L'eloquenza del Papa gesuita

Giuliano Ferrara

Il Papa gesuita non offre un canone morale, fatto di valori non negoziabili, ma ha le stesse idee di Benedetto XVI, che quel canone ha definito con la grazia ferma di un teologo sapiente. Il giudizio sul mondo moderno non deve essere tanto diverso, tra i due, il regnante e l’emerito, ma sul modo di affrontare il mondo c’è una differenza di stile, o di eloquenza, che ha il suo peso e decide della guida pastorale della cattolicità. Entrambi, per fare un esempio venuto alla luce con l’Angelus di domenica scorsa, in occasione della celebrazione anniversaria dell’enciclica Evangelium Vitae, sono contrari alla pratica di massa e moralmente sorda dell’aborto, così come respingono la codificazione in quanto diritto astratto del morire eutanasico, ormai giunta ben oltre le soglie del suicidio assistito nella cultura ipersecolarista.

Leggi anche Matzuzzi Il Vangelo della vita di Bergoglio è una nuova lingua che spiazza un po’

    Il Papa gesuita non offre un canone morale, fatto di valori non negoziabili, ma ha le stesse idee di Benedetto XVI, che quel canone ha definito con la grazia ferma di un teologo sapiente. Il giudizio sul mondo moderno non deve essere tanto diverso, tra i due, il regnante e l’emerito, ma sul modo di affrontare il mondo c’è una differenza di stile, o di eloquenza, che ha il suo peso e decide della guida pastorale della cattolicità. Entrambi, per fare un esempio venuto alla luce con l’Angelus di domenica scorsa, in occasione della celebrazione anniversaria dell’enciclica Evangelium Vitae, sono contrari alla pratica di massa e moralmente sorda dell’aborto, così come respingono la codificazione in quanto diritto astratto del morire eutanasico, ormai giunta ben oltre le soglie del suicidio assistito nella cultura ipersecolarista (sono in vendita buste di cellophane che consentono un suicidio non assistito, e lo suggeriscono come via maestra alla cura del dolore di vivere). Ma il gesuita preferisce aggredire il fenomeno a suo modo, e sono molti secoli che gli ignaziani hanno un loro modo di rapportarsi alla dialettica di libertà e peccato nella morale comune, basta rileggersi i grandi testi di casuistica del XVII secolo. Ci furono famosi eccessi morali, castigati da Blaise Pascal, in cui dottrinari della Compagnia assolvevano il peccato di furto o di omicidio, se necessitato. E lo facevano con fior di argomenti e una elaborazione barocca che i maestri del giansenismo e i protestanti consideravano farina del sacco del diavolo.

    Ma non bisogna fare di Bergoglio la caricatura di un gesuita del Seicento. Questo in corso è il secondo secolo, dopo il Novecento, in cui l’essere umano si considera un soggetto desiderante e libero, e funziona come una macchina sostanzialmente autoreferenziale nel tramonto di vecchie certezze relative alla realtà dell’essere. Siamo, modernamente, fenomeni che si interpretano alla luce di fenomeni. Siamo apparenze in libertà. Il Papa, come il miglior Martini prima di lui (il peggiore banalizzava il tutto) preferisce muoversi sull’onda dell’evangelizzazione, e nuotare nell’acqua mantenendo la sua identità, piuttosto che tentare di prosciugare il mare. Certo, bisogna stare attenti a non esagerare, ma chi guida la chiesa non può oggi prescindere dal fatto che alcune grandi battaglie sono state perse, e il recupero dell’umanità a se stessa deve fare i conti con le sconfitte. Vedi questo editoriale

    Leggi anche Matzuzzi Il Vangelo della vita di Bergoglio è una nuova lingua che spiazza un po’

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.