovrebbe suggerire agli intellettuali e ai censori dell’occidente colto e abbondante, anche in democrazia, astensione, se non ascesi, posto che vogliano capire la politica prima che editorialeggiare a vanvera. Putin è uno che carcera e scarcera a piacimento, credo che in termini di affari personali sia di molto superiore ormai anche a Warren Buffett e a George Soros. E’ uno che garantisce le libertà civili mentre le limita, offendendo la nostra nozione di libera stampa e libera tv, ma nel momento stesso in cui vieta e si vieta ogni forma di censura preventiva. Lascerà un paese pieno di libertà anche piccolissime, e la prima libertà è quella di consumare, come sanno i liberali con una sola b. Consumo culturale, consumo letterario, consumo trasgressivo, che nelle città di Putin è ampiamente ammesso. Solo l’ufficialità prevede un certo decoro russo, grande russo. E l’ufficialità certo nasconde una pulsione autoritaria, ma bisogna essere stupidamente anglosassoni, privi di vera cultura cosmopolita, per non capire, come ogni tanto accade anche al Wall Street Journal, che il tentativo di raddrizzare le gambe al cane russo è diverso dalla proclamazione e dalla gestione di una nuova guerra fredda. I liberali un tempo, in polemica con Bush, dicevano: dovete disarmare gli afghani tribali in armi. E un generale italiano cinico rispose: andate voi a togliergli i kalashnikov. Ecco: provate voi a tenere insieme la Russia, giocherelloni che non siete altro.
Sparare su Putin costa niente. Per questo mi piace Berlusconi quando spara su una giornalista che spara su Putin, dal podio della sua villona in Sardegna. E’ un esercizio, quello di battersi per la libertà russa con vibrazioni chopiniane, francamente un po’ cheap. Tenerlo sotto controllo, questo sì, e non mandargliene una buona che sia una, questo è opportuno. Ma fare di Putin lo scudo plumbeo della nostra leggerezza e noncuranza per le questioni serie, questo no.
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