
Renzi stana i topini dagli angoli
Il professor Alberto Asor Rosa è antropologo e politologo. Antropologo nel senso che fa dell’estraneità e diversità culturale degli avversari tra loro materia di una censura liquidatoria a sfondo moralistico, ai limiti dell’antropofagia. Chiamò nel 2011 i carabinieri, che avevano altro da fare, per rimuovere il presidente eletto Berlusconi con un golpe democratico. Chiama ora la sinistra, sotto la protezione di un lungo ciclo governato da Enrico Letta e dal suo ministero di coalizione con Angelino Alfano, a sbarazzarsi di un leader eletto, Matteo Renzi.
Il professor Alberto Asor Rosa è antropologo e politologo. Antropologo nel senso che fa dell’estraneità e diversità culturale degli avversari tra loro materia di una censura liquidatoria a sfondo moralistico, ai limiti dell’antropofagia. Chiamò nel 2011 i carabinieri, che avevano altro da fare, per rimuovere il presidente eletto Berlusconi con un golpe democratico. Chiama ora la sinistra, sotto la protezione di un lungo ciclo governato da Enrico Letta e dal suo ministero di coalizione con Angelino Alfano, a sbarazzarsi di un leader eletto, Matteo Renzi, che a giudizio del professore è detestabile in quanto ha un timbro plebiscitario, personale e modernista incompatibile con la visione perbene della società alla quale gli antropologicamente superiori sono affezionati. La sua politologia è semplice.
Partiti e ideologie sono il bene civile. Ciò che supera gli uni e le altre è il male civile.
E’ vero che in una Repubblica parlamentare i partiti forti sono una dote decisiva. Nel vecchio proporzionale, oggi tornato in auge per scelta togata, ma senza alcuna legittimazione democratica perché furono gli italiani via referendum a seppellire il proporzionale, i partiti erano forti per idee e organizzazione a quelle idee corrispondente. Nel maggioritario, che certo non ha risolto in vent’anni le questioni decisive che ha affrontato (riforme e governabilità) ma corrisponde all’idea di partiti leggeri a vocazione maggioritaria e di leadership con una responsabile connotazione personale, e postula riforme istituzionali e costituzionali mai varate, partiti e istituzioni si devono reinventare. Il progetto Renzi è tutto lì, pare. Compresa una continuità strategica con il fenomeno Berlusconi. Che la mobilitazione scismatica a sinistra sia inaugurata da un manifesto ideologico retrogrado e fanatico del professore, è un segno. Ha molti difetti, ma Renzi i topini li sa stanare.


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