
La farsa del Pallone d'oro colpisce ancora, dateci almeno Sconcerti alla Camera
Gnocche e bolliti. Non è la composizione delle liste del Pdl alle elezioni, bensì quello che è transitato sul red carpet della cerimonia del Pallone d’oro. In diretta da una tv locale spagnola e scritta dagli autori di “Carramba che sorpresa”, la serata Fifa è stata un’agonia Madrid e Barcellona centrica (la top 11 del 2012 è composta da soli giocatori del campionato spagnolo), con banalità assortite dette da ex giocatori imbolsiti e calciatori leccati e culminata con l’arrivo di Blatter a braccetto con Depardieu, il quale ha preso gusto a frequentare potenti poco simpatici. Il resto è già visto, farlocco come i sorrisi di Cristiano Ronaldo (il più credibile della serata) e più inesistente dei trofei vinti da Messi nel 2012.
Londra. Gnocche e bolliti. Non è la composizione delle liste del Pdl alle elezioni, bensì quello che è transitato sul red carpet della cerimonia del Pallone d’oro. In diretta da una tv locale spagnola e scritta dagli autori di “Carramba che sorpresa”, la serata Fifa è stata un’agonia Madrid e Barcellona centrica (la top 11 del 2012 è composta da soli giocatori del campionato spagnolo), con banalità assortite dette da ex giocatori imbolsiti e calciatori leccati e culminata con l’arrivo di Blatter a braccetto con Depardieu, il quale ha preso gusto a frequentare potenti poco simpatici. Il resto è già visto, farlocco come i sorrisi di Cristiano Ronaldo (il più credibile della serata) e più inesistente dei trofei vinti da Messi nel 2012. Che ormai il calcio sia un elegante accessorio alla pantomima del Pallone d’oro lo avevamo già detto (i video con i gol mandati in onda sembravano interruzioni pubblicitarie), che il criterio non sia più quello delle vittorie decisive è stato denunciato persino dai giornalisti più appecoronati, che Blatter consulti il tesoriere della Fifa e gli esperti di marketing prima di decidere candidati e vincitore è più che plausibile. La vittoria di Messi vuol dire magliette vendute, tanti clic su YouTube, bambini che a piedi nudi sognano di emulare il loro idolo per le strade di qualche periferia, la riproposizione in mille salse della lacrimevole storia del bambino che non poteva crescere e tanta, tanta retorica. In Argentina si chiedono cosa hanno fatto di male per meritarsi un loro compatriota che fa vincere una squadra di spagnoli e non è in grado di guidare la propria Nazionale almeno fino a una semifinale, e noi siamo destinati a sorbirci editoriali sul fenomeno che ha vinto quattro palloni d’oro di fila, sulla Spagna che è il centro del mondo (nonostante la Liga faccia a gara con la serie B) e su Blatter che è brutto e cattivo ma continua a guidare con successo l’agenzia di spettacolo chiamata Fifa. Ieri Gullit, sudatissimo presentatore della serata, sembrava Pippo Baudo, Platini aveva un riporto talmente lungo che rischiava di inciamparci, Blatter ha battuto il record di applausi chiamati e Messi indossava la vestaglia di mio nonno al posto della giacca. Momento imbarazzo: la mascotte di Brazil 2014 che dopo un balletto di brasiliani seminudi tenta di far battere le mani a tempo al pubblico imbalsamato (l’unico che si agitava, probabilmente ubriaco, era Depardieu).
Avrei voluto parlarvi del turno di FA Cup che si è giocato, emozionante e spettacolare come solo la coppa inglese sa essere (altro che coppa del Re, unico trofeo di Messi quest’anno), ma devo confessarvi che ho passato la giornata in ansia, come tutto il popolo di Twitter. Era trapelata la notizia che aspettavo per chiedere la cittadinanza italiana: Beppe Severgnini si candida con il Pd, quota Renzi. Mancavano Guardiola a fare campagna elettorale e Messi al Senato. Invece niente, Severgnini ha scelto di continuare a illuminarci dalle pagine del Corriere. E va bene, però voglio almeno Sconcerti alla Camera.


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