Il sogno di Berlusconi

Giuliano Ferrara

Un Berlusconi del 1994 non c’è, e se ci fosse non sarebbe altrettanto persuasivo, sorprendente, ardimentoso, efficace, innovatore. Eppure è questo che il Berlusconi del 2012 sogna e propone in pubblico come ultima illusione nello stordimento dei suoi e del suo partito, l’eterna giovinezza, l’elisir di lunga vita. Non ha la carta vincente, il Cav., non ha l’asso nella manica, ma dice che la partita si può vincere solo a quel modo, deprime qualunque altra possibilità, svaluta a colpi di sondaggi le ipotesi possibili di successione, anche quelle da lui approntate “in famiglia”.

Leggi "Ci vorrebbe un altro me" di Salvatore Merlo

    Un Berlusconi del 1994 non c’è, e se ci fosse non sarebbe altrettanto persuasivo, sorprendente, ardimentoso, efficace, innovatore. Eppure è questo che il Berlusconi del 2012 sogna e propone in pubblico come ultima illusione nello stordimento dei suoi e del suo partito, l’eterna giovinezza, l’elisir di lunga vita. Non ha la carta vincente, il Cav., non ha l’asso nella manica, ma dice che la partita si può vincere solo a quel modo, deprime qualunque altra possibilità, svaluta a colpi di sondaggi le ipotesi possibili di successione, anche quelle da lui approntate “in famiglia”, evoca l’idea eccitante ma peregrina di un bombardamento del quartier generale che porti a una rivoluzione interna capace di risultare credibile, con cambiamento di nome e di uomini e di chissà cos’altro connoti il Pdl, la sua creatura, a una maggioranza di italiani che votano. E’ vero che è impresa quasi impossibile salvare il Popolo della libertà, nel senso di pretendere che si rinnovi, che combatta una battaglia sensata, che si doti di una leadership appena credibile e legittimata in modo non carismatico, ed è una scommessa tutt’altro che garantita in partenza l’ipotesi che i risultati elettorali e politici del 2013 consentano poi una tenuta e una traversata o lunga marcia verso la ricostituzione di un mondo liberale e conservatore competitivo con la sinistra italiana, e magari vitale, immaginoso, convincente.

    Ma c’era una logica nella situazione che portò lo scorso novembre alle dimissioni del governo Berlusconi uscito dalle elezioni del 2008, dopo tre anni di tormentosa incertezza, di accanimenti giudiziari, di sputtanamenti e divisioni insopportabili, di egotismi forsennati nel governo e nel partito, di crisi progressiva delle finanze e dell’economia reale in un contesto europeo sempre più drammatico: o si pretendevano le elezioni per uno showdown basato sull’inesistenza di una credibile alternativa di governo oppure si privilegiava, cosa che fu fatta, una scelta di responsabilità istituzionale e nazionale imperniata su una tregua tecnocratica e una sospensione della democrazia elettorale. Fu imboccata la seconda strada. Ora, con le elezioni alle porte e il governo Monti in carica, sopravvivere fuori da quell’itinerario, segnato da una decisione impegnativa e definitiva di Berlusconi in prima persona, per il Pdl è impossibile. E’ fuori dalla realtà un rovesciamento del tavolo, un rinnegamento, una insurrezione antifiscale in ritardo di vent’anni, una battaglia alla baionetta intorno ai fantasmi del passato. Berlusconi ha concluso la sua parabola con una scelta che non può smentire e cancellare, e che anzi è il suo punto unico di forza di fronte a una sinistra disordinata e inerte sul piano delle idee. Non sembra il momento del marketing funambolico, ma del senso della realtà con tutta la mediocrità e l’urgenza difensiva di scelte che non eccitano ma sono inevitabili.  

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    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.