That win the best

Il Brasile prenda spunto dal Costa Rica, noi inglesi beviamoci il Montenegro

Jack O'Malley

Non capisco davvero quelli del Costa Rica. Venerdì hanno giocato una partita di qualificazione per i Mondiali del 2014 contro gli Stati Uniti e hanno perso 1-0. Che Costa Rica e Stati Uniti giochino a calcio è di per sé una notizia, e il fatto che la suddetta partita sia stata giocata sotto una tormenta di neve non può che essere un aspetto positivo della faccenda: si può usare il famoso luogo comune per cui sul campo pesante i valori tecnici si azzerano. Il Costa Rica vuole invece rigiocare la sfida, magari con il bel tempo, e così togliere ogni dubbio sui valori tecnici azzerati.

    Londra. Non capisco davvero quelli del Costa Rica. Venerdì hanno giocato una partita di qualificazione per i Mondiali del 2014 contro gli Stati Uniti e hanno perso 1-0. Che Costa Rica e Stati Uniti giochino a calcio è di per sé una notizia, e il fatto che la suddetta partita sia stata giocata sotto una tormenta di neve non può che essere un aspetto positivo della faccenda: si può usare il famoso luogo comune per cui sul campo pesante i valori tecnici si azzerano. Il Costa Rica vuole invece rigiocare la sfida, magari con il bel tempo, e così togliere ogni dubbio sui valori tecnici azzerati. A proposito di questo, e in attesa che stasera i tre Leoni inglesi si bevano il Montenegro (evitando titoli sull’amaro che porterebbe una nostra sconfitta), ritengo necessario tornare a quanto successo giovedì scorso a Ginevra. Capisco che nel calcio il nome conta più di una bella giocata, ma soltanto io mi sono accorto che il Brasile attuale fa rivoltare nella tomba quello degli anni Ottanta, Novanta e Duemila (per non parlare di quelli precedenti, già rivoltatisi allo sfinimento)? Che a una squadra che fa giocare Hulk in attacco bisognerebbe rispondere schierando il papà degli Incredibili in difesa? Che una Nazionale in grado di esaltare la tecnica di Giaccherini e l’ordine tattico di Cerci forse ha parecchi problemi da risolvere, prima di avviarsi a passo di samba verso una Coppa del mondo da ospitare in casa propria e che si annuncia tragica date queste premesse? Bisognerebbe arrestare – oltre al parrucchiere di Neymar – chi venerdì scriveva del Brasile come se fosse la squadra di Rivaldo e Ronaldo, non Abramovich.

    Il sobrio patron del Chelsea ieri è stato al centro di un “giallo” (piaciuta la concessione al giornalese?): alcuni mezzi di informazione russi hanno scritto che sarebbe stato arrestato appena giunto sul suolo americano. Ed era bellissimo vedere ieri i siti dei quotidiani dare la notizia del fatto che l’arresto di Abramovich fosse una non notizia, roba da far impallidire la confusione tattica di Stramaccioni o le piroette dialettiche di Galliani fuori dal ristorante Giannino a Milano. Il Sun ieri scriveva di un ritorno di Mou sulla panchina dei Blues, notizia al momento più infondata di un governo Bersani, ma che sicuramente renderà il lavoro di Benítez a Londra ancora più rilassante. L’unica certezza è che a fine anno Mou lascerà il Real. Cambia più panchine lui che religioni Magdi Allam.