Consiglio dei ministri notturno a sorpresa

Preside, eppur decide

Giuliano Ferrara

Monti avrà ancora molto da penare, perché la crisi europea è una brutta bestia e la politica italiana è bizzosa e inconcludente, ma il Preside sa come si fa. Ieri notte ha stupito tutti. Era in onda la solita arena di Raitre, governo sotto processo, il paese geme, tutti ladri e vai col tango. Un sottosegretario ospite, Gianfranco Polillo, ha fatto una sorpresina: in queste ore – ha detto – Monti e Grilli stanno facendo calare le aliquote Irpef.

    Monti avrà ancora molto da penare, perché la crisi europea è una brutta bestia e la politica italiana è bizzosa e inconcludente, ma il Preside sa come si fa. Ieri notte ha stupito tutti. Era in onda la solita arena di Raitre, governo sotto processo, il paese geme, tutti ladri e vai col tango. Un sottosegretario ospite, Gianfranco Polillo, ha fatto una sorpresina: in queste ore – ha detto – Monti e Grilli stanno facendo calare le aliquote Irpef. Tutti, in primo luogo il sindacalista Luigi Angeletti, hanno rimesso in tasca le unghiate solidariste e si sono complimentati. Monti ha saputo della propalazione tv di Polillo a Consiglio dei ministri aperto, si è incazzato bonariamente, e Antonio Catricalà ha smentito Polillo. Tutti addosso al povero e ciarliero sottosegretario sputtanato in tempo reale. Pollaio in studio. I tecnici fanno schifo! Lei è un po’ cialtrone! Il paese non cresce! Il popolo geme! Il sottosegretario ha cercato invano di tenere il punto con dignità. Poi tutti a letto soddisfatti della riprovazione sociale esibita. Particolare gustoso: il taglio dell’Irpef era stato davvero deciso, in studio tante geremiadi per nulla. Capolavoro di understatement e di ironia: il governo non comunica nei talkshow, voi fate il vostro chicchirichì, noi tagliamo le tasse a trenta milioni di italiani, prego.

    Dunque. Comunicato chilometrico romanzesco e “notturno fisso”, come direbbe Milani, dal Palazzo. Un punto in più dell’imposta sul valore aggiunto (Iva), ma uno solo dei due decisi dal precedente governo Berlusconi-Tremonti, e un punto di riduzione delle aliquote Irpef per trenta milioni di italiani. Dalle persone alle cose, con moderazione, e inoltre decremento delle aliquote per la prima volta in tanti anni, operazione che perfino Tremonti giudicava impossibile e inutile (“tanto poi la gente si tiene i soldi dei ribassi in tasca”, diceva). Un chip nel segno dell’equità per la crescita dell’economia reale e dei consumi. Secca spiegazione notturna del premier: “La disciplina di bilancio paga”. Procede infatti la riduzione della spesa in modi vari: il buco della sanità si restringe ulteriormente; varata una accorta e coraggiosa limatura dei vantaggi salariali nella pubblica amministrazione; messa sotto terapia l’ossessione per l’illuminazione a giorno, spesso di natura inquinante, e molto altro (la famosa revisione della spesa o spending review diventa elemento strutturale nella legge di stabilità). Poi i benefici: risorse destinate in parte a un certo numero di lavoratori messi in difficoltà dalla riforma delle pensioni (i salvaguardandi salvaguardati), in parte a incrementare la produttività del lavoro detassando contratti di sviluppo meno arcaici della contrattualistica nazionale. Ma non basta. Il tutto è coronato da un’ambiziosa riforma costituzionale per reimporre il grado necessario di centralizzazione e decisione (clausola di supremazia dello stato in certe materie) a un sistema regionale in crisi (riforma – da tutti invocata – del titolo V della Costituzione). Per il circo mediatico, i politicanti senza idee e i radicalismi populisti di destra e di sinistra il governo è in crisi, lo si può attaccare, rottamare. Eppur decide.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.