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Il ritorno alle origini del Pallone d'Oro non può che essere un bene. Parlano Condò e Beccantini

Francesco Caremani
Il premio calcistico istituito nel 1956 da France Football ritorna a essere indipendente e slegato dal Fifa World Player. Saranno solo i giornalisti a votare il miglior giocatore dell'anno. Questa decisione porrà fine alla dicotomia Messi-Cristiano Ronaldo? Forse dal prossimo anno: con una Champions League e un Europeo vinti il portoghese è già in cammino per Parigi.

Il Pallone d’Oro torna a casa. Lì dove è nato e dove si è nutrito di talento, dov’era diventato il sogno di tutti i grandi campioni, creando una magia unica per il vincitore. Il Groupe Amaury, che attraverso il Groupe L’Équipe controlla il settimanale France Football, ideatore del premio nel 1956, ha infatti annunciato la fine della partnership con la Fifa, che dal 2010 aveva portato alla nascita di un premio che univa lo storico trofeo con il Fifa World Player, voluto da Joseph Blatter. Giornalisti da una parte, capitani e Ct delle nazionali dall’altra, uniti in una giuria allargata che premiavano il migliore giocatore della stagione. Un premio che nelle ultime sei edizioni è stato assegnato quattro volte a Messi e due a Cristiano Ronaldo. Il matrimonio era costato al governo del calcio mondiale 15 milioni di euro e pare che proprio il denaro sia la causa della rottura, oltre che la voglia di rilanciare l’immagine del settimanale che, come tutti i giornali, ha passato giorni migliori. Un giornalista francese del gruppo, che ha preferito rimanere anonimo, ha confermato al Foglio: “Credo sia solo una questione di soldi più che d’immagine, senza contare l’imbarazzo degli sponsor per gli scandali dell’ultimo anno”, ma vista la tempistica non ci pare che si siano imbarazzati più di tanto.

 

Colpisce, comunque, come in un calcio votato al business (con ragioni più che valide), si cerchi un romantico ritorno al passato, anche se ancora non sappiamo se i paletti del Pallone d’Oro torneranno a essere quelli di un tempo: successi di squadra, performance individuali e influenza sui primi, fair play e carriera, a scalare. Quello che sembra invece sicuro è che a votare torneranno a essere solo i giornalisti, anche se al momento non si sa se saranno 211 come le nazionali affiliate alla Fifa o meno, in una democratizzazione pedatoria che ha presentato più volte il conto: “Le Isole Vanuatu, fino a ieri, avevano tre voti, come l’Italia, voti di persone che avranno visto gli highlights dei gol di Messi e Cristiano Ronaldo ma che non avevano bene idea di cosa o chi rappresentasse il meglio del football mondiale, non potendolo assaporare dal vivo e da vicino”, ha detto Paolo Condò, giornalista Sky, giurato italiano del Pallone d’Oro. Che qualcosa si sia perso in questo connubio lo confermano sia Paolo Condò, appunto, che Roberto Beccantini, il quale andando in pensione ha lasciato il posto in giuria e il testimone al collega. Nel 2010, infatti, la prima edizione del premio riunita sotto il cappello della Fifa l’ha vinta Messi, davanti a Iniesta e Xavi, campioni del mondo con la Spagna in Sudafrica, snobbando Milito, uno dei protagonisti del triplete interista, e soprattutto Wesley Sneijder che aveva portato l’Olanda in finale dopo aver vinto tutto con l’Inter. Così come il Franck Ribery del 2013 che con il Bayern Monaco ha vinto campionato, coppa di Germania, Champions League, Supercoppa Europea e Mondiale per Club, arrivando però solo terzo dietro CR7 e Messi.

