La democrazia e la destra

Giuliano Ferrara

Che ce la faccia, non è detto. Deve trovarsi uno stile suo e solo suo, il che non è facile dopo quasi due decenni di grandi numeri da tenore intonati da Berlusconi, che canta notoriamente bene, su un palco mondiale. Ma che cosa debba tentare di fare, è chiaro. A tutti, a parte chi non capisce perché è duro d’orecchi o finge di non capire perché rosica.

Leggi Così Alfano cerca di rilegittimare il Pdl nell’èra post carismatica di Salvatore Merlo - Leggi Il fallimento del Cav.? La giustizia. E se ne accorgeranno i nuovi arrivati. Parla Luigi Amicone di Stefano Di Michele

    Che ce la faccia, non è detto. Deve trovarsi uno stile suo e solo suo, il che non è facile dopo quasi due decenni di grandi numeri da tenore intonati da Berlusconi, che canta notoriamente bene, su un palco mondiale. Ma che cosa debba tentare di fare, è chiaro. A tutti, a parte chi non capisce perché è duro d’orecchi o finge di non capire perché rosica. Angelino Alfano, poco più di quarant’anni, una carriera di giovane democristiano in Sicilia e poi di fedele e attivo staffer del Cav., con una parentesi responsabile alla guida del ministero della Giustizia, deve trasformare un partito carismatico, monarchico e mezzo morto in un partito democratico, repubblicano e vivo, in grado di affrontare le elezioni del 2013. Eredità pesante e importante è la maggioranza assoluta del Pdl nel Parlamento uscente, e però anche una coalizione dissolta e un governo dissolto e un partito sfilacciato da mille questioni di nomenclatura, con in più una rovinosa slavina di fatti di corruzione o paracorruzione che hanno oscurato la sua immagine pubblica in molte regioni, depresso il suo score potenziale in ogni sondaggio, e portato a un serio problema di rinnovamento delle sue liste su una linea insieme garantista e politicamente sostenibile.

    Per avviare questa transizione nella tempesta della politica debilitata dall’ondata antipolitica più radicale, per essere competitivo alle elezioni e al tempo stesso rimettere in sesto lo strumento politico di un’Italia popolare vasta, che intende continuare a essere rappresentata, Alfano non ha alternative: deve essere l’erede filiale di Berlusconi, il cui carisma personale è all’origine di tutto, nel bene e nel male, e al tempo stesso il figlio che si emancipa e trova la sua missione, il suo posto nel mondo. Le primarie del Pdl hanno un senso solo se, con la massima apertura sia per quanto riguarda i candidati sia per quanto riguarda gli elettori, con poche e chiare regole del gioco (e non con il solito gioco delle regole fatto per escludere e blindare), daranno al popolo della libertà, alla constituency del vasto mondo berlusconiano e anche oltre quei confini, il potere di decidere chi c’è dopo Berlusconi, sulla scia di Berlusconi e oltre Berlusconi. Le alleanze interne ed esterne sono cose del dopo. La legge elettorale sarà comunque un misto di maggioritario e di proporzionale, una cosa confusa prodotto di circostanze confuse (non è più tempo di esperimenti politologici rigenerativi). Ora il Pdl deve fare una scelta interna, e Alfano ha coraggiosamente deciso di avviarla con uno strappo, in qualche modo favorito dal tormentato ritiro di Berlusconi, e con una linea che è quella della dichiarazione del 24 ottobre del fondatore del movimento. C’è da augurarsi che nelle elezioni primarie Alfano sia contestato con raziocinio e passione, che il conflitto diventi significativo per tutti, che lui stesso non soffochi nella bambagia la novità che può rappresentare in una circostanza di assoluta emergenza, a un passo dall’abisso. Senza una legittimazione democratica, la destra popolare italiana oggi è morta.

    Leggi Così Alfano cerca di rilegittimare il Pdl nell’èra post carismatica di Salvatore Merlo  - Leggi Il fallimento del Cav.? La giustizia. E se ne accorgeranno i nuovi arrivati. Parla Luigi Amicone di Stefano Di Michele

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.