
La grande attesa
La grande attesa è in corso. La sentenza. Il futuro confermato o cassato. Tempo sospeso. Ma da vent’anni. Berlusconi non è un eroe romantico, Dio ne guardi. Il suo destino non è segnato. La personalità non ha nulla di superomistico. E’ un supereroe, non un superuomo. Il cattivissimo Hagen distrae Sigfrido segnalandogli un volo di corvi, per pugnalarlo alle spalle; il nostro Batman o Superman non si farà distrarre né dalle colombe né dai falchi. Non prevarranno gli scuri dell’orchestra o gli acuti delle voci wagneriane, sarà come sempre il trionfo del lieto fine.
Merlo Piccole manovre
La grande attesa è in corso. La sentenza. Il futuro confermato o cassato. Tempo sospeso. Ma da vent’anni. Berlusconi non è un eroe romantico, Dio ne guardi. Il suo destino non è segnato. La personalità non ha nulla di superomistico. E’ un supereroe, non un superuomo. Il cattivissimo Hagen distrae Sigfrido segnalandogli un volo di corvi, per pugnalarlo alle spalle; il nostro Batman o Superman non si farà distrarre né dalle colombe né dai falchi. Non prevarranno gli scuri dell’orchestra o gli acuti delle voci wagneriane, sarà come sempre il trionfo del lieto fine. Anche nei momenti più gravosi, quando si è dovuto fare ricorso alle mutande e al rossetto, non ho mai dubitato dell’happy ending. Per sua e per nostra fortuna, questo non è uno spettacolo tragico, il vecchio, affabile tycoon ha risorse indomabili. Ne ha per sé, e per tutti gli altri. Noi compresi. Compresi i più stupidi tra i suoi nemici.
L’attesa può finire con una sentenza giusta, che cassa la condanna tagliata sull’inimicizia politica e antropologica, in una città off-limits per la giustizia, almeno per quella decentemente ascrivibile ai reati di un Berlusconi. In quel caso il Cav. girerà la pagina. Possibile anche un rinvio o altre pilaterie. Può arrivare invece una conferma brutale, breve, esigente, spiccia: galera (virtuali le sbarre, a quanto pare, ma non la perdita della libertà personale), espulsione dall’esercizio della sovranità politica, in proprio e per conto di milioni di persone, e in acconto di una ormai lunga e rilevante storia civile. Protestare con veemenza? E’ poco. Mobilitarsi ringhiosi? E’ ancora poco. Sbeffeggiare l’insulto all’intelligenza? Misura minima. E poi?
Poi c’è Berlusconi. Umori e rabbia cedono il campo allo spirito di Ulisse, callido, prudente fino alla saggezza, sicuro di continuare il viaggio e di arrivare in patria. Nessuno ama questo governo. L’amore ha altre note caratteriali. Ma tutti sanno che è un esecutivo a suo modo eversivo, costruito dall’alleanza segreta di un re del paradosso liberale e di un ex comunista convertito. In nome della realtà, nemica dei facinorosi e dei fanatici. Tutti sanno che il lieto fine per Berlusconi (e per il governo, finché serva) dipende da una circostanza assoluta, non relativizzabile nemmeno con cento sceneggiature di Moretti e mille corsivi di Serra: la condanna del Cav. non vale, è tecnicamente invalida, è come barare al gioco, la coscienza italiana ha già mandato a monte quella partita. L’ex presidente del Consiglio e statista mondiale assai longevo, l’editore della televisione commerciale, il capofazione, l’italiano più celebre e famigerato dai tempi di Cola di Rienzo non teme verdetti di tribunale; può perfino rispettarli alla lettera aspettando dal paese che abita l’antidoto all’infelicità dell’esclusione, del tiro mancino, dell’omicidio giudiziario. Berlusconi ha già vinto, e alla grande. Ora, tra falchi e colombe, bisogna sistemare una pendenza.
Merlo Piccole manovre


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