Suicidio assistito

Giuliano Ferrara

A tutta prima uno pensa: è stato il gesto di uno squilibrato mentale, un vecchio con problemi. Uccidersi a Notre Dame per protesta contro le nozze gay, suvvia, andiamo. Poi approfondisce. Chi era? Era stato nell’organizzazione militare segreta che combatteva per l’Algeria francese e insanguinò la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta con i suoi attentati. Vengono sospetti ideologicamente orientati.

    A tutta prima uno pensa: è stato il gesto di uno squilibrato mentale, un vecchio con problemi. Uccidersi a Notre Dame per protesta contro le nozze gay, suvvia, andiamo. Poi approfondisce. Chi era? Era stato nell’organizzazione militare segreta che combatteva per l’Algeria francese e insanguinò la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta con i suoi attentati. Vengono sospetti ideologicamente orientati. Se si voglia approfondire ancora, c’è poi un messaggio del suicida in cui si parla della insufficienza delle manifestazioni politiche di strada e della necessità di gesti simbolici contro la perdita di un mondo di valori e di certezze tradizionali, compresa l’avversione all’islam in Europa. Il concetto è subito ripreso dai Le Pen, la bella famigliola che ha ancorato una protesta qualunquista alla Grillo, con gli stessi risultati elettorali, alla Francia dell’ordine, della legge e della xenofobia. Tutto sembra chiarirsi su uno sfondo oscuro e senza riscatto possibile.

    Ma si può cercare di capire ancora di più. E domandarsi: se il suicida fosse stato un giovane cattolico progressista che voleva testimoniare contro l’omofobia e aveva appena postato su Facebook la sua voglia di amore socialmente legittimato, a ogni costo? Saremmo stati chiamati alla riflessione sul martirio. E non ci saremmo risparmiati nulla. Qui invece aleggia il fantasma del norvegese, di Breivik, e delle paure regressive contro unmondo che tramonta sulle credenze di un tempo, tingendosi dei colori del multiculturalismo e del progresso normativo verso l’eguaglianza assoluta, la fine della differenza, il trionfo della “società”, l’entità aborrita dalla Thatcher, che schiaccia individuo e famiglia sotto il paramento progressivo della norma di stato. Breivik ha rivolto contro agnelli innocenti la sua ombra criminale, Dominique Venner ha martirizzato il proprio corpo e la propria anima evocando, come ha detto a caldo Gianni Vattimo, il “medioevo” che vive nella Cattedrale, e realizzandolo.

    La questione della pietà è fuori discussione. La differenza tra un occidentalista lupo e un occidentale triste e innocuo ad altri sebbene non a se stesso è evidente e non ha bisogno di essere commentata. Ma vale la pena riflettere sul mutamento antropologico profondo e sulle sue conseguenze. Molte coppie omosessuali sinceramente convinte del mariage gay inteso come clausola finale di legittimazione del loro amore saranno felici di poter entrare dalla porta principale nel regno della legge di stato. Per molti altri, nonostante la Francia e in genere la democrazia moderna consentano la protesta, lo studio, la privacy, condotte di vita diverse dalla nuova dettatura normativa, insomma permettono di risalire la corrente nell’esercizio della libertà civile e politica e culturale, c’è un orizzonte di sofferenza e di incomunicabile malinconia. Lo sparo di Notre Dame ne è una eco triste.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.