_492x275_1598054703471.jpg)
La democrazia e la destra
Che ce la faccia, non è detto. Deve trovarsi uno stile suo e solo suo, il che non è facile dopo quasi due decenni di grandi numeri da tenore intonati da Berlusconi, che canta notoriamente bene, su un palco mondiale. Ma che cosa debba tentare di fare, è chiaro. A tutti, a parte chi non capisce perché è duro d’orecchi o finge di non capire perché rosica.
Leggi Così Alfano cerca di rilegittimare il Pdl nell’èra post carismatica di Salvatore Merlo - Leggi Il fallimento del Cav.? La giustizia. E se ne accorgeranno i nuovi arrivati. Parla Luigi Amicone di Stefano Di Michele
Che ce la faccia, non è detto. Deve trovarsi uno stile suo e solo suo, il che non è facile dopo quasi due decenni di grandi numeri da tenore intonati da Berlusconi, che canta notoriamente bene, su un palco mondiale. Ma che cosa debba tentare di fare, è chiaro. A tutti, a parte chi non capisce perché è duro d’orecchi o finge di non capire perché rosica. Angelino Alfano, poco più di quarant’anni, una carriera di giovane democristiano in Sicilia e poi di fedele e attivo staffer del Cav., con una parentesi responsabile alla guida del ministero della Giustizia, deve trasformare un partito carismatico, monarchico e mezzo morto in un partito democratico, repubblicano e vivo, in grado di affrontare le elezioni del 2013. Eredità pesante e importante è la maggioranza assoluta del Pdl nel Parlamento uscente, e però anche una coalizione dissolta e un governo dissolto e un partito sfilacciato da mille questioni di nomenclatura, con in più una rovinosa slavina di fatti di corruzione o paracorruzione che hanno oscurato la sua immagine pubblica in molte regioni, depresso il suo score potenziale in ogni sondaggio, e portato a un serio problema di rinnovamento delle sue liste su una linea insieme garantista e politicamente sostenibile.
Per avviare questa transizione nella tempesta della politica debilitata dall’ondata antipolitica più radicale, per essere competitivo alle elezioni e al tempo stesso rimettere in sesto lo strumento politico di un’Italia popolare vasta, che intende continuare a essere rappresentata, Alfano non ha alternative: deve essere l’erede filiale di Berlusconi, il cui carisma personale è all’origine di tutto, nel bene e nel male, e al tempo stesso il figlio che si emancipa e trova la sua missione, il suo posto nel mondo. Le primarie del Pdl hanno un senso solo se, con la massima apertura sia per quanto riguarda i candidati sia per quanto riguarda gli elettori, con poche e chiare regole del gioco (e non con il solito gioco delle regole fatto per escludere e blindare), daranno al popolo della libertà, alla constituency del vasto mondo berlusconiano e anche oltre quei confini, il potere di decidere chi c’è dopo Berlusconi, sulla scia di Berlusconi e oltre Berlusconi. Le alleanze interne ed esterne sono cose del dopo. La legge elettorale sarà comunque un misto di maggioritario e di proporzionale, una cosa confusa prodotto di circostanze confuse (non è più tempo di esperimenti politologici rigenerativi). Ora il Pdl deve fare una scelta interna, e Alfano ha coraggiosamente deciso di avviarla con uno strappo, in qualche modo favorito dal tormentato ritiro di Berlusconi, e con una linea che è quella della dichiarazione del 24 ottobre del fondatore del movimento. C’è da augurarsi che nelle elezioni primarie Alfano sia contestato con raziocinio e passione, che il conflitto diventi significativo per tutti, che lui stesso non soffochi nella bambagia la novità che può rappresentare in una circostanza di assoluta emergenza, a un passo dall’abisso. Senza una legittimazione democratica, la destra popolare italiana oggi è morta.
Leggi Così Alfano cerca di rilegittimare il Pdl nell’èra post carismatica di Salvatore Merlo - Leggi Il fallimento del Cav.? La giustizia. E se ne accorgeranno i nuovi arrivati. Parla Luigi Amicone di Stefano Di Michele


Il Foglio sportivo - in corpore sano
Fare esercizio fisico va bene, ma non allenatevi troppo
