
Tranne Lele
Tranne Lele. Siamo tutti puttane a eccezione di Mora, che è una dame respectueuse de la République. Non ho capito bene come butti, ma pare che a Repubblica siano lusingati dalle attenzioni che Lele Mora presta alla loro moralità editoriale. L’Inquisizione spagnola ha le sue regole e regolette. L’autodafé ha una sua fisionomia inconfondibile, anche quando si presenta in forma di farsa. Una volta Mora ce l’aveva con i giornalisti e con i comunisti, difendeva con aggressività la privacy personale e del suo gruppo e il suo stile di vita, partecipava a feste private in casa degli amici facoltosi, chiedeva prestiti, dicono che trufficchiasse in combutta con amici giornalisti non comunisti, anzi decisamente anticomunisti, all’ombra del re sole.
Tranne Lele. Siamo tutti puttane a eccezione di Mora, che è una dame respectueuse de la République. Non ho capito bene come butti, ma pare che a Repubblica siano lusingati dalle attenzioni che Lele Mora presta alla loro moralità editoriale. L’Inquisizione spagnola ha le sue regole e regolette. L’autodafé ha una sua fisionomia inconfondibile, anche quando si presenta in forma di farsa. Una volta Mora ce l’aveva con i giornalisti e con i comunisti, difendeva con aggressività la privacy personale e del suo gruppo e il suo stile di vita, partecipava a feste private in casa degli amici facoltosi, chiedeva prestiti, dicono che trufficchiasse in combutta con amici giornalisti non comunisti, anzi decisamente anticomunisti, all’ombra del re sole. Nella presente situazione, avendo subìto non un ordinario processo per bancarotta fraudolenta ma una bella razione di carcere preventivo e di maltrattamenti all’immagine, occasione per la quale come tutti noi non era preparato, imputato nel processo parallelo al caso Ruby, il Mora dà le viste di essersi convertito alla religione del “palpeggiamento” come peccato e reato certificato dalla Cassazione, dogmatica o teologia fondamentale a cura del compianto Giuseppe D’Avanzo, e all’omiletica di Ezio Mauro, direttore del giornale che lo ha rovinato (con un forte contributo comportamentale dell’uomo messo alla gogna) in sintonia con le televisioni e i carabinieri e i pm, tanto che ieri ha confermato: c’è “dismisura e abuso di potere”, parole di Ezio Mauro direttore, in quel che abbiamo fatto, con le ragazze che anch’io accompagnavo a corte, guardando i filmini di Putin e B. e travestendoci da infermiere o da piemme con la parrucca rossa.
Bello e beato quel paese in cui noi scemi moralisti autentici, e autentici militanti del simpatico nulla, ci dichiariamo tutti puttane, e le puttane rifatte si dichiarano militanti dell’ideologia del Palasharp, imitano i bambini tredicenni che aiutarono Zagrebelsky a formulare la sua precettistica kantiana in compagnia di U. Eco e R. Saviano, gridando da un microfono, come ha fatto ieri Lele Mora e prima di lui il teste adolescente-talebano di Libertà & Giustizia, che non vogliono più mangiare il cibo avariato del peccato, dopo le tremende scorpacciate che si sa. D’altra parte, c’è il palpeggiamento e il patteggiamento, come insegna un altro caso, quello del senatore De Gregorio, allevato da Di Pietro, cresciuto e pasciuto dalla generosa leggerezza del Pdl e dello staff dell’Amor Nostro, finalmente rieducato alla bisogna, confessione e chiamata in correità, da un sogno in cui il padre gli ha intimato di salvarsi l’anima (per il culo ci pensa lui da solo con pm e tribunali).
Non ho niente in sé contro i testi della Corona, quando servono a incastrare terroristi e mafiosi. Farei un’eccezione, comprensiva della debolezza umana, e dunque non troppo spregiosa, per quei pentiti usati, a suon di galera intimidente e compromessi e vantaggi personali, per incastrare un uomo politico leader di mezza Italia, che ha fatto più errori di Carlo in Francia e più cose eccelse di Napoleone, in un mare di mediocri che ancora non sanno che Prodi l’hanno fatto cadere Walter Veltroni, in politica, e il procuratore di Santa Maria Capua Vetere, in fatti di ordinaria ingiustizia, non l’associazione italiani nel mondo.
Un fatto mi incanta. Il nostro giornale di puttane, se un Mora abbracciasse le nostre ragioni filosofiche e morali, lo metterebbe tra le righe, stillando pudore e imbarazzo. Gli amici e colleghi di Largo Fochetti, appena a conoscenza di tanta bonanza, mostrano di pensarla altrimenti. Il pentimento del debitore di Berlusconi, che sa lontano un miglio di ora d’aria e battitura ferri, si mette in pagina con una certa vanità. Rimetti a loro i loro debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e sopra tutto non ci indurre in tentazione, caro Mora, caro Mauro.


Il Foglio sportivo - in corpore sano
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