Note su un monoscopio di stato che è simbolo di riforma

Giuliano Ferrara

La storia delle notizie è strana. Prendono una curvatura, dal chiasso al silenzio, che ne fa entità irreali. Per esempio la televisione di stato greca. Che fine ha fatto? Nonostante gli scioperi generali, la mobilitazione internazionale delle coscienze attraverso la rivolta civile e mediatica, e dopo aver superato pareri dei giureconsulti e bonarietà burocratiche di chi ha sempre bisogno di amministrare a modo suo il denaro pubblico, sappiamo che a oltre un mese dal golpe di Antonis Samaras, che chiuse per decreto quella bolla improduttiva che era Ert, i greci possono vedere lodevolmente, per la cura dello stato, solo il monoscopio.

    La storia delle notizie è strana. Prendono una curvatura, dal chiasso al silenzio, che ne fa entità irreali. Per esempio la televisione di stato greca. Che fine ha fatto? Nonostante gli scioperi generali, la mobilitazione internazionale delle coscienze attraverso la rivolta civile e mediatica, e dopo aver superato pareri dei giureconsulti e bonarietà burocratiche di chi ha sempre bisogno di amministrare a modo suo il denaro pubblico, sappiamo che a oltre un mese dal golpe di Antonis Samaras, che chiuse per decreto quella bolla improduttiva che era Ert, i greci possono vedere lodevolmente, per la cura dello stato, solo il monoscopio.

    La notizia arrivò come una bomba. Esplose, letteralmente. Esplosero le teste calde della cultura Radiotre, esplosero le emozioni e le fisime pazze di chi non ha capito come gira il mondo in tempo di crisi e si oppone, per principio al valore decisionale della politica. La tv di stato non è il pezzo di pane a cui tutti hanno sempre diritto. Non è il welfare, o almeno quello non truccato. Non è un simbolo di lotta, a meno che non sia un’azienda giustamente dimensionata, che tira a campare per far vivere le idee e non per nutrire i baracconi (anche il Foglio ha piccole sovvenzioni di stato, ma i suoi bilanci e la sua vita interna dimostrano che ne fa storicamente uso per difendere la sua capacità piuttosto indipendente di dire quel che pensa e far circolare una cultura di minoranza forse utile al pubblico). La tv di stato è un problema per un paese che è in drammatiche difficoltà e che cerca di tirarsene fuori con l’aiuto finanziario internazionale, a onta di ogni retorica sull’avidità della Troika (Fmi, Commissione, Bce) e sulla distruzione della ricchezza sociale, per la cattiveria del capitale, nella beata Ellade.
    Samaras, premier di un governo di coalizione imposto dal principio di realtà, ha agito con decisione, e si è guadagnato la fama effimera di golpista nel paese che fu dei colonnelli. Ha scontato una breve crisi, con l’uscita dalla maggioranza di un partito, ha dovuto fronteggiare la congiura dei poteri neutri che tendono ad affossare le decisioni responsabili in nome di un’ideologia della retta via che spesso coincide con interessi corporativi consolidati, ma alla fine l’ha spuntata: la riforma della tv di stato sprecona si farà, e la partenza è il suo oscuramento coattivo. Chapeau.

    Tutti avremmo preferito una riforma ben congegnata, una dismissione del personale in eccesso programmata ed effettuata con le dovute gradualità, una soluzione mista magari, pubblico-privata, fondata su un ripensamento del servizio pubblico. Ma non c’era tempo, e sopra tutto non c’erano le condizioni politiche di una riforma pensata e impostata con criterio. C’era però da fare qualcosa di urgente e di radicale, e pensando alla infinita vicenda della riforma della Rai e del sistema italiano, anch’esso parecchio improduttivo,  si capisce che anche quella è una via possibile. Il decreto di oscuramento, che regge ancora via monoscopio, è un simbolo di quel che si può fare quando tutto il resto è perduto. Chapeau.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.