Le larghe intese e un tv stretta

Giuliano Ferrara

Con l'arrivo di Nicola Por­ro in tv, e finalmente uno che non sia un giu­rassico dello schermo ha una prima serata di cui fare buon uso, nasce un problema. Per­ché solo lui? Renato Brunetta ha tanti difetti, in particolare di carattere, ma non è uno che scalda la sedia occupata. Si è messo di buzzo buono a fare le pulci alla Rai, con risultati direi magistrali. Ha messo insieme i dati - non è un economista? - e ha verificato quello che tutti sanno ma pochi hanno voglia di dire, perché un'ospitata è sempre meglio di un calcio in culo. I dati dicono una cosa sem­plice. Come comparse parlanti quelli di una cultura diversa dal­la dominante nel dorato mon­do delle comunicazioni, e chia­miamola destra, sono un'infi­ma ma richiestissima minoran­za.

    Pubblichiamo l'editoriale di Giuliano Ferrara apparso domenica sul Giornale.

    Con l’arrivo di Nicola Por­ro in tv, e finalmente uno che non sia un giu­rassico dello schermo ha una prima serata di cui fare buon uso, nasce un problema. Per­ché solo lui? Renato Brunetta ha tanti difetti, in particolare di carattere, ma non è uno che scalda la sedia occupata.

    Si è messo di buzzo buono a fare le pulci alla Rai, con risultati direi magistrali. Ha messo insieme i dati - non è un economista? - e ha verificato quello che tutti sanno ma pochi hanno voglia di dire, perché un’ospitata è sempre meglio di un calcio in culo. I dati dicono una cosa sem­plice. Come comparse parlanti quelli di una cultura diversa dal­la dominante nel dorato mon­do delle comunicazioni, e chia­miamola destra, sono un’infi­ma ma richiestissima minoran­za. Se poi sono efficaci, è garan­tito il chiasso e il pathos di una trasmissione politica agonisti­ca. Se sono un po’ bislacchi o de­cisamente inidonei, meglio ancora: c’è sempre un Croz­za o­un altro gigante dell’intratte­nimento, quando non diretta­mente i conduttori de sinistra , con il «de» alla romana che fa ca­pire tutto, incaricato di metterli alla gogna, loro sorridenti. Bru­netta ha ritrovato molti dettagli interessanti, ha quantificato ore, minuti, share, format e altre modalità del massacro culturale al quale assistiamo da anni, ha sparato interpellanze parlamen­tari- il sindacato ispettivo è il suo mestiere- ha portato alla polemi­ca pubblicistica, dunque sui gior­nali, i risultati della sua bellicosa ricerca. Il mio amico Aldo Gras­so gli ha replicato che non deve fare il critico televisivo, ma sa me­glio di me che un buon politico deve fare proprio quello: non fis­sare i criteri del gusto, ma quelli del giusto, in particolare in un si­stema in cui vigono le stupid­e re­gole della par condicio che impe­discono alle organizzazioni poli­tiche di raccogliere denari e di comprarsi gli spazi di comunica­zione che desiderano, come ac­cade nel vituperato sistema ame­ricano.

    Però quelli che stanno sempre a rompere con le regole, delle re­gole se ne impipano allegramen­te quando questo loro conven­ga. Il nostro Porro è lì, intelligen­te e piacente, in clima sperimen­tale estivo, tutti i potenti della co­municazione non vedono l’ora di integrarlo nel sistema loro o di impallinarlo come fecero con Antonio Socci (a proposito: au­guri a Freccero che vuole darsi al­la politica, spero si candidi con Berlusconi, sarebbe un atto di co­erenza con la sua intera storia). C’è sempre un centro studidegli ascolti pronto a dire la sua fre­gnaccia per sostenere che il pub­blico fugge, c’è sempre il giurassi­co della Rai che fa tripli giochi e non vede l’ora di rimettere al­l’onor del mondo il modello con­sociativo (alla sinistra tutto ciò che vive, alla destra il solo Bruno Vespa, che peraltro è un dc cen­trista e istituzionale e mette in scena Berlusconi col suo patto e Prodi con le sue difficoltà a scan­dire, e lo fa con la stessa carine­ria). C’è sempre il cretino specia­lizzato che dà il parere professi­o­nale conforme e cerca di attacca­re l’asino dove vuole il padronci­no Rai. Ma se Porro in autunno spiegherà agli italiani quanto co­stano le scemenze sull’Ilva, la ve­rità sulla spesa pubblica, la veri­tà sul processo Mori, e molte al­tre controverità polemiche, avrà vita durissima ma sarà un pro­gramma impossibile quello di sbatterlo via.

    Ma resta il quesito: perché solo lui? La Annunziata è un’autore­vole badessa, ma la sua politica editoriale è una politica schiera­ta. Santoro è molto capace, ma via, basta chiedere al generale Mori, assediato dall’incubo ca­lunniatore di un Ciancimino Massimo, per capire che fa cam­pagne politiche di un peso e di una gratuità bestiali. Floris ha un bel sorriso e bei modi, ma è pur sempre il capo di un plotone di esecuzione che spara satira, nu­meri e pollscontro i nemici della combriccola. La superiena di Re­port fa giornalismo all’america­na, una specie di Sixty minutes , ma incappa spesso in vizietti ita­liani di faziosità, e in quale dire­zione lo si intuisce dai temi e dal­la loro trattazione. C’è poi quello della lega con la chitarra, che imi­ta Santoro. E il gran cerimoniere del partito di Repubblica edell’in­tellighenzia chic, FF, il ragazzo carino e bonario che Brunetta non sopporta e al quale ha fatto le pulci con particolare puntualità.

    Ora ci sono le larghe intese. Un governo fragile. Forse è il mo­mento di ripristinare con l’inizia­tiva politica e popolare forte un equilibrio che con il bipolari­smo agonistico di tutti questi an­ni è decisamente saltato. Non per togliere e censurare, Dio ne scampi. Ma per aggiungere al so­litario Porro una generazione di talenti giovani, che sanno fare il giornalismo bene come i giuras­sici e anche meglio, che potreb­bero trovare argomenti migliori della trattativa fantasma Stato­mafia e delle puzzonate manetta­re che si conoscono, per elevare il tono della comunicazione pub­blica. O no?

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.