La società infanticida dimentica la curiosità mentale per l'infanzia

Giuliano Ferrara

Chi ha l’età di questo giornale (al limite dei vent’anni) della pedofilia conosce solo l’aspetto mediatico e criminale, ma quasi esclusivamente quello legato alla tragedia del clero d’America o d’Irlanda, alla messa in stato d’accusa della chiesa cattolica e alla sua espiazione, al massimo ai peccadillos di gioventù dei Gruenen e di certa sinistra liberale tedesca post sessantottina, che voleva fare della pedofilia quel che oggi vogliono farne gli psichiatri americani, una semplice inclinazione sessuale.

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    Chi ha l’età di questo giornale (al limite dei vent’anni) della pedofilia conosce solo l’aspetto mediatico e criminale, ma quasi esclusivamente quello legato alla tragedia del clero d’America o d’Irlanda, alla messa in stato d’accusa della chiesa cattolica e alla sua espiazione, al massimo ai peccadillos di gioventù dei Gruenen e di certa sinistra liberale tedesca post sessantottina, che voleva fare della pedofilia quel che oggi vogliono farne gli psichiatri americani, una semplice inclinazione sessuale.

    Ancora negli anni Cinquanta, con Vladimir Nabokov, Balthus e J. D. Salinger, l’umanità che sente e pensa le questioni classiche alla luce del moderno faceva dell’adolescenza un problema degli adulti. Il mondo voleva capire i suoi bambini e il loro desiderio, e in certo senso li desiderava. Lolita era una scandalosa seduttrice da milioni di copie, ed entrò nei dizionari come gli eroi immortali della letteratura; Balthus uno strano eccellente pittore che negli anni Trenta aveva cominciato una parabola di decrittatore della feroce tristezza e dell’ambiguità delle bambine; il giovane Holden Caulfield incubava e insieme eruttava la rivolta dell’angoscia contro il mondo falso degli adulti, e parla a giovani e vecchi da generazioni.

    Arte, scandalo e vita si mescolavano inestricabilmente, ma grandi masse di lettori e una élite rilevante di conoscitori decisero che quel tema pittorico e letterario superava il confine del morboso personale, in qualche modo importava e pesava. Balthus quando era un pischello scrisse a uno zio che il suo grande sogno era di restare un bambino, considerazione decisamente da adulto. Humbert Humbert, lo stupratore di Lolita, è o diventa un criminale nella sua passione funesta per la dodicenne di Ramsdale, ma il suo male è un amore adolescenziale fallito. Salinger visse vita scontrosa e isolata dalle chattering classes e dall’invadenza dei mass media, perché in realtà nel suo esilio in patria con gli abitanti del villaggio del Connecticut in cui risiedeva (Cornish) aveva rapporti estroversi: ma ebbe una specie di fidanzamento travagliato con la sedicenne Oona O’Neill, la sfolgorante figlia del drammaturgo che a diciotto anni sposò il 54enne Charles Chaplin lasciando Salinger triste nella sua successiva carriera sentimentale di amante o corrispondente di belle adolescenti.

    Ci sarà pure una ricerca storica seria, incrocio di dati sulle letterature, le filosofie, le religioni, le arti, le legislazioni, le antropologie dei diversi secoli dell’era pre e post cristiana, a partire dal mondo delle Scritture sacre, in cui l’età di bambine e bambini e il loro rapporto con il mondo adulto sia il centro del pensare e leggere la realtà. Non la conosco. Ma sono certo che il capitolo novecentesco è fatale, definitivo, una chiusura dei tempi.

    Infatti noi abbiamo deciso di uccidere l’attenzione e la cura verso gli aspetti dubbi e misteriosi dell’adolescenza, rubricandoli sistematicamente sotto la categoria del morboso e del criminale in una società pansessualista, priva della vocazione alla meraviglia e al racconto delle anime, priva di castità. E l’aggressione alla chiesa è solo un aspetto della faccenda, peraltro reso caduco dall’innamoramento del mondo secolare per un papato dell’interiorità e del cuore, contrario all’interferenza nella vita morale della società. Se si pensi ai Cinquanta, e magari al “Peter Grimes” di Benjamin Britten (1945), si vede che è proprio una rinuncia quella che abbiamo compiuto. Tutto è divenuto lecito: incorporare il no alla vita nascente nella regolazione delle nascite secondo una pianificazione strettamente personale e riservata al nostro stile di vita, sterminare un miliardo di bambini non nati in quarant’anni, ora selezionarli per via di decimazione embrionale a seconda del sesso e di altre caratteristiche, e compiendo altri miracoli di cinismo e di sordità morale in nome della libertà della coscienza e dell’odio ai precetti etici. Ma la società infanticida ha generato un’avversione omicidaria verso la pedofilia intesa come rappresentazione mostrificata delle nostre paure e naturalmente dei nostri sentimenti di colpa.

    Di conseguenza, a parte altre considerazioni, è mancata quella speciale attenzione, che era tipica della paideia greca, ai meccanismi evolutivi della mente e del corpo nel momento della loro fioritura, e la carezza del prete o il buffetto del vecchio o la vocazione alla socializzazione dei bambini sono diventati fantasmi di un contatto impossibile, ormai, tra gli adulti e il loro recente passato, la loro scaturigine vitale, che è anche il futuro del mondo. A una piccola mostra newyorchese (Gagosian) di polaroid scattate da Balthus negli ultimi anni della sua vita c’è appeso al muro un foglio di testimonianza di una sua modella che tutti i mercoledì andava al Grand Chateau di Rossinière per posare e farsi disegnare o fotografare, dagli otto ai sedici anni. Un documento, un racconto, di assoluta disinibizione e purezza, che non leggeremo mai più, sulla relazione tra una modella bambina e un maestro che amava le bambine.

    Meotti Gli psichiatri Usa sdoganano la pedofilia, da malattia a “orientamento” - Vietti Manuale di autoerotismo didattico ad anni quattro. E a sei, viva i gay

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.