Tra cardinali si disputa su cose essenziali, no sul pappagallo

Giuliano Ferrara

Ogni tanto succede. Intorno alle notizie  si crea uno strano vuoto. La cosa sta lì, nella sua invincibile realtà. Ma il mondo virtuale dei giornali ha la forza di trascurarla. Ci arriveranno, ma solo quando è tutto pronto, quando sarà loro comodo. E’ accaduto con il fenomeno Marchionne, la cui dirompente caratteristica di rottura del vecchio sistema fummo per mesi i soli a segnalare. Di questi giorni è l’incresciosissima notizia di un arnese degli apparati di stato avvicinato a Totò Riina perché parlasse opportunamente. Non importa che i fatti ci siano, e che si trovi anche chi ha il coraggio di commentarli e vederli, il nostro giornale risulta in questi casi un giornale straniero (in lingua araba).

    Ogni tanto succede. Intorno alle notizie  si crea uno strano vuoto. La cosa sta lì, nella sua invincibile realtà. Ma il mondo virtuale dei giornali ha la forza di trascurarla. Ci arriveranno, ma solo quando è tutto pronto, quando sarà loro comodo. E’ accaduto con il fenomeno Marchionne, la cui dirompente caratteristica di rottura del vecchio sistema fummo per mesi i soli a segnalare. Di questi giorni è l’incresciosissima notizia di un arnese degli apparati di stato avvicinato a Totò Riina perché parlasse opportunamente. Non importa che i fatti ci siano, e che si trovi anche chi ha il coraggio di commentarli e vederli, il nostro giornale risulta in questi casi un giornale straniero (in lingua araba). Questo non avviene perché siamo bravi, Dio ci guardi dalla vanità, o liberi, lasciamo ad altri la palma della libertà di stampa, ma solo perché di certe cose è preferibile tacere, anche quando si sanno per filo e per segno, a costo di annoiarsi con dettagli inessenziali.

    E’ il caso, veramente canonico in ogni senso, della chiesa del silenzio e nel silenzio. Che non è quella privata della sua libertà, fenomeno euroasiatico dei decenni trascorsi cui misero fine tra gli altri un Papa che sarà santo tra poco e un altro suo collaboratore e successore che se ne sta emerito in Vaticano, è piuttosto quella che esercita la sua libertà di parlare, opportune e inopportune, come diceva san Paolo, ma su giornali stranieri come l’Osservatore Romano, il Foglio o il Kölner Stadt-Anzeiger. Non si può pensare che sia forzata l’interpretazione e la valutazione che ogni giorno stiamo facendo del peso delle dispute sostanziali in atto nella chiesa cattolica, della cui importanza per la vita del mondo contemporaneo, della sua cultura, del suo linguaggio, è inutile dire. Certo il pappagallo amico del Papa è importante. La sciarpa bianca e il naso rosso del Papa raffreddato sono importanti. Importa la registrazione del rating di popolarità di Francesco, altissimo, dalla copertina di Time a quella di Rolling Stone alle folle festanti in San Pietro. Ma non ha una qualche rilevanza, ben più che meramente vaticanistica, anche il dissidio tra il numero due esecutivo del consiglio della corona, quel Oscar Rodríguez Maradiaga che coordina gli otto cardinali incaricati di mettere sottosopra la chiesa, e del tradizionale custode della fede, l’imminente cardinale e capo della Congregazione per la dottrina Gerhard Ludwig Müller? Non è bello, come scriveva l’ecclesiologo Henri de Lubac S.I., far bollire le contraddizioni della chiesa in un pentolone polemico artefatto, ma quel che vale come misura di prudenza per i fedeli, e fino a un certo punto, vale fors’anche per la stampa laica che lavora fuori le mura per capire il mondo? No di certo. Ora, i due discutono di famiglia, sesso, matrimonio, sacramenti, gender e vita dal concepimento alla nascita, e pare di capire che esprimano concetti molto dissimili, in forme molto dirette: Maradiaga dice che Müller ha la mentalità di un teologo tedesco, curiosa assonanza con una situazione papale precedente alla attuale, e che i teologi tedeschi non sono in grado di capire, se non glielo si spieghi per benino, che le verità dottrinali evangeliche vanno interpretate, anche quelle stampate a chiare lettere in tema di matrimonio, poi divenute sacramento, insomma qualcosa di parecchio stabile. La disputa è sulla virtù della misericordia e sulla giustizia divina, mica robetta. Altre opposizioni, sempre all’interno di una “comunità di vocazione” che nessuno mette in discussione, riguardano la lotta per decostruire, diciamo così, la cultura anti life del contemporaneo: il frate cardinale O’Malley dice da Boston che la chiesa non ha quest’ossessione, lascia quella contraria, promuovere le libertà riproduttive, al New York Times, che pubblica a ripetizione articoli pro aborto. Ma il vescovo di Lione scende in piazza, abbraccia la piattaforma della Manif pour Tous, il tutto mentre si prepara, a colpi di sondaggi o formulari di interrogazione della base, una scarica di appuntamenti da Vaticano III, di tema dottrinale, ai quali arrivano agguerriti, ma divisi anche loro, i potenti vescovi tedeschi. Quanto durerà il silenzio opportunista e buonsensaio dei media sulle cose che contano?

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.