A ciascuno il suo sfogo

Il Cav. e il suo servo matto

Giuliano Ferrara

Il 24 ottobre Berlusconi ha detto che usciva dalla scena attiva della lotta per il potere, che investiva volentieri una nuova generazione del compito di crearsi una legittimazione (elezioni primarie) e di combattere nel solco di una tradizione popolare e liberale ormai quasi ventennale, con una nuova leadership. Inoltre ha detto che Monti ha fatto molti errori, ma la decisione di un anno fa, di farsi da parte e aprire ai tecnici come soluzione, lui, Berlusconi, la rivendicava come positiva, perché la direzione di marcia del governo è pro mercato, è liberale e riformatrice, perché Monti non è un tipo da “caccia alle streghe”.

    Il 24 ottobre Berlusconi ha detto che usciva dalla scena attiva della lotta per il potere, che investiva volentieri una nuova generazione del compito di crearsi una legittimazione (elezioni primarie) e di combattere nel solco di una tradizione popolare e liberale ormai quasi ventennale, con una nuova leadership. Inoltre ha detto che Monti ha fatto molti errori, ma la decisione di un anno fa, di farsi da parte e aprire ai tecnici come soluzione, lui, Berlusconi, la rivendicava come positiva, perché la direzione di marcia del governo è pro mercato, è liberale e riformatrice, perché Monti non è un tipo da “caccia alle streghe”. Conclusione: bisogna bloccare la sinistra dell’asse Vendola-Bersani, con le sue velleità veterolaburiste e neocollettiviste, con il benecomunismo che vuole ribaltare l’agenda Monti. Era una posizione politica realistica, che prendeva atto del già fatto e cercava, in condizioni durissime, partendo da una sconfitta strategica del berlusconismo già consumata, di prefigurare un cammino futuro per quel che resta del centrodestra.

    Due giorni dopo Berlusconi, pur senza tenere un discorso illegittimo o eversivo (Scalfari esagera molto spesso nei suoi giudizi, e per gola), si è presentato a Villa Gernetto, che non è sul lago di Garda e non è Salò, e ha di fatto cambiato posizione; o almeno così ha lasciato che il suo duro sfogo contro una giustizia sommaria di cui è vittima, dichiarazione di guerra alla Germania e al feldmaresciallo Monti annesse, fosse universalmente percepito. In realtà quelle cose le aveva dette già alla presentazione del libro di Renato Brunetta, identiche. E anche nella dichiarazione del 24 ottobre, quella dell’uscita di scena sapiente e governata, c’era un riferimento duro alla dialettica tra europeismo genuino e tendenze neocoloniali. Ma il discorso di Villa Gernetto aveva questo senso: “Fanculo Monti e Alfano, fanculo la solennità di un passo indietro, io qui sto, comando io, e le nuove generazioni facciano un po’ di ammuina ma sulla mia linea che è quella di un ritorno in campo per sfasciare tutto”. Risultato: Berlusconi si è gravemente indebolito, Scalfari e De Benedetti sono esageratamente soddisfatti, Bersani se la gode, Napolitano e Monti sono in imbarazzo nella loro posizione terza, e tutto procede verso una incredibile messinscena in cui perfino la maggioranza di quel che resta del Pdl sembra non sapersi più minimamente orientare in base a quel che Berlusconi dice e disdice, e lo mette in minoranza.

    Ora tutto sarà ridimensionato, la fosca commedia finirà, Berlusconi riprenderà a essere ragionevole, non farà liste con i falchi e le falchesse (che per amicizia voterei personalmente a occhi chiusi ma con lo spirito di un suicida giapponese), Alfano cercherà di diventare un leader con la botta delle primarie (e mi tremano le vene dei polsi a pensare alla difficoltà della rianimazione del Pdl), ci sarà una inevitabile sconfitta elettorale, poi con il tempo forse, gradualmente, si ricostruirà una destra accettabile nei larghi spazi di opposizione aperti da un governo socialisteggiante e statalista. La soddisfazione è che Grillo arriverà di nuovo terzo, boom, Casini e Fini e molti altri, compreso un figuro come il Di Pietro, faranno una mediocre fine. E c’è da sperare, giustizia divina, che a Palermo un giudice serio mandi Ingroia tranquillo in Guatemala, e a Milano le tre donne giudichesse del caso Ruby ratifichino quel che tutti sanno, no sex e no concussione, c’è da assolvere Berlusconi senza se e senza ma, come dicono gli stolti. E anche con tante scuse.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.