Il partito degli anni verdi

Giulio Meotti

Il passato del leader dei Verdi tedeschi, Jürgen Trittin, torna spesso sul banco dell’opinione pubblica. Nel 2001 l’allora ministro dell’Ambiente Trittin fu accusato di non essersi dissociato da un manifesto che plaudiva all’uccisione nel 1977, da parte della Rote Armee Fraktion, del procuratore Siegfried Buback. Adesso il leader dei Verdi è sotto accusa per il sostegno alla pedofilia. E a ridosso delle elezioni, la vicenda rischia di rabbuiare l’astro nascente dell’ecologismo in Europa. Il professor Franz Walter dell’Università di Göttingen e il suo collega, Stephan Klecha, hanno scritto sul quotidiano Faz una denuncia della leadership Verde che proclamò la liceità della pedofilia negli anni Ottanta.

    Il passato del leader dei Verdi tedeschi, Jürgen Trittin, torna spesso sul banco dell’opinione pubblica. Nel 2001 l’allora ministro dell’Ambiente Trittin fu accusato di non essersi dissociato da un manifesto che plaudiva all’uccisione nel 1977, da parte della Rote Armee Fraktion, del procuratore Siegfried Buback. Adesso il leader dei Verdi è sotto accusa per il sostegno alla pedofilia. E a ridosso delle elezioni, la vicenda rischia di rabbuiare l’astro nascente dell’ecologismo in Europa. Il professor Franz Walter dell’Università di Göttingen e il suo collega, Stephan Klecha, hanno scritto sul quotidiano Faz una denuncia della leadership Verde che proclamò la liceità della pedofilia negli anni Ottanta. Nel 1981 Trittin, leader della corrente fondamentalista e radical del partito (i “Fundis”) opposta alla corrente pragmatica (i “Realos”), Trittin il moralista che paragonava la Bundeswehr, l’esercito federale, alla Wehrmacht di Hitler, firmò un “manifesto pedofilo” in cui chiedeva di “legalizzare i rapporti sessuali fra adulti e bambini”. Perché nell’ideologia verde, con l’accento sullo “stile di vita individuale” del “cittadino urbano, liberal e consumatore” che empatizza con “gli emarginati” e “protesta contro il potere nucleare”, la pedofilia giocava un ruolo di primo piano come “liberazione sessuale”.

    Il presidente della Corte costituzionale, Andreas Vosskuhle, ha rinunciato a tenere un discorso per la consegna di un premio all’altro leader dei Verdi, Daniel Cohn-Bendit, “Dany le Rouge”, il mito europeo del ’68 diventato “la coscienza critica della sinistra tedesca”. Il motivo? In un libro del 1975 Cohn-Bendit si espresse “in modo non privo di problemi sulla sessualità tra adulti e bambini”, ha detto Vosskuhle. Nel volume “Le Grand Bazar”, Cohn-Bendit racconta di quando faceva l’educatore in una scuola materna alternativa di Francoforte: “Il flirt con i bambini assunse presto tratti erotici, potevo davvero sentire come le ragazzine di cinque anni avevano già imparato come abbordarmi”. E poco dopo: “Mi è successo più volte che alcuni bambini mi abbiano aperto la patta dei pantaloni e abbiano iniziato ad accarezzarmi. Io ho reagito in modo diverso a seconda delle circostanze, ma il loro desiderio mi creava dei problemi. Ho chiesto loro: ‘Perché non giocate tra di voi, perché avete scelto me e non gli altri bambini?’. Se loro insistevano, però, li accarezzavo”.

    La bufera aveva trascinato giù “soltanto” Cohn-Bendit e altri quadri dei Verdi, mentre Trittin era rimasto in disparte, sperando che nessuno notasse il suo pamphlet pedofilo. Fino a oggi. L’analista Lothar Probst scrive che “la pressione dei media è così grande che la direzione del partito non ha avuto altra scelta”. E Trittin ha ammesso. Anche Volker Beck, portavoce dei diritti umani per i Verdi e il più noto attivista Lgbt tra i parlamentari, si è scoperto che in un articolo per il libro “Il complesso pedosessuale” del 1988 chiedeva di “riconsiderare la criminalizzazione del sesso con i bambini”. Le accuse di aver sponsorizzato la pedofilia erano state rese pubbliche dallo Spiegel e riprese dal Foglio (7 settembre).
    Sono gli stessi attivisti pro pedofilia ad aver ammesso l’importanza dei Verdi: “Gli ecologisti erano l’unica speranza dei pedofili”, ha detto Kurt Hartmann, allora capofila della corrente verde pro pedofilia nota come “Schwuppies”. Fu creata anche una “pedo-commissione” per sostenere i diritti dei pedofili. I ricercatori Walter e Klecha non si sono limitati a riportare i risultati delle loro ricerche, ma hanno accusato: “I Verdi tacciono volentieri, o al massimo mormorano, su un periodo della loro storia in cui inseguivano idee pazze e settarie e che vorrebbero essersi lasciati alle spalle da tempo. No, il tema della pedofilia non si presta a una buona campagna elettorale e tuttavia lascia costernati il silenzio del suo gruppo dirigenziale. In questo modo si espongono a una grave perdita della loro traboccante autostima e della superbia morale di ritenersi il partito dei buoni”.

    Durissima la Frankfurter Allgemeine Zeitung: “La pedofilia fra i Verdi era più diffusa di quanto finora ritenuto. L’amnesia è finita”. Al congresso Verde del 1985 passò il documento “Sessualità e dominio” in cui si chiedeva di liberalizzare i rapporti sessuali con i bambini “liberi dalla costrizione”. Un voto definito dalla Faz come “il più grande trionfo della pedofilia nella storia recente”.

    • Giulio Meotti
    • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.