
I falchi e altri rapaci
A noi sembra che i rapaci siano loro, altro che i falchi. Il partito che vuole la morte politica e civile di Berlusconi, e che inneggia alla giustizia uguale per tutti da vent’anni, in un paese in cui nessuno può negare che l’azione penale è amministrata con criteri di amicizia e di inimicizia politica, va avanti come una macchina schiacciasassi. Via la libertà personale. Via i diritti civili. Via la carica di senatore della Repubblica. Via i quattrini, che passano direttamente a Carlo De Benedetti, finanziere, editore del gruppo Espresso-Repubblica, piuttosto impegnato nel partito degli Arcinemici del Cav. e tessera numero uno del Pd.
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A noi sembra che i rapaci siano loro, altro che i falchi. Il partito che vuole la morte politica e civile di Berlusconi, e che inneggia alla giustizia uguale per tutti da vent’anni, in un paese in cui nessuno può negare che l’azione penale è amministrata con criteri di amicizia e di inimicizia politica, va avanti come una macchina schiacciasassi. Via la libertà personale. Via i diritti civili. Via la carica di senatore della Repubblica. Via i quattrini, che passano direttamente a Carlo De Benedetti, finanziere, editore del gruppo Espresso-Repubblica, piuttosto impegnato nel partito degli Arcinemici del Cav. e tessera numero uno del Pd. Anche le forme non le rispettano, se mai lo abbiano fatto in passato. Potrebbero lasciare che la famosa “decadenza” sia statuita dalla Corte d’appello di Milano, e transigere sull’interpretazione di una legge stupidamente grillina, e retroattiva, ma preferiscono che il lavoro sia grossolanamente imputato all’istituzione e alla politica. Un colpo di maggioranza, e magari la decisione golpista di ledere le garanzie della persona attraverso la trasformazione del voto, ovviamente segreto, in voto palese. Hanno sminuzzato l’aggressione ventennale, che uno dei loro capi ha definito sinistramente in tv “la resa dei conti”, frammentandone le tappe e i significati, e cercando di pararsi a ogni passo dietro la giurisdizione. Ma il sentore di un assassinio politico la gente lo ha sentito. E questo non ristabilisce affatto, a parte le “rese dei conti” congressuali e la disputa di falsi principi in cui è impegnata la guerra dei capi a sinistra, un rapporto nuovo e fecondo tra il popolo e la politica istituzionale.
Ripetiamo. Berlusconi ha questa caratteristica. La sua credibilità politica resta notevole fra gli italiani. E non può dipendere dalla sua capacità corruttiva né dalle “sue” televisioni, che sono un altro capro espiatorio in attesa di esecuzione patrimoniale e industriale. Le manette di Borrelli e dei suoi, all’inizio degli anni Novanta, portarono al crollo immediato del consenso verso “gli inquisiti”, che poi erano i capi dei partiti che avevano fatto e firmato la Costituzione più bella del mondo. Qui per cercare di prendersi una fetta del consenso del Cav. il leader probabile della sinistra fa un tour ultraberlusconiano a cena con Briatore, con Cavalli e con Malagò. Di suo, Berlusconi non scuce un voto, anzi, di recente se ne è ripresi la quantità sufficiente per rieleggere il presidente della Repubblica che gli strinse la mano nel 1994 e per fare un governo di larga coalizione.
Di fronte a questi rapaci, quando i falchi della corte reale dicono che non c’è alternativa, che bisogna tentare la spallata, che l’unica soluzione è cercare un pronunciamento popolare che rovesci la situazione malsana di un establishment mediatico e giudiziario propenso all’omicidio, bè, non è che abbiano poi tutti i torti. Per essere confusa, noiosa stupida e grossolana, questa cacciata di un leader popolare manu giudiziaria, con l’appoggio dei nemici politici, non è meno urticante e offensiva per un pezzo d’Italia che si vuole decisamente intimidire e umiliare.
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