Marco Dettaglio ha perso le staffe

Giuliano Ferrara

Marco Travaglio è un abile giornalista che ha scelto di fare lo scrivano di procura, suo diritto e mestiere editorialmente redditizio nell’Italia incasinata e ciarliera di oggi. Scrive notoriamente sotto dettatura del dottore Antonio Ingroia e di molti altri piemme. Quando viene picchiato da un grande cronista come Claudio Cerasa, severo anche nelle vesti di bambino che il vice del Fatto gli attribuisce chiamandolo Piccolo Pigi (è l’ossessione del Battista che lo perseguita), Travaglio reagisce. Se il pestaggio arriva da un blog o dalla seconda pagina di un foglietto clandestino, non importa, Travaglio si difende dagli attaccabrighe sfoderando la sua capacità di dettato, maturata in anni lontani di scuola media superiore.

Cerasa Le patacche che Travaglio non vuole vedere sulla trattativa

    Marco Travaglio è un abile giornalista che ha scelto di fare lo scrivano di procura, suo diritto e mestiere editorialmente redditizio nell’Italia incasinata e ciarliera di oggi. Scrive notoriamente sotto dettatura del dottore Antonio Ingroia e di molti altri piemme. Quando viene picchiato da un grande cronista come Claudio Cerasa, severo anche nelle vesti di bambino che il vice del Fatto gli attribuisce chiamandolo Piccolo Pigi (è l’ossessione del Battista che lo perseguita), Travaglio reagisce. Se il pestaggio arriva da un blog o dalla seconda pagina di un foglietto clandestino, non importa, Travaglio si difende dagli attaccabrighe sfoderando la sua capacità di dettato, maturata in anni lontani di scuola media superiore, e si fa confezionare dal maestro del diritto della trattativa stato-mafia testi ponderosi, da prima pagina, in cui ricapitola con qualche inevitabile errore tutti i dettagli della dottrina e prassi di una certa antimafia.

    Il Travaglio è nervoso, circostanza che va considerata, direbbe lui, come un’attenuante generica. Forse dipende da questo il suo stile cavilloso e dettaglista fino all’irrilevanza, e per usare il suo metodo ginnasiale di parodia del nome potremmo anche considerarlo un Marco Dettaglio. Ha puntato politicamente su Grillo, è andata come è andata. Aveva puntato su Di Pietro, è andata come è andata. Aveva votato per Ingroia e la sua Rivoluzione civile addirittura, è andata come è andata. Il popolo emette le sue sentenze anche quando si tratti di candidati che usano parlare in nome del popolo italiano. E non sempre sono favorevoli.
    Perse le elezioni politiche, Dettaglio ha perso le staffe. Sicché continua a importunarci nella nostra tana clandestina cannoneggiando minuzie dettate dagli uscieri di procura. Ma il fatto che s’imbrogli parecchio anche in questo esercizio, come dimostrato nei suoi interventi dal bambino che lo picchia, dal generale Mori e da altri collusi notori, non toglie il fatto che questo esercizio sia in sé un imbroglio. Infatti a Travaglio si possono rimproverare molte sciocchezze, ma quella più grande non è nei fatti di cui dice di essere innamorato, e che rinviene regolarmente nei brogliacci a lui recitati dai suoi maestri in toga, ma nella tesi che è indotto a sostenere.

    Lo si vide ammutolito in tv di fronte a una contestazione piuttosto semplice. Se è vero che lo stato nel 1992 era così colluso da tramare con Vito Ciancimino per fermare la mano stragista nell’interesse del ceto politico impaurito, e suoi uomini hanno perfino ucciso Borsellino che aveva scritto la sua indignazione contro la trattativa su un’agenda o un parasole rosso (dettagli inventati da un partito macabro e irrispettoso dei martiri dello stato nella lotta alla mafia), come mai i maestri della resa a discrezione poi arrestarono Totò Riina, fecero fuori (anzi dentro) negli anni seguenti legioni di latitanti mafiosi, arrestarono Binnu Provenzano regnante Berlusconi, e insomma liquidarono una intera generazione di mafia rompendo l’osso del collo a Cosa nostra? Qui si tacque il Dettaglio, che continua a fantasticare con il suo chiacchiericcio e la sua indubbia competenza di scrivano di procura.

    Cerasa Le patacche che Travaglio non vuole vedere sulla trattativa

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.