Noi, voi e l'orgasmo

Amo la svergognante Banotti, ma difendo l'inibizione razionale di B-XVI. Come medici del corpo e dell'anima preferisco Platone e Agostino

Giuliano Ferrara

Papista e femminista è una rima incongrua. D’accordo. Ma io non volevo razionalizzarla, quella incongruità. Piuttosto intendevo rispettosamente implicare o rimescolare qualche mia idea avversa alle sue nel grido di dolore di Banotti contro l’ottusità della morale maschile al servizio, dicono gli sciagurati e ipocriti, del corpo delle donne. Do-po-di-ché. Il desiderio, secondo me, va inibito in qualche ardimentosa razionalità, quella di Ratzinger e dei chierici sarà pure in declino ma è la variante principale da quando la Bibbia ha sostituito nella civilizzazione del mondo le Metamorfosi di Ovidio e i sublimi amplessi mitici, naturalistici e irrazionalistici, del paganesimo.

    Papista e femminista è una rima incongrua. D’accordo. Ma io non volevo razionalizzarla, quella incongruità. Piuttosto intendevo rispettosamente implicare o rimescolare qualche mia idea avversa alle sue nel grido di dolore di Banotti contro l’ottusità della morale maschile al servizio, dicono gli sciagurati e ipocriti, del corpo delle donne. Do-po-di-ché. Il desiderio, secondo me, va inibito in qualche ardimentosa razionalità, quella di Ratzinger e dei chierici sarà pure in declino ma è la variante principale da quando la Bibbia ha sostituito nella civilizzazione del mondo le Metamorfosi di Ovidio e i sublimi amplessi mitici, naturalistici e irrazionalistici, del paganesimo. Le idee di Banotti sono scorrettamente omofobe, rigettano l’omofilia, costituiscono anatema e scandalo per il contemporaneo, e io le apprezzo soltanto perché il disciplinamento delle “ricchezze emotive inscritte nella fisiologia femminile, impreziosita dal piacere e dall’orgasmo”, deve prevalere anche nell’ermafroditismo postmoderno. Il desiderio sovversivo e trasvalutativo dei valori di saggezza e composta remissione del corpo va censurato sempre e comunque, non importa la scelta cosiddetta di genere. E la gay culture ha sopra tutto il difetto, oggi, di essere la più sfacciata, fino al grottesco delle nozze e molto altro.
    I preti umiliano i corpi? Ma questa è una metafora analitico-sessualistica. Il dispotismo sacerdotale indirizza “la nostra dimensione amorosa”, anche quella femminile, verso maternità, paternità e filiazione. Crea corpi, li rende possibili contro la logica di annientamento di cui Banotti è purtroppo inconsapevole quando accenna indirettamente alla liberazione della sessualità in termini, stavolta, molto convenzionali e mainstream (la pillola, per esempio). La preoccupazione dei preti è da sempre una sola: che la gente scopi felice, e produca se possibile. Quando poi Banotti attribuisce a Richard von Krafft-Ebing (inferisco dal riferimento alla fine dell’Ottocento positivista e irrazionalista) “la riconquista del valore di patrimonio personale” della sessualità, “dopo millenni di fraintendimenti”, e aggiunge che questa riconquista avviene “attraverso la rilevazione di quelle patologie mentali che colpivano giovani donne costrette ad affondare nel baratro aperto tra coscienza ed esistenza da uomini religiosamente impazziti”, la disputa si fa forzatamente clinico-filosofica: io sono da sempre, da quando ho letto Wilhelm Reich, fuori da quel manicomio, e preferisco come medici del corpo e dell’anima Platone, Socrate, sant’Agostino tra gli altri. Per me la sessualità è un’impostura, di cui ovviamente sono anche personalmente carnefice e vittima, e attribuisco la sola sensualità e orgasmicità possibile all’amore e alla carità quali che siano le pulsioni della mia notevole corporeità. Scopare con giudizio e in amicizia, in castità, questo è il bel paradosso della vita che riguarda uomini e donne. L’erotismo è espansione, quello maschile è disseminato di “segreti criminosi” come mine antiuomo, è vero quel che dice Banotti, e non discuto la superiorità virginale della donna o la furba e illuminante lascivia della femmina. Ma se gli uomini sono amorfi o polimorfi, il che è lo stesso, questo dipende precisamente da quella mia citazione da Bartolomeo I: “La libertà è la cosa più misteriosa che ci sia”.
    Gioiosamente, in tv e nei giornali, vado da anni orgoglioso di potere trasmettere l’eloquenza scandalosa e sincera, e assai intelligente, di Elvira Banotti. Quando accettava i miei inviti in prime time, saggiavo la mattina dopo l’effetto delle sue tormentose legnate sulla sessualità filistea dei maschi miei contemporanei. Erano inorriditi e ridotti a stare dietro la lavagna come scolaretti. Una donna capace di rimproverare loro l’umiliazione dell’orgasmo per me era una dea o una divinità pagana rifattasi viva attraverso la metensomatosi. Continuo a ammirare la femminista radicale, svergognata e svergognante, che è in lei, ma non accetto quella che lei chiama “l’importanza della percezione della propria completezza fisiologica e di quella altrui”. Qui la misteriosa libertà si fa cartella clinica e morale, e ci separiamo. Io sono incompleto, punto e basta.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.