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Lasciate in pace Mario Balotelli, piuttosto andate a caccia di volpi
La cialtroneria del tritacarne mediatico non ha limiti, e in tempi di sospensione del campionato non c’è vittima migliore di Balotelli per riempire le fiacche pagine sportive. Il metodo è sempre lo stesso: accusarlo di aver fatto qualcosa che secondo i giornali non andava fatto, così da potere alzare il ditino e il sopracciglio, scrivere editoriali pensosi e corretti, lavarsi le coscienze e dormire il sonno dei giusti autoconvincendosi che se le cose vanno male è colpa del ragazzo del Milan. Senza chiedergli il permesso, il giornalista sportivo collettivo nel weekend lo aveva incoronato simbolo della lotta alla camorra, una sorta di Saviano nero con l’accento bresciano e con un fisico migliore.
Londra. La cialtroneria del tritacarne mediatico non ha limiti, e in tempi di sospensione del campionato non c’è vittima migliore di Balotelli per riempire le fiacche pagine sportive. Il metodo è sempre lo stesso: accusarlo di aver fatto qualcosa che secondo i giornali non andava fatto, così da potere alzare il ditino e il sopracciglio, scrivere editoriali pensosi e corretti, lavarsi le coscienze e dormire il sonno dei giusti autoconvincendosi che se le cose vanno male è colpa del ragazzo del Milan. Senza chiedergli il permesso, il giornalista sportivo collettivo nel weekend lo aveva incoronato simbolo della lotta alla camorra, una sorta di Saviano nero con l’accento bresciano e con un fisico migliore. Lui comprensibilmente si è adirato, twittando il suo disappunto per essere stato usato dai giornali in cerca di titoli: “Questo lo dite voi! Io vengo perché il calcio e bello e tutti devono giovarlo dove vogliono e poi c’è la partita!!!!”, il suo messaggio ortograficamente e politicamente scorretto. In allegato, la foto – all’incontrario – del titolo della Gazzetta. Apriti cielo, direbbe un italiano guardando le poetiche nubi su Londra. Gli stessi giornalisti che lo avevano eletto simbolo hanno preso a criticarlo perché non si era piegato alla loro definizione (i giornalisti non sopportano di essere smentiti, mica gli frega che Mario non faccia il testimonial pulito anti camorra). Ma il capolavoro dell’assurdo arriva poi, quando i giornalisti lamentano la troppa pressione mediatica a cui è sottoposto Balotelli. Roba da far impallidire Grillo che si lamenta del Fatto.
Meglio la polemica che da qualche giorno alcuni commentatori inglesi – anche da noi il campionato è fermo – hanno imbastito su quella che la Lettura del Corriere potrebbe chiamare “discriminazione territoriale 2.0”, strizzando l’occhio ai nuovi linguaggi come solo loro sanno fare. Oggi si diventa inglesi dopo cinque anni vissuti sul regio suolo, e questo fa naturalmente ingolosire quei calciatori che se giocassero nella propria nazionale potrebbero al massimo ambire a partecipare a una combattuta amichevole contro il San Marino. E’ il caso del giovane belga dello United, Januzaj, il quale ha rifiutato la convocazione della sua Nazionale perché – dicono – vuole essere arruolabile tra qualche anno dai Tre Leoni. Il gunner Wilshere si è lamentato della cosa, chiedendo più Inghilterra per gli inglesi, ma l’ex calciatore Garth Crooks ha replicato con un appello sul Guardian: si dia la cittadinanza agli stranieri più forti che militano in Premier League e li si faccia giocare in Nazionale. Così forse torneremo a vincere qualcosa. Vorrei evitare la chiusura della rubrica per Daspo, ma rilancio così: accogliere subito la richiesta fatta al governo da parte di un po’ di parlamentari di ripristinare la caccia alla volpe sul suolo britannico. Poi costringere gli stranieri che vogliono giocare in Nazionale a cinque anni di pratica continua del nobile sport. A quel punto possono indossare la gloriosa maglia. La cittadinanza si perde se a fine carriera ci si fa scrivere la biografia da Gianni Riotta.


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