La chiesa non antiabortista

Giuliano Ferrara

Papa Francesco ha dato nuovi segnali di avere in uggia chi rompe i coglioni contro l’aborto (vedi qui). E’ figlio della chiesa, come dice, è per la vita, ci mancherebbe, ma la sua riforma spirituale è un ritorno al cuore e alla fede, ha un impasto di mistica e di ascetica gesuitica incompatibile con ragionamenti di dottrina troppo rigidi sulla società contemporanea. Siamo sempre lì, alla casuistica secentesca, al conflitto tra il giansenista cristiano Pascal e i Reverendi Padri delle Provinciales.

Matzuzzi Via quel card. che non si adegua

    Papa Francesco ha dato nuovi segnali di avere in uggia chi rompe i coglioni contro l’aborto (vedi qui). E’ figlio della chiesa, come dice, è per la vita, ci mancherebbe, ma la sua riforma spirituale è un ritorno al cuore e alla fede, ha un impasto di mistica e di ascetica gesuitica incompatibile con ragionamenti di dottrina troppo rigidi sulla società contemporanea. Siamo sempre lì, alla casuistica secentesca, al conflitto tra il giansenista cristiano Pascal e i Reverendi Padri delle Provinciales.
    Sei anni fa, sotto Natale, m’incazzai di brutto con Sua Eccellenza la Bonino che lavorava per la moratoria sulla pena di morte con fare sussiegoso e onusiano, e ricordai che semmai, morte per morte, vita per vita, era ora di fare una moratoria sugli aborti, che erano arrivati, a trent’anni dalle leggi e sentenze di regolamentazione, alla pallida e sinistra cifra di circa un miliardo nel mondo. C’era l’aborto per tutti i gusti e ne avevo personalmente fatto un’esperienza tanto più drammatica quanto più inconsapevole per tre volte con mie partner che accondiscesero alle mie grottesche paure omicidarie: eugenetico in Asia, selettivo e di programmazione delle nascite, della privacy personale in America, l’aborto come diritto riproduttivo sostenuto dai fondi dell’Onu, l’aborto come tutela sociale della maternità (legge italiana 194), l’aborto come scarto dell’embrione a scopi clinico-terapeutici presunti, l’aborto come idolo e mostruoso simbolo di una sordità morale che per la prima volta nella storia dell’umanità, naturalmente anche e sopra tutto in Europa,  aveva trasformato un gesto clandestino e barbaro di annichilimento personale e solitudine femminile in una specie di celebrazione della famiglia come Accoglienza; e se l’accoglienza non c’è, per ragioni di ogni tipo non esclusa la carriera o una vacanza irrinunciabile o una vaga e anche genuina concezione dell’amore e del sesso, chissenefrega.

    La legge bronzea dell’amore moderno era prevenire, pillola, e poi uccidere se necessario, con l’applauso e la comprensione ipocrita del mondo per il dramma della donna. Che grandissimo schifo morale. Altro che la pena di morte.

    Sei anni dopo rifletto ad alta voce. La chiesa di Ratzinger e Ruini sembrava incoraggiarmi, in realtà mi lasciò discretamente solo nonostante tutti gli Evangelium vitae e altri pronunciamenti, nel quarantennale della Humanae vitae del coraggioso e abbandonato Paolo VI. Non mi lamentai delle porte chiuse delle sagrestie, quando presentai una lista pazza ma laica alle elezioni, di perfetto insuccesso, perfettamente incompresa e forse incomprensibile per l’opinione elettorale media, una lista contro Berlusconi mio amico sordo a certi discorsi, che mi aveva scongiurato di abbandonare quel tema divisivo, contro le femministe che venivano a tirare quintali di prezzemolo al Foglio, contro il mondo di celluloide della ricerca scientifica, contro la stragrande maggioranza dei cattolici (ciellini di vertice compresi: Formigoni arrivò a prendermi in giro facendo un giretto di valzer politicante intorno alla lista, monsignor Fisichella, poi sanzionato dalla maleducazione argentina della famosa e benedetta sedia vuota, mi irrise nel momento della sconfitta, perché l’uomo è quello). A noi prolifer sbilenchi e un po’ assurdi tirarono le uova, le bombe carta, la campagna fu protetta da polizia e carabinieri, a Bologna ci fu un tentativo di linciaggio in piazza Maggiore. Un liberale come Panebianco mi difese, con lui pochi altri capaci di capire lo spirito non oscurantista, ma illuminista, non devoto ma culturalmente cristiano, della nostra rivolta.

    L’ho scritto già tempo fa. La chiesa si può permettere di fungere da contraddittorio del mondo solo fino a un certo punto. Noi giudicavamo e credevamo di avere i titoli per farlo. Francesco non è dunque una assoluta novità, ma è la ratifica del fatto che fede, misericordia, perdono e cuore vengono prima di un giudizio etico sul peccato. Prendo atto, da laico, e chiedo da laico una completa riabilitazione a chi fece dei miei pochi amici e di me, nella chiacchiera caciarona, ignorante e demoniaca del mondo abortista, il missus delle gerarchie. Stronzi.

    Matzuzzi Via quel card. che non si adegua

     

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.