Com'è buffa la deuxième Dame e quanto uccide il ridicolo

Giuliano Ferrara

Ci sono cose che, lo ammetterete, fanno ridere. Il motorino, il casco, la garçonnière, i croissant caldi portati dalla scorta agli amanti segreti fanno ridere più di un divorzio. Ma non più di una “separazione consensuale” di due perfetti estranei giuridici, un presidente della République e una giornalista di Paris Match, annunciata e poi smentita da uno pseudocomunicato dell’Eliseo.

    Ci sono cose che, lo ammetterete, fanno ridere. Il motorino, il casco, la garçonnière, i croissant caldi portati dalla scorta agli amanti segreti fanno ridere più di un divorzio. Ma non più di una “separazione consensuale” di due perfetti estranei giuridici, un presidente della République e una giornalista di Paris Match, annunciata e poi smentita da uno pseudocomunicato dell’Eliseo. Nel paese felice, la Francia, che ebbe quaranta re, e che re, si può rinunciare alla corona, si possono portare com’è sempre stato le corna secolari al posto del diadema sacro, ma non si dovrebbe rinunciare allo status di marito e moglie. E perché? chiederete. Sei un babbione, un conformista, uno di quelli che non capiscono, e sorridono bonariamente, se nei ringraziamenti o acknowledgments finali di un libro scritto da un maschio è tributato il solito onore, “senza di lui non avrei potuto scrivere queste pagine”, al “mio magnifico marito”. Sì, sono proprio quel babbione lì.

    La chiesa cattolica si appresta a quanto pare al grande passo dottrinale, reinterpretativo dei precetti sacramentali del vangelo di Cristo, consistente nell’ammettere il divorzio alla comunione. In un modo o nell’altro, cercheranno di trovare la soluzione a un effettivo problema sociale. Per la porta più larga, ché quella stretta costa la fatica di una predicazione ormai giudicata impossibile, sarà benedetta la famiglia allargata, patchwork, e consacrato anche l’adulterio (ma che parola grossa, mamma mia, e quanto desueta). Va bene, facciano un po’ quello che possono. Ma nella vita laica del secolo la coppia di fatto al posto del matrimonio ha delle conseguenze comiche. Puoi riformulare il protocollo quanto vuoi, celebrare la privacy, ma l’idea della deuxième Dame ha qualcosa di risibile, e l’idea della coppia presidenziale aperta ha qualcosa di maestosamente grottesco.

    Nel loro solenne conformismo in stile Mayflower, gli americani sanno che i loro presidenti possono eccome incappare in varie qualità di puttanesimo, anche alla Casa Bianca, anche nello studio ovale, ma alla forma ci tengono. I Clinton possono soffrire o no le pene d’amore dell’inferno, con i piaceri della geenna stagistica squadernati davanti alla nazione, ma la salvezza del loro matrimonio ha un fondo di compostezza istituzionale che evita il ridicolo, magari sacrificandogli una bella quantità di ipocrisia. Il ridicolo uccide, si sa. E la storia di Hollande, della Trierweiler e dell’altra, la bellissima Julie, è intrisa come una spugna del pochadistico, è una forma di marivaudage che non regge la prova degli stucchi dorati, delle presentazioni di coppia tra presidenti, del vincolo ordinario dovuto all’opinione pubblica. Niente di insuperabile, naturalmente, quelli sono paesi in cui le cose private non diventano come da noi, come nella nostra caserma antigiuridica, elementi di una giustizia penale barbarica. E vivaddio. Meglio il ridicolo del tragico.

    Però il matrimonio cristiano o civile è forse una cautela cerimoniale, così come l’eventualità di una vita da single, senza invasività della strana coppia, di cui i potenti dovrebbero d’ora in poi tenere conto. Quel sacramento anche nella sua versione laica, anche fictional o metaforico, ha un contenuto di promessa, di lealtà, di stabilità e di sguardo rivolto al futuro che sarebbe stupido sottovalutare, nel momento in cui il suo opposto, la caricatura del libero amore, fa grandi passi sulla strada dell’inverosimile e del buffo. Non credete?

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.