 


Dal 2010, ossia da quando il Pallone d'Oro è diventato il FIFA Ballon d'Or solo Lionel Messi e Cristiano Ronaldo sono riusciti a vincere il premio


 

“Vincere è la parola chiave, il campione che vince è quello che poi può aspirare al Pallone d’Oro”, sottolinea Condò: “Francesco Totti, per esempio è un giocatore straordinario, ma ha vinto solo in Italia e solo uno scudetto”. Sul fuoriclasse della Roma Roberto Beccantini ha un aneddoto interessante: “Mai ricevuto pressioni per votare, diciamo che tra i cinquanta designati da France Football si cercava di non disperdere i voti, poi è chiaro che c’era sempre qualche intruso o qualcuno che era stato dimenticato (su tutti Paolo Maldini, vincitore di cinque Champions League e solo terzo nel 2003, ndr). Le uniche pressioncine le ricevevo dai colleghi di Roma che volevano che votassi Francesco Totti, ma secondo i paletti del premio era difficile poterne perorare la causa”. Nel 2006, per esempio, Totti aveva vinto il Mondiale come Pirlo, Buffon e Cannavaro, ma fu meno protagonista degli altri. La parata del portiere della Nazionale su Zidane in finale resterà nella storia, ma gli unici gol subiti dall’Italia erano stati l’autogol di Zaccardo e il rigore del francoalgerino, in sette partite, e così fu premiato il muro di Berlino.

 



 

France Football e il Pallone d’Oro fanno pensare al calcio di qualche anno fa, a quando non c’erano solo Messi e Cristiano Ronaldo a ritirare i premi: “È un riconoscimento per il quale i giocatori andrebbero a piedi fino a Parigi, per la magia che rappresenta, la notizia quindi è positiva e ne sono felice, ma evitiamo discorsi da reduci. Era meglio negli anni Ottanta? Era meglio quando si vedeva un solo tempo di una partita in televisione? Non credo, il calcio ha storture che andrebbero aggiustate, ma quelle importanti, altrimenti è solo un gridare al lupo al lupo e poi si perde di credibilità”, afferma Paolo Condò. Anche Roberto Beccantini plaude alla fine della partnership tra Pallone d’Oro e Fifa: “Blatter era un genio, del male. Ad agosto si faceva intervistare sulle porte allargate, è quello del passaggio indietro al portiere, poi avrà pensato di unire i due trofei per distogliere l’attenzione da altre cose”. “Se quando c’era Indro Montanelli avessimo votato per il migliore giornalista italiano premiando lui non avremmo mai sbagliato. È un po’ quello che è accaduto con Messi e Cristiano Ronaldo in questi anni, però il Pallone d’Oro di France Football è una cosa diversa”, dice Beccantini. “Come il Pulitzer o come l’Oscar, ecco torna a essere una manifestazione simile, e farne parte è una grande soddisfazione personale e professionale, dove sarà premiato il campione che nell’anno solare avrà fatto meglio degli altri con il club e/o la Nazionale”, ribadisce Condò.

 

Tom Sunderland su bleacherreport.com scrive che così Messi e CR7 potranno vincere due premi invece che uno, ma crediamo che nella sua analisi si sia perso dei pezzi importanti. Secondo un antico motto: “Gli inglesi hanno inventato lo sport, i francesi le competizioni (dalla Coppa dei Campioni ai Mondiali, dagli Europei alle Olimpiadi, ndr), che poi vincono i tedeschi”. Il Pallone d’Oro è andato in Germania sette volte, alla pari dell’Olanda, e dopo il terzo posto di Neuer nel 2014 potrebbe tornarci ancora. E la Fifa? Per alcuni alla base della rottura col Groupe Amaury ci sarebbe la volontà del nuovo presidente Gianni Infantino, che preferirebbe un premio gestito in proprio e votato solo dai capitani e dai commissari tecnici delle nazionali affiliate. Difficile pensare che possa rispolverare il vecchio Fifa World Player e comunque si ritroverebbe, come un tempo, in concorrenza col più famoso e prestigioso Pallone d’Oro: “È stato il primo e lo resterà per sempre, c’è una magia che non ha nessun altro riconoscimento”, ricorda Beccantini. La storia del calcio unita alla sua Bibbia (com’è sempre stato chiamato France Football) per rimembrare i tempi andati o per portare entrambi nel futuro? Solo il tempo scioglierà queste curiosità e ci dirà se l’operazione ha avuto senso, per se, per il settimanale, per i calciatori e per tutti gli appassionati. Detto questo, nell’anno in corso Cristiano Ronaldo ha vinto la Champions League con il Real Madrid segnando il rigore decisivo e l’Europeo col Portogallo da protagonista, anche quando infortunato. Ci pare di vedere qualcuno che da Madrid si sta incamminando verso Parigi.