
Bersani e Vendola contro i banditi della finanza: osceno
Quando sento Vendola e Bersani che straparlano (male) della finanza, che accusano di banditismo i creatori e gestori di fondi internazionali, che minacciano l’interdetto contro il rinnegato Renzi per una modesta e innocente cena pubblica con i finanzieri, mi domando in che mondo vivano. Finanza e mercati aperti hanno emancipato negli ultimi vent’anni le economie povere di un terzo abbondante del mondo, forse della metà del mondo. Finanza e mercati aperti sono connessi alla rete e alla sua interdipendenza mondiale, dunque hanno per sé il futuro.
Quando sento Vendola e Bersani che straparlano (male) della finanza, che accusano di banditismo i creatori e gestori di fondi internazionali, che minacciano l’interdetto contro il rinnegato Renzi per una modesta e innocente cena pubblica con i finanzieri, mi domando in che mondo vivano. Finanza e mercati aperti hanno emancipato negli ultimi vent’anni le economie povere di un terzo abbondante del mondo, forse della metà del mondo. Finanza e mercati aperti sono connessi alla rete e alla sua interdipendenza mondiale, dunque hanno per sé il futuro. Solo un buon uso della finanza sarà in grado di creare lavoro, ricchezza sociale, diritti materiali per le generazioni a venire. L’opposizione di finanza ed economia reale non regge. La speculazione distrugge, d’accordo, e la propensione all’investimento industriale nella manifattura e nei servizi è indebolita dall’esistenza, per di più effimera, di alternative finanziarie spesso sregolate e opache, ma la speculazione è la patologia (e anche la cura stabilizzatrice) di un sistema che garantisce l’unica crescita possibile a meno di non tornare agli stati nazionali, alle autarchie e alle pianificazioni, roba del Novecento e dell’Ottocento. Le ciminiere contro gli sportelli bancari e lo high frequency trading, i turni in fabbrica contro la tecnologia, la green economy senza il supporto della circolazione libera dei capitali, delle persone e delle merci? Ma di che parlano i demagoghi della sinistra? Chiudere la stalla quando i buoi sono scappati, ecco il mondo velleitario più che volontaristico in cui abitano i tenori dell’antifinanza come Bersani e Vendola, e la cosa un po’ oscena è che non possono veramente credere in quello che dicono, perché tutti sanno che nessun soggetto della vita pubblica ha rifiutato la partnership con finanzieri incaricati di chiudere un debito storico di partito, di salvare l’Unità, di immettere le cooperative fiancheggiatrici in un circuito bancario o assicurativo. Ma stiamo scherzando? Passiamo dalla celebre esclamazione: “Abbiamo una banca”, alla denuncia dei banditi della finanza? Ma volete prenderci tutti per il naso o per il culo?
Qui c’è una novità. Non c’entra come lo si percepisca a pelle, se lo si detesti o gli si creda. Il fenomeno Renzi, trentasette anni a parte, capacità di combattere a parte, e non sono due cose da nulla, è nelle idee di Giavazzi, di Alesina, di Ichino e in parte di Monti: mai successo a sinistra che qualcuno con quel tipo di idee e con la grinta di un Tony Blair prendesse più del due per cento dei consensi, e ora bisogna abituarsi a pensare che al di sotto del trenta per cento, se non di più, un tipo come Renzi non dovrebbe andare, nonostante regole per lui vessatorie, scritte a tradimento e a gioco in corso per danneggiarlo. Nonostante una campagna che sa di sottile perfidia stalinista, all’insegna del dàgli al rinnegato, al corpo estraneo, al portatore di formule fascistoidi, e via cantando la vecchia canzone dell’intolleranza politica sul fronte interno. Il Vendola non incarognito di una volta avrebbe fatto buon viso, avrebbe discusso. Per non parlare di Bersani, che con le sue lenzuolate ministeriali voleva competere proprio su questo terreno, liberalizzazioni, modernizzazioni e competitività del sistema economico, con la cultura borghese migliore, quella non corporativa, non confindustriale, non veteropadronale. Renzi può perdere, ovvio, la battaglia per la titolarità della leadership elettorale, ed ha tempo se avrà pazienza per recuperare nel seguito, ma Bersani e Vendola perderanno sicuramente se la palma di Bersani sarà conquistata all’insegna di una reazione d’apparato all’intruso e di una negazione del valore delle idee di riforma che l’intruso ha imbracciato come un’arma da fuoco scoppiettante.


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